Cesare Sermei (Città della Pieve, 1581 circa – Assisi, 1668) è stato un pittore italiano.
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Figlio del pittore Ferdinando Sermei si formò tra Orvieto e Roma presso la bottega di Cesare Nebbia.
Nel 1608 si stabilì ad Assisi e ne ottenne la cittadinanza tre anni più tardi. La carriera del Sermei è assai lunga e si sviluppa non solo ad Assisi, ma in tutta l'Umbria. Toccò le città di Todi, Perugia, Bastia Umbra, Foligno e Terni. Per quanto riguarda la sua attività nell'assisano è a lui che si devono gli ultimi lavori nella Basilica di San Francesco, (come il Giudizio Universale nel catino absidale della Basilica inferiore),[1] nella Chiesa Nuova, nel Palazzo Vescovile, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, e nel Santuario di Rivotorto dove sono ancora esposte 12 dei suoi 16 tele in olio.[2]
Sermei collaborava con altri artisti, per esempio Girolamo Martelli and Giacomo Giorgetti.[1]
Il linguaggio del Sermei risulta molto espressivo e diretto; le opere da lui realizzate sono chiare, immediate, di facile comprensione. Egli utilizza lo spazio servendosi di elementi architettonici che servono da sfondo pur non avendo tuttavia, una forte apertura naturalistica; i veri protagonisti del dipinto sono sempre i personaggi realizzati in maniera maestosa, magniloquente e tuttavia umana. Nello stile del Sermei forte è l'influenza della tarda maniera romana, delle suggestioni di Giovanni Baglione prima e del Cavalier d’Arpino poi, da cui il Sermei prende spunto.
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