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Angelo Caputo (Foggia, 4 agosto 1927 – Foggia, 9 novembre 2001) è stato un pittore italiano.

Angelo Caputo al cavalletto nei primi anni ottanta del XX secolo.
Angelo Caputo al cavalletto nei primi anni ottanta del XX secolo.

Biografia


Di professione ferroviere, sposò il 10 aprile 1958 Elda De Tomo dalla quale ebbe un figlio, Luigi.

Autodidatta, iniziò a dipingere a Bolzano, durante la guerra, dove era sfollato in cerca della sorella; come ebbe spesso a dire: "mi ero innamorato di una confezione di colori ad olio vista in un negozio di belle arti in centro".

Olio su tela del 1983 donato alla Fondazione Lercaro ed esposto alla Galleria d'arte moderna di Bologna.
Olio su tela del 1983 donato alla Fondazione Lercaro ed esposto alla Galleria d'arte moderna di Bologna.

Seguì lezioni private, con la professoressa Aprea di Napoli, mentre nel dopoguerra si trasferì a Roma in cerca di fortuna.

Negli anni cinquanta tornò a Foggia aggregandosi a quel ristretto ed eterogeneo numero di giovani artisti, non solo foggiani, definiti "sul marciapiede" e che, non avendo una loro sede, si riunivano, discutevano ed organizzavano mostre davanti al negozio-galleria Valleri.[1]

La sua evoluzione artistica è suddivisa in due grandi periodi, riconosciuti dalla critica come neofigurativo ed astratto-informale.

Al periodo neofigurativo, che copre gli anni 1943-1993, oltre all'uso dell'olio inizialmente su compensato, poi su cartoni telati e tele, appartiene anche la produzione di piccole sculture, disegni a pastello su carta e poesie. Produsse opere pittoriche anche di piccolo formato e dipingeva utilizzando prevalentemente pennelli piatti ma anche la spatola. Inizialmente il tema prevalente era il paesaggio dal quale passò poi alla figura[2].

Ebbe spesso a dire: "un'opera deve dirti qualcosa prima che tu capisca cosa sia. V'è cioè la ricerca psicologica". Infatti "... la gente di Caputo, per lo più donne, limpide di apporto interiore, ha un colloquiare in ritmi sommessi, intimi di segreti pudori che esse, più che dire, fanno intuire dall'assorto apparire del loro "essere dentro"..."[3].

Olio su tela anni '80.
Olio su tela anni '80.

Le sue figure sono caratterizzate da una malinconica tristezza, tuttavia sono figure luminose dove prevale la calda intensità solare del bianco.[4][5][6][7].

Col periodo astratto-informale (1993-2001)[8], si ha una radicale trasformazione sia nelle tecniche che nelle tematiche.

Motivi di salute lo costringono ad abbandonare l'olio per l'alchidico e poi l'acrilico; cambia anche la ricerca pittorica con un prevalere dell'astrazione con l'uso di grandi tele, ma poi, negli ultimi anni, dipinge anche su cartoncino.

I colori diventano vivaci e tormentati, resi attraverso un più immediato utilizzo materico, ma non completamente casuale. Si ha infatti "...un evolversi verso la sintesi e l'essenza delle forme che lo ha portato ad abbandonare la fase iniziale narrativa, per abbracciare schemi d'effetto..."[9]

Anche la firma ha nuova vita, da estesa diventa qui più essenziale, simbolica, tesa a confondersi con le forme e il colore.

Oltre a mostre personali (Castellaneta, Roma, Foggia, Barletta, Milano), ha al suo attivo numerose partecipazioni in Italia e all'estero, con un nutrito elenco di riconoscimenti. Con il C.E.I.C. di Roma ha aderito a numerose manifestazioni internazionali con mostre, ricevendo riconoscimenti ed il plauso della critica.

Acrilico del 1997
Acrilico del 1997

Le sue opere si trovano presso collezioni private, mentre alcune sono state donate al Museo-Pinacoteca di Foggia, al Museo “Fiorelli” di Lucera (dove è presenta anche parte della documentazione originale) e alla Raccolta Lercaro di Bologna[10].


Note


  1. Mario Ricci - Pino Ruscitti, Arti visive in Capitanata 1951-2000 cronache documenti aneddoti, Diomede, Foggia 2004, pag. 41
  2. "Più volte onorato in Campidoglio, ha ricevuto premi a livello mondiale." - "Il Corriere di Roma", venerdì 15 gennaio 1993, in occasione della XX Giornata della Cultura.
  3. Nicoletta Prinzi, in occasione della mostra al "Marguttone", Roma, dal 3 al 13 maggio 1978.
  4. "...si distingue dagli altri artisti per la limpidezza del tratto..." - Kenji Okada, in occasione del Culture day in Tokio, C.E.I.C., Roma, 1988
  5. "...con la sua immaginazione sospende il nulla e le sue creature formano parte di un cosmo sconosciuto a noi..." - Thomas Ho Kit, in "L'élite", Varese, 1988, p. 39
  6. "Nature silenti. atmosfere assorte, figure femminili in primo piano, composte in una raccolta malinconia..." - Vito Cracas, in "L'élite", Varese, 1986
  7. "...quello che conta, per Caputo, è la verità dell'oggetto, riferita ad un sentimento poetico pieno di significati e senza mai fare copia di esso. E così materializza questo sentimento attraverso il colore, con segno sicuro e deciso..." - Manuel Mariano Saenz Urizar, critica per Palma de Maiorca "premio Inter Drach" 1985, pubblicata in "L'élite", Varese, 1987, p. 48
  8. "La pittura di Angelo Caputo ha avuto un'evoluzione artistica significativa, approdando in anni recenti ad una dimensione astratto/informale..." - Salvatore Perdicaro in "L'élite, Varese, 1998 (pag. 54) e 2001 pag 66
  9. T. Tamburi, in Annuario Arte Moderna artisti contemporanei 2001, Editrice Acca in...arte, Roma, 2001, pag.463
  10. Sito del museo Lercaro

Bibliografia



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