Giuseppe Bottone (Messina, ottobre 1539 – Messina, 1575) è stato uno scultore italiano.
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Esponente siciliano della corrente dello stile Rinascimentale che con opere d'arte sacra e profana spaziano dai monumenti celebrativi a quelli commemorativi. Dediti alla statuaria in qualità di "sculptores" o "magistri marmorarii", anche come costruttori ed architetti "fabricatores", Il Bottone è annoverato nell'elenco del "Privilegium pro marmorariis et fabricatoribus" stilato in Palermo il 18 settembre 1487 e spesso citato nella monumentale opera di Gioacchino Di Marzo negli anni 1868 - 1880 circa la scultura e gli artisti operanti in Sicilia a cavallo del XIV, XV e XVI secolo. Muore di peste nera durante l'epidemia che imperversa in Sicilia (1575 - 1578), nel nord Italia meglio conosciuta come Peste di San Carlo Borromeo citata ne I Promessi Sposi.
Con Martino Montanini collabora e in seguito assume, la guida della Fabbrica del duomo di Messina sostituendo nell'incarico il fiorentino Giovanni Angelo Montorsoli.[1] Parecchie opere autografe sono presenti nel comprensorio di Messina, nella vicina Calabria. Una Santa Caterina d'Alessandria, statua marmorea con tre bassorilievi su base ottagonale raffiguranti il martirio della Vergine inizialmente attribuita a Vincenzo Gagini per la somiglianza con un'altra Santa Caterina d'Alessandria scolpita dal padre Antonello Gagini per la chiesa di San Domenico di Palermo: una recente scoperta archivistica ne ha attribuito la paternità allo scultore eseguita intorno al 1560. Simile disputa per l'attribuzione della "Madonna della Febbre" riconosciuta anche a Giovan Battista Mazzolo nella chiesa di San Francesco d'Assisi a Cosenza.
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