Vincenzo Archifel (Napoli, 1461 – Catania, 1533) è stato un orafo italiano, maestro argentiere.
Sui primi anni della sua vita si hanno poche informazioni, nacque forse a Napoli nel 1461. Le prime notizie certe riguardano la sua presenza a Catania[1] nel 1486 quando si presume potesse avere circa 25 anni. Sposò in giovane età a Catania, Antonia Alessi e aprì la sua bottega di artigiano in quella che è oggi la Pescheria, molto vicina alla Cattedrale. Sempre nel 1486 il suo nome figura fra gli artigiani[2][3] a cui venne commissionata, nel 1473, la costruzione dello scrigno in argento da parte del vescovo dell'epoca Giovanni De Primis. Si sa che passò tutta la sua vita a Catania lavorando alla realizzazione dello scrigno-reliquiario di sant'Agata, ma soprattutto alla costruzione del fercolo in argento[4] (vara in catanese) che gli venne commissionato nel 1514 dall'allora vescovo di Catania e fu inaugurato nella festa patronale del febbraio 1519. Altri suoi lavori, anche se meno noti, sono la vara per il Santissimo Sacramento che andò distrutta nel terremoto del 1693 e il collare, del peso di 340 grammi, che attualmente adorna il busto-reliquiario di sant'Agata, realizzato in oro e smalti colorati. Archifel fu però anche scultore e realizzò la statua di San Giacomo, santo patrono di Caltagirone, nel 1518 la statua di Santa Agrippina, santa patrona di Mineo, e quella di San Giovanni, nel 1523, per la basilica di San Giovanni Battista di Vizzini.[5] Dopo una vita piena di successi, morì all'età di 72 anni a Catania, o secondo alcuni a Palermo dove si era recato per una vertenza giudiziaria. La sua salma fu inumata nella chiesa di Santa Maria Annunziata al Carmine a Catania. Alla sua morte la bottega venne ereditata dal figlio Antonio[1] che era diventato un valente maestro orafo e continuò il lavoro del padre nel portare a termine la costruzione del coperchio dello scrigno di sant'Agata.
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