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Cristoforo Martinolio detto Il Rocca (Roccapietra, 1599 circa – prima del 1662) è stato un pittore italiano, attivo in Valsesia nel XVII secolo.

Sacro Monte di Varallo, Affreschi della cappella della Flagellazione)
Sacro Monte di Varallo, Affreschi della cappella della Flagellazione)
Cristoforo Martinolio, Madonna in trono col Bambino ed i santi Pietro, Paolo, Giovanni Battista, Defendente, Boccioleto fraz. Ronchi, oratorio della Madonna delle Grazie
Cristoforo Martinolio, Madonna in trono col Bambino ed i santi Pietro, Paolo, Giovanni Battista, Defendente, Boccioleto fraz. Ronchi, oratorio della Madonna delle Grazie

Cristoforo Martinolio fa parte della schiera di pittori valsesiani che furono attivi in quello straordinario cantiere che fu il Sacro Monte di Varallo dove era possibile apprendere e perfezionare l'arte del dipingere a contatto con i più celebri pittori lombardi del tempo. Egli crebbe nella sua arte assimilando i modi stilistici di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone.[1]

Fu attivo al Sacro Monte nei periodi 1620-23 e 1640-42; troviamo suoi affreschi nelle cappelle XV (Il paralitico risanato), XXX (La flagellazione), XXV (Cristo al tribunale di Caifas)

Apprezzata per la sua poetica manieristica, incentrata su di un patetismo misurato, l'opera di Cristoforo Martinolio fu molto richiesta nelle parrocchiali e negli oratori della Valsesia. Troviamo sue tele nella parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo a Borgosesia (dove troviamo, tra le altre tele, un Battesimo di Cristo), nella collegiata di San Gaudenzio a Varallo (per la quale realizzò dodici quadri raffiguranti episodi della Vita della Vergine), nell'oratorio della Madonna delle Grazie a Boccioleto, frazione Ronchi (Madonna in trono tra figure di Santi).
Gli sono attribuiti gli affreschi della facciata dell'oratorio delle Giavinelle nel comune di Rossa (con una Annunciazione figure di santi e scene del Miracolo della Neve) come pure quelli posti nel coro della parrocchiale di San Lorenzo a Cellio (Scene dell'Inventio Crucis)

Fu attivo anche al Sacro Monte di Orta nel 1640 ove affrescò la cappella VIII (Visione del carro del fuoco). Altri suoi affreschi sono conservati nella chiesa parrocchiale di San Martino ad Ispra.

La data di morte è ignota ma antecedente al 16 febbraio 1662, data di un atti di vendita concluso dalla vedova.[1]


Opere


Fra le opere:


Note


  1. Ferro - Dell'Omo, p. 224.

Bibliografia



Voci correlate


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