Alceo Dossena (Cremona, 1878 – Roma, 1937) è stato uno scultore e falsario italiano.
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Alceo Dossena ha rappresentato una delle figure più enigmatiche e affascinanti del mondo dell'arte. Egli infatti creò autentici capolavori che venivano attribuiti dagli studiosi e dai direttori di musei e gallerie di volta in volta a Giovanni e Nino Pisano, a Simone Martini, al Vecchietta, all'Amadeo, a Donatello, a Mino da Fiesole, a Desiderio da Settignano, ad Andrea del Verrocchio, ad Antonio Rossellino e ad altri celebri maestri del passato, tutte opere che mai nessuno sospettò potessero essere realizzate da uno scultore contemporaneo.
Sposatosi nel 1900 con Emilia Maria Ruffini, si trasferì a Parma dove rimase fino al 1915, operando insieme allo scalpellino Umberto Rossi. I due diedero vita a una piccola società che lavorava per chiese e cimiteri. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu arruolato nell'aeronautica, mandato a Perugia e in seguito fu trasferito a Roma per lavorare in un deposito dell'arma.
Alla fine della guerra si stabilì definitivamente a Roma producendo rilievi in terracotta e in marmo. Una delle sue opere suscitò l'interesse dell'antiquario Alfredo Fasoli, che cominciò a commissionare al Dossena sculture in stile antichizzante, con lo scopo di rivenderle come originali.
Queste sculture possedevano un pregio che raramente si può riscontrare nelle opere di un falsario: avevano la forza dell'originalità, infatti non si trattava di copie di esemplari noti, ma di modelli creati ex novo, semplicemente realizzati secondo i dettami stilistici e le tecniche esecutive dell'antichità classica, del romanico, del gotico o del Rinascimento.
Le sue opere, realizzate spesso in collaborazione con i figli Alcide e Walter, erano di qualità così straordinariamente elevata che permisero ad alcuni mercanti italiani poco onesti di piazzarle all'estero, in particolare negli Stati Uniti, dove sono esposte in alcuni dei principali musei. Fino all'epoca del grande scandalo (1928), quando le sculture vennero riconosciute false, le stesse venivano considerate dagli studiosi come opere originali.
Già da alcuni anni circolavano voci riguardanti l'autenticità di alcune opere che, sempre più numerose, pervenivano ai musei stranieri. Nel 1928 fu lo stesso Dossena a dichiararsi autore di queste opere, in seguito alla rottura dell'accordo con il Fasoli ed altri antiquari che gli commissionavano opere di qualità ma che lo ricompensavano con somme modeste.
Gli antiquari coinvolti tentarono di mettere a tacere lo scandalo, ma il Dossena fu ugualmente portato in tribunale dove, grazie alla difesa del concittadino Roberto Farinacci, gerarca fascista e avvocato, fu prosciolto per insufficienza di prove perché venne sostenuta la tesi che egli fosse vittima delle speculazioni degli antiquari. A questo punto il nome di Dossena divenne famoso a livello internazionale, e lo stesso cominciò a firmare le sue opere.
Recentemente è stata attribuita a Dossena una monumentale Deposizione dalla Croce, un'opera che si trova in Francia nella chiesa parrocchiale di Saint-Germain-en-Laye, cittadina alle porte di Parigi.[1] Si tratta di una scultura ispirata alla Deposizione dalla Croce di Benedetto Antelami che si trova nel duomo di Parma, risalente al 1178. Quest’opera è stata donata alla chiesa dalla famiglia di Arnaud-Marie Duperrier (1864-1941), scultore e mercante d’arte francese che l'aveva acquistata e trasportata in Francia da Parma, dove venne realizzata, presumibilmente su commissione, nella bottega Dossena-Rossi tra il 1908 e il 1912.[2]
Un ulteriore dato a conferma dell’attribuzione della paternità di tale opera ad Alceo Dossena ce lo regala l'archeologo e collezionista Ludwig Pollak, già direttore del museo Barracco di Roma, che nelle sue memorie scrive[3]:
(DE)
«Dossena war in 1878 in Cremona als unhelisches Kind geboren, dort im Findelhause erzogen, wurde scalpellino und uebersiedelte 1908 nach Parma, wo er schon mit seinen Imitationen (so nach der Kreuzabnahme des Benedetto Antelami) began.» |
(IT)
«Nato a Cremona, classe 1878, accolto in una casa di trovatelli perché figlio illegittimo, diventò scalpellino e si trasferì a Parma nel 1908, dove debuttò con le sue imitazioni (come quella della Deposizione dalla Croce di Benedetto Antelami nel Duomo).» |
(Ludwig Pollak, Römische Memoiren. Künstler, Kunstliebhaber und Gelehrte 1893-1943, traduzione libera) |
Inoltre, importanti interventi che hanno approfondito le vicende dell’artista cremonese provengono da Romano Ferrari, il quale ha ripercorso le memorie di un giornalista, Giovanni, testimone degli ultimi anni di vita di Alceo Dossena, che, seppur romanzate, donano sfaccettature tanto inedite quanto veritiere della figura di questo scultore e falsario italiano.[4]
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 79402143 · ISNI (EN) 0000 0001 1678 7803 · BAV 495/309010 · Europeana agent/base/149562 · ULAN (EN) 500014398 · LCCN (EN) n88073718 · GND (DE) 118879871 · WorldCat Identities (EN) lccn-n88073718 |
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