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Tommaso Bezzi, detto lo Stucchino (Venezia, circa 1650Modena, 1729), è stato uno scenografo, pittore e architetto italiano.


Biografia


Tommaso Bezzi nacque a Venezia intorno al 1650.[1]

Tommaso e suo fratello Paolo furono i capostipiti di una famiglia di scenografi, pittori e architetti attivi nel mondo del teatro del XVII e del XVIII secolo,[1] nel quale si distinsero per la realizzazione delle scene, delle decorazioni, dei costumi per gli spettacoli melodrammatici.[1][2]

Tommaso fece apprendistato lavorando a Venezia sotto la guida e gli insegnamenti della famiglia dei Mauro e con Francesco Santurini, rinomati scenografi veneziani.[2]

La documentazione storica indicò la quasi contemporanea attività di Tommaso a Modena, nel 1688 al Teatro Fontanelli e l'anno seguente a Venezia per l'apertura della stagione autunnale del Teatro Sant'Angelo.[1][2][3][4]

Tommaso fu definito dai documenti dell'epoca «padre della scena, ricco di idee portentose e di virtù eccezionali provate dalla possibilità di spiccare più voli in un medesimo tempo in diversi luoghi».[2]

Tra il 1689 ed il 1694 Tommaso Bezzi creò le scene del Tolomeo e Seleuco di Adriano Morselli (1691), della Iole Regina di Napoli di Giulio Cesare Corradi (1692), per il Teatro dei Santissimi Giovanni e Paolo e dell'Alfonso I, dramma di M. Noris, rappresentato al Teatro Vendramin nel 1694, tutte musicate da Carlo Francesco Pollarolo.[2]

Al Teatro Sant'Angelo, invece, lavorò, oltre alla Rosaura, anche al Creonte e alla Falsirena di R. Cialli, musicati da Marc'Antonio Ziani.[2]

Nel 1700, Tommaso Bezzi fu assunto dal duca Rinaldo di Modena nella carica di "architetto e ingegnere ducale" e da quel momento solo saltuariamente tornò a lavorare per i teatri veneziani.[1][2][3][5]

Tra i suoi successivi impegni, si possono menzionare le scenografie del Venceslao, di Apostolo Zeno e Pollarolo, al Teatro San Giovanni Grisostomo (1703),[2] che tra l'altro fu progettato proprio dall'architetto Tommaso Bezzi.[1]

La fama di Tommaso si diffuse tra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII secolo e fu molto apprezzato come ingegnere geniale inventore di macchine per gli effetti speciali.[1][2]

Cesare Campori, uno dei suoi primi biografi, lo definì «architetto, macchinista, pittore, disegnatore; ingegno universale, di fervida e sbrigliata fantasia, pronto all'inunaginare e all'eseguire».[2]

Campori sostenne che Bezzi lavorò anche come scultore in cera; come architetto progettò, probabilmente, le chiese di San Domenico e di Santa Margherita a Modena,[2] oltre a realizzare l'altare maggiore in ricco stile marmoreo barocco della chiesa di Santa Maria in Araceli di Vicenza (1696).[6]

Egli fu il responsabile dell'organizzazione degli spettacoli, dei tornei e di tutte le cerimonie dell'epoca nelle città dove soggiornò.[2][3] Progettò le macchine funerarie per Carlotta Felicita di Brunswick-Lüneburg duchessa di Modena (1711),[7] ma anche i fuochi artificiali per la nascita di Leopoldo Giovanni d'Asburgo.[2][3]

Tra le città dove Tommaso lavorò come scenografo e ingegnere vi furono anche Reggio Emilia e Milano,[1] dove nel 1703, al Teatro Regio Ducale, realizzò due spettacoli importanti, l'Admeto re di Tessaglia di P. Magni e l'Ascanio del Pollarolo.[2][4]

Lo stile di Tommaso Bezzi creò una scuola, nella scenografia, seguita da numerosi allievi, come G. B. Fassetta e G. Santini.[2]

Tommaso Bezzi mori a Modena il 23 febbraio del 1729.[1]


Note


  1. Bezzi, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 239.
  2. Bezzi, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 12 giugno 2019.
  3. Storia dell'opera italiana, Volume 5, su books.google.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  4. Della storia e della ragione d'ogni poesia volumi quattro, su books.google.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  5. Le teorie, le tecniche, i repertori figurativi nella prospettiva d ..., su books.google.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  6. Chiesa di Santa Maria in Araceli, su arte.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  7. L'Aquila e 'l Pardo: Rinaldo I e il mecenatismo di casa d'Este nel Seicento, su books.google.it. URL consultato il 12 giugno 2019.

Bibliografia



Voci correlate


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