Jan Michałowicz di Urzędów (in polacco Jan Michałowicz z Urzędowa) (Urzędów, 1525 - 1530 circa – Łowicz, 1583) è stato uno scultore e architetto polacco del Rinascimento, noto soprattutto per le lapidi, realizzate secondo lo schema del monumento murale adottato tra gli scultori polacchi, cioè con la figura del defunto dormiente o liberamente disposto, appoggiato su un gomito. Le decorazioni utilizzano liberamente elementi italiani, olandesi e locali. Il suo lavoro, intriso di elementi nazionali, è a volte indicato come un Rinascimento del Nord, ed è considerato il più grande architetto del Rinascimento di origine polacca.
Giunse a Cracovia presumibilmente intorno al 1545. Fu allievo di Gabriel Słoński, probabilmente studiò anche con Gianmaria Padovano e Giovanni Cini - quel periodo della sua vita non è ben conosciuto. Frequentò spesso ricchi nobili e alti ecclesiastici, viaggiando in tutto il paese. Nel 1570 fu ammesso nella gilda dei muratori e degli scalpellini di Cracovia, nel 1571 ricevette il diritto di cittadinanza e a partire dal 1572 risulta nei registri della gilda che ospitava studenti e li avviava all'apprendistato. In via S. Marco (ulica św. Marka), nel luogo dove oggi si trova l'edificio dell'Accademia polacca delle scienze, sorgeva la sua casa. Nel suo laboratorio si formarono tra l'altro suo fratello Mark e suo figlio Alexander, e anche Jan Biał.
Sotto la sua direzione, furono costruite nella Cattedrale del Wawel le cappelle Zebrzydowski e Padniewski (oggi cappella Potocki). Lavorò inoltre alla ricostruzione di un edificio gotico del XIV secolo in via Kanoniczna, 18 a Cracovia. Dal suo scalpello scaturirono, tra le altre cose, le architravi di questo edificio. Inoltre, lavorò alla costruzione del palazzo del Primate a Łowicz.
Queste lapidi (tranne quella di Ursula Leżeński) sono state successivamente trasformate e ricostruite.
La morte di Jan Michałowicz avvenne probabilmente nel corso dei lavori per la lapide del vescovo Uchański. Sull'epitaffio dello scultore nella Collegiata di Łowicz è denominato "Prassitele polacco" (Praxiteles Polonicus). L'epitaffio, purtroppo, non è stato conservato, ma lo conosciamo dalla testimonianza di Szymon Starowolski in Monumenta Sarmacarum del 1655 circa:
(LA)
«DEO PATRI TER MAXIMO |
(IT)
«A DIO PADRE TRE VOLTE GRANDISSIMO |
(Epitaffio sulla tomba di Jan Michałowicz, tramandato dai Monumenta Sarmacarum di Szymon Starowolski (1655 ca.)) |
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