Aert Mytens (Bruxelles, 1541 – Roma, 1602) è stato un pittorefiammingo del Rinascimento, il cui nome fu spesso italianizzato in Rinaldo Fiammingo, ma è noto anche come Arnold Mijtens, e Arnold Mytens.
Ritratto di Aert Mytens.Madonna del Rosario, Cattedrale di San Prisco, Nocera Inferiore.Cristo schernito, Museo nazionale, Stoccolma.
Biografia
Origini e formazione
Aert Mytens nacque a Bruxelles alla metà del XVI secolo ma operò principalmente in Italia. Secondo l'RDK è il capostipite dei Mytens o (Mijtens), importante famiglia di pittori; fu infatti lo zio del pittore di corte Daniel Mytens e di Isaac Mytens.
Nel 1560 si spostò per la prima volta a Napoli, presso Cornelio Pyp. Successivamente lavorò a Bruxelles e L'Aia prima di trasferirsi nuovamente in Italia, a Roma, dove secondo Karel van Mander fu allievo del pittore connazionale Dirck Santvoort e amico di Hans Speckaert, anch'esso pittore; lavorò anche nello studio di un altro pittore fiammingo, Anthoni Santvoort, meglio conosciuto come il verde Antonio.
Il periodo napoletano (1578-1592)
Nel 1578 tornò a Napoli dove fu molto attivo nel decennio successivo. Tra le opere di questo periodo, meritevoli di menzione sono il Martirio di San Bartolomeo per la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Napoli e la Madonna del Rosario per la cattedrale di Nocera Inferiore. Degno di nota, per il sapiente uso della luce d'influenza caravaggesca, è anche il Cristo schernito eseguito a Napoli ed oggi conservato presso il Museo nazionale di Stoccolma.[1]
Il 21 giugno 1592 sposò, nella città partenopea, Margherita di Medina, già vedova del pittore fiammingo Cornelis Smet e cognata di Teodoro d'Errico (che ne aveva sposato la sorella).[2] Mytens fu inoltre maestro del pittore olandese Barend van Someren che sposò la figlia acquisita.
Il periodo aquilano (1592-1601) e la morte
Si spostò quindi all'Aquila dove operò tra la città e il suo circondario realizzando numerosi lavori, molti dei quali conservati presso il Museo nazionale d'Abruzzo del capoluogo abruzzese. Il suo lavoro più noto è senz'altro la Crocifissione dipinta nel 1599 per la cappella maggiore della basilica di San Bernardino e che ebbe certamente fortuna, tanto che ne furono realizzate alcune copie; una di queste è conservata nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Calascio.[3]
Dell'opera di Mytens, maestosa per le sue dimensioni, Karel van Mander scrisse:[4]
«All’Aquila, egli eseguì un’opera veramente eccezionale ed eccellente su una superficie così grande che da sola ricopriva un’intera campata. Vi si vedeva una Crocifissione, piena di figure grandiose e di svariati ornamenti, sorprendentemente inventiva nella composizione e nella resa; compiuta con massima difficoltà, infatti, essa venne dipinta con l’ausilio di una scala, in una circostanza nient’affatto semplice, capace di scoraggiare e spaventare qualsiasi artefice.»
Karel van Mander, Le vite degli illustri pittori fiamminghi, olandesi e tedeschi, traduzione di Ricardo de Mambro Santos, Sant'Oreste, Apeiron, 2000.
Bibliografia
Berardi P., Guarnieri G., L'alchimista e la Crocefissione, Esoterismo e devozione nella Borbona cinquecentesca di Margherita d'Austria, in Fidelis Amatrix n. 16, gennaio/febbraio 2006
Villani R., La seconda metà del Cinquecento in Basilicata
Zarra C., La produzione pittorica del ‘500 nell'Agro nocerino, Nocera Inferiore, 2003
Horak M., A Piacenza un dipinto di Aert Mytens, in "Panorama Musei", luglio 2018, anno XXIII n.2
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