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La tomba di Jacopo Sannazaro è un monumento funebre che accoglie le spoglie mortali del poeta Jacopo Sannazaro ed è custodita all'interno della chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, a Napoli.

Tomba di Jacopo Sannazaro
La tomba
AutoriGiovanni Angelo Montorsoli e Bartolomeo Ammannati
DataMetà XVI secolo
MaterialeMarmo di Carrara
UbicazioneChiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, Napoli

Storia


Busto del Sannazaro coi putti
Busto del Sannazaro coi putti

Come conseguenza dell'assedio francese a Napoli del 1528, l'anno successivo, Jacopo Sannazaro, donò ai Servi di Maria un podere a Mergellina nel quale aveva edificato la sua abitazione e due chiese, una delle quali ancora in costruzione[1]: proprio nella zona absidale di questa, in origine dedicata a san Nazario, per poi prendere il nome di Santa Maria del Parto, il poeta chiese di essere sepolto alla sua morte, e, per terminare i lavori, stanziò una quota di 600 ducati annui in favore i frati[2]. La morte del Sannazaro arrivò nel 1530 e i lavori di realizzazione della tomba cominciarono nel 1536[3]: secondo alcuni fu lo stesso poeta a disegnare il proprio sepolcro, tant'è che Benedetto Croce nel 1892 scriveva:

«Quella mescolanza di sacro e profano ch'è tanto caratteristico della poesia del Sannazaro, quella pienezza di fede religiosa nel Cristianesimo e di fede estetica del paganesimo, raggiungono un'espressione plastica in questo monumento sepolcrale[4]

(Benedetto Croce)

L'opera venne commissionata allo scultore Giovanni Angelo Montorsoli, la cui firma è presente nella zoccolatura del sacello, avvalendosi della collaborazione di Bartolomeo Ammannati e Francesco del Tadda e realizzata tra Genova e Carrara[3]: il monumento fu in seguito restaurato più volte, in particolare nel 1683, secondo uno scritto ritrovato nell'archivio storico del Banco di Napoli[5], e alla fine del XX secolo, quando si provvide a rimuovere abrasioni, graffi, scheggiature, strati di vernice, polvere e incrostazioni da fumo[5].


Descrizione


Il bassorilievo con le statue di Apollo e Minerva
Il bassorilievo con le statue di Apollo e Minerva

La tomba è ospitata in una cappella nella parte absidale della chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, sul retro dell'altare maggiore, ricordando nelle forme il colombarium in cui si narra fosse ospitata la tomba di Virgilio, a cui il Sannazaro viene paragonato[3]: la cappella è decorata con un ciclo di affreschi opera di Nicola Russo del 1699. Il monumento, in cui si risente fortemente l'influsso della scultura di Michelangelo Buonarroti[6], è ricavato da blocchi di marmo di Carrara e lucidato al termine della sua realizzazione con cera d'api; il basamento, che in origine si ritenne essere stato eseguito da un collaboratore di Giovanni da Nola, venne realizzato dai fratelli Pietro e Bartolomeo Ghetti, scultori di Carrara ed operanti a Napoli tra il 1663 ed il 1728, come testimoniato dal ritrovamento di un documento del 1683[6]: questo presenta nella parte centrale un epitaffio, retto da due putti, scritto da Pietro Bembo che così recita:

(LA)

«Da sacro cineris flores: hic ille Maroni Sincerus Musa proximus ut tumulo.»

(IT)

«Spargi fiori sulle sacre ceneri: qui giace Sincero vicino a Marone nella poesia come sepolcro[3]

Sulla parte superiore del basamento poggia, al centro, un bassorilievo, attribuito o all'Ammannati o a Silvio Cosini, nel quale sono scolpiti Marsia e Nettuno ed alcune muse, sormontate della scritta DOM, unico elemento cristiano in un contesto fortemente pagano[6]; ai due lati le statue scolpite dall'Ammannati raffiguranti Apollo e Minerva[6], le quali, durante la Controriforma, rischiarono, per volere di un viceré, di essere distrutte, ma vennero salvate grazie alle incisioni sulle loro basi dei nomi biblici David e Giuditta[2]. Sempre sul basamento, ai lati del bassorilievo, si innalzano due colonne sulle quali è posta l'urna cineraria del poeta[2]: su di essa si completa l'opera con il busto del poeta, ritratto dalla sua maschera funeraria e che alla base porta il nome di Actius Sincerus[7], ed, ai lati, due putti, il tutto opera del Montorsoli. L'intero sepolcro tende quindi a mettere in risalto la poesia araldica ed epica sia in lingua volgare che latina del Sannazaro, oltre a dimostrare le sue virtù da gentiluomo avute in vita[6].


Note


  1. Carrella, p. 67.
  2. Cenni sulla chiesa, su Portaledelsud.org, Ciro La Rosa. URL consultato il 15 giugno 2014.
  3. Carrella, p. 70.
  4. Carrella, p. 68.
  5. Carrella, p. 99.
  6. Carrella, p. 72.
  7. Carrella, pp. 70-72.

Bibliografia



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