Nata in Friuli da genitori sardi, il padre era ingegnere e la madre maestra e pittrice, visse i primi anni di vita seguendo la famiglia in vari spostamenti in tutta l'Italia continentale.[2]
Nipote dello scultore Attilio Nigra, ereditò dalla madre la passione per l'arte e studiò a Torino, all'Accademia Albertina.[3]
Giunse a Sassari a vent'anni, quando i suoi vi ritornarono alla fine della guerra. Subito iniziò ad insegnare disegno ed entrò in contatto con alcuni dei più importanti artisti sardi, partecipando ad una mostra collettiva nel 1950. Nello stesso anno nacque il figlio Igino Panzino, in seguito divenuto egli stesso un affermato artista.[4][5]
Solo nel 1959 espose i suoi lavori in una mostra personale a Sassari e solo nei primi anni settanta lasciò la Sardegna per esporre in diverse città del continente e soprattutto a Roma. Cominciò allora a raccogliere premi e riconoscimenti anche fuori d'Italia. Nel 1978 andò a vivere all'estero, prima in Spagna, a Barcellona, e poi, per diciotto anni, in Francia, stabilendosi, via via, in diverse città della Provenza.[6]
Rientrata in Sardegna nel 1996, continua a lavorare con passione[7] e a produrre le sue opere[8], spesso di grande formato, fino alla più tarda età.[9]
Interno della chiesa parrocchiale di Santa Teresa Gallura con opere di Liliana Cano.Interno della chiesa parrocchiale di Budoni con opere di Liliana Cano.
L'artista ha al suo attivo numerose esposizioni in mostre personali e collettive e tante sue opere sono presenti in grandi strutture aperte al pubblico. Per la sua vasta produzione si è ispirata a soggetti narrativi della letteratura e della religione, ma anche alle tradizioni popolari della Sardegna e della Provenza. Predilige dipingere con colori acrilici su grandi superfici, pannelli, teleri o anche murali.[11]
1980: a Marsiglia, presso l'istituto Italiano di Cultura, espone i cicli pittorici ispirati ad Einstein e ai cinque libri del Memorial de Isla Negra di Pablo Neruda.
1984: realizza, nella piazza Bialada, a Bono (SS) un murale rappresentante i moti antifeudali sardi.[12]
1986: realizza per l'Università di Tolone il trittico Les Amants du Soleil e nello stesso anno è invitata d'onore a Sauveterre al XXII Salon de peinture et des arts de Montsauve.
1987: dipinge il telero Scena marina per il World Trade Center di Amsterdam.
1989: invitata d'onore a San Pietroburgo, un suo dipinto ad olio, Paesaggio provenzale, si trova all'Ermitage.
1990: invitata d'onore a XIII Recontre d'Arts Plastiques di Chateau-Arnoux.
2005: Oliena, Chiesa di N.S. d'Itria, Passione e Resurrezione secondo Matteo.
Talvolta, anche in contesti istituzionali[16], la pittrice viene erroneamente chiamata Liliana "Canu", variante sarda di un cognome di discendenza iberica.[2]
Note
Aldo Sari, Intervista a Liliana Cano (PDF), su bfs.uniss.it, Dicembre 2011, p.69. URL consultato il 28 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2016).
Massimo Mannu, Note biografiche (PDF), su bfs.uniss.it, Dicembre 2011, p.73. URL consultato il 28 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2016).
Massimo Mannu, Apparati (PDF), su bfs.uniss.it, Edizioni della Biblioteca Francescana, Ittiri, 2012, p.98. URL consultato il 28 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2016).
Liliana Cano, su sardegnacultura.it. URL consultato il 28 gennaio 2016.
Bono, su SardegnaTurismo - Sito ufficiale del turismo della Regione Sardegna, 7 novembre 2017. URL consultato l'8 settembre 2021.
Aldo Sari, Massimo Mannu, f.f.s., fotografie di Claudio Carta, I Testimoni di Cristo (PDF), su bfs.uniss.it, Edizioni della Biblioteca Francescana, Ittiri, 2012. URL consultato il 28 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2016).
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