Il Monumento equestre a Bernabò Visconti è una statua in marmo di Bonino da Campione, originariamente collocata nella Chiesa di San Giovanni in Conca a Milano ed oggi sita nel "Museo di arte antica" del Castello Sforzesco. Venne realizzata dal maestro campionese nel 1363; il sarcofago del Signore venne aggiunto un ventennio dopo, nel 1385.
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Monumento equestre a Bernabò Visconti | |
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Autore | Bonino da Campione |
Data | 1363 (1385 per il sarcofago) |
Materiale | marmo |
Ubicazione | "Museo di arte antica" del Castello Sforzesco, Milano |
Il monumento equestre venne commissionato da Bernabò Visconti (1323-1385) quando questi era Signore di Milano e delle terre orientali del dominio visconteo (Bergamo, Brescia, Cremona, Soncino, Lonato e Valcamonica) da ormai una decina d'anni.
Lo scultore Bonino da Campione era a quel tempo già ben noto alla committenza milanese. Nel 1337 aveva lavorato alla fabbrica del Duomo di Milano. Tornato nel capoluogo lombardo una ventina d'anni dopo, era passato al servizio diretto della committenza viscontea, realizzando nel 1359 il Mausoleo di Stefano Visconti e Valentina Doria nella Basilica di Sant'Eustorgio, genitori dei Signori Bernabò e Galeazzo II Visconti, realizzando anche una Crocifissione nella Basilica di San Nazaro in Brolo e, forse, l'arca marmorea della Madonna della Misericordia della Chiesa di San Nicolao[1].
A prescindere dal suo lungo utilizzo quale simulacro auto-celebrativo del committente, il "Monumento equestre a Bernabò Visconti" venne concepito come un cenotafio per il Signore di Milano. Si compone di due blocchi: il monumento equestre vero e proprio, terminato nel 1363, e l'arca (tomba), sorretta da sei colonne affiancate a sei pilastri, terminata nel 1385.
Potente, nell'opera di Bonino da Campione, è la celebrazione dell'individuo Bernabò Visconti.
Il signore viene ritratto a volto scoperto, i capelli corti stretti sulla fronte da un cerchio di metallo che pare la versione militare di una corona, la barba forcuta che scende sul collo. La sua figura è chiusa nell'armatura composita tipica della seconda metà del XIV secolo: un usbergo in maglia di ferro rinforzato da una corazza toracica, da guanti d'arme, vambraci, cubitiere, ginocchielli e schinieri[2]. Il pugno destro di Bernabò stringe il bastone del comando, mentre dal suo fianco sinistro pende il fodero della spada a due mani. La biscia, stemma araldico del casato, occhieggia dal piastrone.
Bonino da Campione ricorrerà all'espediente del ritratto anche nel 1364, allorché progetterà la statua equestre di Cansignorio della Scala, seppur questa volta si tratterà di un ritratto a capo coperto[3]. La scelta è indiscutibilmente significativa poiché rompe con la tradizione gotica di raffigurare il cavaliere bardato con il volto celato dell'elmo, ridotto ad una "macchina di guerra" tutt'uno con il cavallo bardato a sua volta, come valse, per esempio, per il monumento equestre di Mastino II della Scala.
L'espressione sul volto di Bernabò è grave, ancora strettamente legata allo stile ufficiale del "ritratto sovrano" tracciato da Arnolfo di Cambio nella Statua di Carlo I d'Angiò. Del pari, ancora rigida e geometrica, strettamente legata ai dettami dell'arte gotica, è la resa della figura umana del Signore di Milano.
Figura slanciata e massiccia, seppur statica, il destriero montato da Bernabò Visconti è una sicura prova dello spirito naturalista che animava lo scultore, seppur buona parte della critica lo ritenga non un innovatore proteso verso le soluzioni giottesche quanto un conservatore involuto verso la produzione duecentesca.
Rispetto alla cavalcatura di Mastino II della Scala, il destriero visconteo è privo di barda, nudo e possente. Il muso, privo di testiera, richiama molto quello del cavallo che verrà montato dal simulacro di Cansignorio della Scala.
Il sarcofago, attribuito alla bottega di Bonino da Campione, è istoriato sui quattro lati coi temi della Crocifissione, della Pietà, dell'Incoronazione della Vergine e dei santi Evangelisti. Sui pilastrini sono rappresentati i Padri della Chiesa. Si valuta che il Maestro sia intervenuto in prima persona nelle figure allegoriche femminili della Giustizia e della Fortezza presenti tra il cavallo ed il sarcofago
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