I fratelli Margoni costituirono una delle ultime compagini di pittori "frescanti" attive in Lombardia negli anni '20-'40 del '900.
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Ebbero la loro prima formazione nei cantieri del padre Giacomo, capomastro, e nella scuola di disegno di gusto post-liberty tenuta ad Asola dai professori Pietro Pettorelli e Liberale Sandrelli.
La loro attività si espresse soprattutto nella decorazione di edifici sacri in una vasta zona compresa nelle provincie di Mantova, Brescia, Cremona e Bergamo.
La loro produzione mostra aspetti importanti sia per l'aspetto quantitativo che qualitativo: sono qualche migliaio i metri quadri, dipinti a tempera o affrescati, e centinaia le figure di Santi, Madonne, angeli e putti, di cui si conservano numerosi cartoni preparatori.
Le loro opere ad affresco o tempera sono ancora visibili in numerose chiese fra cui:
Negli anni '40 vennero commissionati a Guido Antonio due ritratti a grandezza naturale dei prelati arcipreti monsignor Besutti e monsignor Artioli. I due quadri, realizzati ad olio su tela, sono attualmente conservati ed esposti presso il museo della Cattedrale di Asola.
«I Margoni si distinguono...per l'impegno nell'elaborare originalmente i loro soggetti; amano e prediligono copiare dal vero. Tengono presenti, bensì, alcuni esempi tra i quali si possono riconoscere Andrea Mantegna e maestri rinascimentali, ma recuperati secondo l'ottica preraffaellita; si tratta, però, d'episodi, sebbene di per sé qualificanti poiché dimostrano l'ampia cultura e l'aggiornamento consapevole, l'indiscutibile professionalità, di cui si avvalse il loro esercizio» |
(Renzo Margonari, Artefici del novecento ad Asola[1]) |
Il maggior impegno creativo era affidato a Guido Antonio; suoi sono la maggior parte dei cartoni preparatori, Enrico si distinse come muratore-architetto nella costruzione di cappelle funerarie di cui curava il progetto e la realizzazione dei laterizi decorativi, Renzo amava dedicarsi agli ornati, finti marmi e alla realizzazione di putti, capitelli e bassorilievi a stucco.
Tutti si dedicarono anche alla pittura da cavalletto all'olio e all'acquerello.
Nel corso del tempo si aggiunse il contributo del figlio di Enrico, Luciano (Casalromano 1924 - Asola 1995) anch'egli dedito alla pittura, con una predilezione per i ritratti all'acquerello.
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