Salvatore Bianchi, o Bianco (Velate, 24 maggio 1653 – Velate, 25 gennaio 1727), è stato un pittore italiano.
Noto anche come Salvatore Bianco,[1] nacque a Velate da nobile e antica famiglia, figlio di Giorgio e Taddea Ordea. Si fece conoscere in giovane età a Torino, dove figura fra quegli artisti di minor fama a cui soleva rivolgersi il Duca di Savoia. Assente da Velate per tutti gli anni Sessanta del secolo, si sa che fu a Torino e ad Asti nella seconda metà degli anni Settanta. Sposò Margherita Pighina, il 3 dicembre 1677 risulta battezzata la sua prima figlia Francesca Caterina. Risultano registrate nell'albo parrocchiale altre quattro figlie, del figlio maschio Francesco Maria, che proseguì il lavoro del padre, non ci sono documenti ma si presume sia nato intorno all'anno 1689[2]. Fu poi a Varese verso il 1692 ove affrescò le Scene del Martirio di San Vittore sulle pareti del presbiterio della Basilica di San Vittore[3].
Morì a Velate nel 1727.
Formatosi a Velate, centro di piccole dimensioni ma artisticamente operoso, maturò uno stile lombardo, che andò negli anni arricchendosi di connotati bolognesi e piemontesi.
Di lui sono rimaste poche opere. Si ha inoltre notizia di alcune opere andate distrutte.
Si sa che fu impegnato al Palazzo Reale di Torino, in alcune chiese di Asti e di Varese, e a Bergamo dove sono presenti affreschi in quella che era la chiesa del monastero di Sant'Agatae vari affreschi e dipinti a Busto Arsizio come nella chiesa di Santa Maria delle Grazie[4].
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