Alessandro Bazzani, detto Il Bazzanone (Odessa, 1846 – Roma, 1911), è stato uno scenografo e pittore italiano.
Alessandro Bazzani nacque a Odessa nel 1846, figlio dello scenografo Carlo e di Adelaide Pozzi.[1][2]
Dopo aver subìto due arresti nel 1866 e nel 1867 per motivi politici,[3] si avvicinò al palcoscenico in modo indipendente dal padre, presentando con ottimi risultati nel 1871-1872 il Nerone del drammaturgo Pietro Cossa, con il quale costituì una coppia di grande e duraturo successo.[1][2][3][4]
Dopo il Nerone realizzò le scene per Cola di Rienzo (1873-1874); Messalina, (1876); I Borgia (1878); Cecilia (1879-1880).[1][3]
Successivamente Cossa scrisse la sua ultima opera, Ariosto e gli Estensi (1874), ma dopo pochi anni l'autore morì e Bazzani diventò lo scenografo ufficiale delle celebrazioni svolte nel 1881-1882.[1]
Contemporaneamente all'attività con il Cossa, già dal 1874 Bazzani iniziò la collaborazione con il teatro lirico, realizzando scene al Politeama Romano e al Teatro Argentina.[1]
Dal 1876 il Bazzani lavorò con continuità con il Teatro Apollo fino al 1888, realizzando scene per uno o due atti.[1]
Negli ultimi decenni del XIX secolo Bazzani lavorò sia con il teatro di prosa sia con l'opera e tra il 1870 e il 1894 Bazzani collaborò a Roma con le più prestigiose compagnie, tra cui quelle di: Adelaide Ristori, Virginia Marini, Ernesto Rossi ed Ermete Novelli.[1][2]
Importanti furono le sue scenografie per le due famose Teodora di Victorien Sardou, una interpretata da Eleonora Duse (1885) e l'altra da Sarah Bernhardt (1889).[1]
Al Alhambra, tra il 1880 e il 1884, realizzò le scene per alcuni celebri balletti quali Carlo il guastatore di G. Rota.[1]
Nel 1894 si trasferì a Genova per il Teatro Carlo Felice, a Firenze e in Calabria, in Puglia, a Tunisi, a Cefalonia e Corfù. Dopo il 1896 lavorò per il Teatro di San Carlo di Napoli, ma la morte del figlio lo fece rientrare nella capitale.[1]
In quegli anni un'ondata di innovazioni si diffuse nella messinscena, ma Bazzani non accettò le nuove scenografie architettoniche e si ritirò a vita privata sul Gianicolo, dove morì il 5 ottobre 1911.[1]
Bazzani spaziava nel suo repertorio in tutti i generi richiesti dai teatri lirici e di prosa.[1]
Lo stile di Bazzani ricevette influenze, nella sua fase di formazione, dal gusto tardo-romantico, ma anche realistico e del paesaggio naturale di suo padre, invece Cossa lo ispirò verso un più preciso realismo e verismo, che prevedeva di copiare la realtà aggiungendo elementi fantasiosi per teatralizzarla con risultati suggestivi.[1][2]
Bazzani si occupò anche di decorazioni come quelle per le celebrazioni di Cossa e di Voltaire, ma anche per feste e cerimonie ufficiali fra cui quelle dello scoprimento della statua a Giordano Bruno (1889).[1][5][6]
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