Gaetano Samoggia (Bologna, 30 gennaio 1870 – Bologna, 1950) è stato uno scultore e decoratore italiano.
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Gaetano Samoggia nacque a Bologna[1] o a Montechiaro nel bolognese il 30 gennaio 1870 oppure, secondo altre fonti[2], nel 1869.[3]
Studiò decorazione e scultura all'Accademia di Belle Arti di Bologna.[3]
Collaboratore della Gilda e amico del Rubbiani, fu vicino all'Aemilia Ars.[4] Aderente allo stile liberty bolognese, decorò varie chiese e palazzi a Bologna e realizzò opere funebri al cimitero monumentale della Certosa di Bologna.[3]
Nel 1903 partecipò con un rilievo a tema floreale alla V Esposizione Internazionale di Venezia.[5]
Negli anni venti del Novecento fu insegnante alla Scuola di Arti Industriali di Bologna, dove conobbe il collega Giambattista Scarpari che gli procurò varie committenze ad Adria e nel Polesine.[5]
Lavorò anche all'estero, tra la Francia e Montecarlo, per decorare saloni e teatri.[5]
A lui è attribuito il lampione in ferro battuto, posto all'angolo tra piazza del Nettuno e via Rizzoli, collocato nel 1920 dopo il restauro di Palazzo Re Enzo su progetto di Alfonso Rubbiani.[6]
Secondo il critico d'arte e storico delle avanguardie del Novecento Mario De Micheli, Samoggia
«è stato un mirabile autore di morbidissimi bassorilievi e solide e sincere sculture. Le figure sono rappresentate lontano da comode semplificazioni sintetiche. Le sue “Vittorie alate” e le sue maestose aquile dispensano chiaramente gloria agli eroi. È possibile inoltre distinguere una linea più legata alla tradizione naturalistica con precise ascendenze romantiche. Gran parte dei suoi fregi a stucco sono da leggere in una chiave di immaginosa fantasia compositiva. Le sue sculture, mai banali, sempre rappresentate con eleganza o in pose dolcemente suadenti, fanno emergere una prorompente e profonda conoscenza dell'anatomia.[3]» |
Controllo di autorità | VIAF (EN) 18370782 · ISNI (EN) 0000 0000 2832 7348 · GND (DE) 131938304 |
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