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Walter Lazzaro (Roma, 5 dicembre 1914Milano, 3 marzo 1989) è stato un pittore e attore italiano.


Biografia


Era figlio di Ermilio un insegnante di disegno e decoratore famoso nei primi decenni del Novecento con cui all'inizio della sua carriera collabora in diverse opere quali, per esempio, il mosaico per la basilica di Sant’Antonio a Roma, del padre si prestò a fare anche da modello in alcune opere[1]. La sua formazione, oltre che nella bottega del padre, avviene a Roma nel Liceo Artistico e presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. In seguito, dal 1935, diventerà docente di Pittura nel Liceo Artistico di Roma e nelle accademie di Belle Arti di Roma, Carrara, Bologna, Milano-Brera. Tra le altre attività di docenza fonda e dirige il Liceo Artistico di Novara.

La peculiarità iconografia che contraddistingue la sua arte del primo periodo è la presenza di deserte spiagge con solitarie barche, ombrelloni e sdraio, cabine a strisce bianche e blu, o figure immobili accennate, immersi in una luce diafana, spazi dove, come disse Giorgio De Chirico, "si sente la sottile presenza di questa vita che tace, di questa vita silente; che tace, ma che con il suo silenzio dice tante cose che, comunemente, non si possono udire”. Sono paesaggi immobili in attesa di qualcosa nei quali come ebbe a dire Giuseppe Manzoni di Chiosca "lo spettatore non si sente aggredito né respinto, come invece avviene per tanta parte dell’arte contemporanea, ma piuttosto coinvolto in quell’atmosfera elegiaca e quasi invitato ad entrare egli stesso nel dipinto (a colmare la mancanza di altre presenze umane) per prendere parte a un dialogo muto con le cose o, più in là, con l’infinito, con Dio"[2]. La sua pittura, nell'ambito della Scuola Romana, è poetica dei "Silenzi", "il metafisico pittore del silenzio" è una definizione di Lionello Venturi del 1954 definizione che a partire da questa data compare su "inviti, dentro le brevi rassegne di cenni critici o a esergo di veri e propri cataloghi di mostre di Lazzaro"[1] e diventerà una definizione che lo caratterizzerà.

La guerra segnerà ampiamente la sua vita e una cesura nella sua arte, preso prigioniero mentre era in servizio come tenente dei granatieri è deportato in un lager in Polonia, descriverà questa esperienza in numerosi disegni e quadri, sono di questo periodo le figure contorte e sofferenti. In numerosi dipinti che rappresentano la sofferenza provata nei lager (uno di questi è stato usato dalle poste italiane per commemorare la giornata della memoria), si ritrovano scritte e parole quali "fame...fame".

Al termine del conflitto, Lazzaro, ritornato in Italia, riprende l'insegnamento e ricomincia a dipingere i suoi quadri, ma da quel momento la figura umana è assente nei suoi paesaggi, la presenza dell'uomo si avverte solo nei manufatti e nei ritratti dove "grande importanza è attribuita agli occhi quale specchio dell'interiorità (..)"[3]. Sono i suoi paesaggi del periodo costruiti attorno a dei manufatti che aspettano l'arrivo dell'uomo immersi in uno spazio muto, una pittura, quella di Walter Lazzaro, nella quale Agnoldomenico Pica riconosce che "Un velo di diffusa malinconia si stende su tutto il vasto mondo visibile, quasi una dolce nebbia azzurrina che può talora illividirsi di freddi riflessi lunari o pallidamente colorirsi di rosa, quasi nel ricordo di una gioia perduta e, forse, nemmeno rimpianta"[4].

Nel 1956 fonda il "Movimento Poeti-Pittori".[5]

Di lui si ricorda pure l'attività di attore in diversi film, tra l'altro fu il protagonista ne La fornarina (film) di Enrico Guazzoni del 1943 dove è Raffaello Sanzio.


Mostre


Esordisce a soli 18 anni con una personale a Palazzo Torlonia curata da Federico Hermanin allora direttore di palazzo Venezia[1] e in seguito ha partecipato a numerose mostre tra le quali occorre ricordare le 5 partecipazioni alla Quadriennale di Roma[6]. Nel 1942 è premiato alla XXIII Esposizione internazionale d'arte di Venezia[7]. A Walter lazzaro sono state dedicate numerose retrospettive come quella tenuta in occasione dei cento anni dalla nascita presso il Chiostro del Bramante a Roma nel 2014 intitolata Walter Lazzaro. Lo stupore del silenzio.[8], quella sempre per i 100 anni dalla nascita intitolata Walter Lazzaro: Approdi silenti & Donne di carta che il comune di Forte dei Marmi gli dedica[9]. Nel 2015 il museo MAGMMA di Villacidro dedica una mostra all'autore dal titolo Walter Lazzaro - Un granatiere di Sardegna nell’arte italiana del ‘900 curata dal direttore del museo Walter Marchionni[10].

Nel 2013 poste italiane in occasione del giorno della memoria pone un annullo speciale realizzato con un disegno di Walter Lazzaro[11].


Musei


Un suo autoritratto è presente nella collezione di Palazzo Pitti a Firenze, un quadro Invito alla Solitudine è conservato nella Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma[1].


Note


  1. Luca Pietro Nicoletti, Walter Lazzaro dagli anni Trenta agli anni Settanta. Opere e documenti
  2. Giuseppe Manzoni di Chiosca, Lazzaro, Firenze, Studio d’Arte Venanzi, 16 ottobre-21 novembre 1993, ripubblicato su “Artecultura”, XXVIII, 10, dicembre 1994
  3. [ in articolo a firma Alessandra Radaelli in ARte rivista maggio 1997]
  4. Agnoldomenico Pica, La pittura di Lazzaro nobile e melanconico, “La Patria”, 16 marzo 1954
  5. scheda Walter Lazzaro Quadriennale di Roma
  6. [notizia della partecipazione nel sito ufficiale della biennale http://asac.labiennale.org/it/passpres/artivisive/ava-ricerca.php?Spersona=310199]
  7. [articolo su Roma capitale magazine http://www.romacapitalemagazine.it/segnalazione-eventi/segnalazione-eventi/i-luoghi-del-silenzio-di-walter-lazzaro-3033-i-luoghi-del-silenzio-di-walter-lazzaro]
  8. eventi dal sito del comune di Forte Dei Marmi, su myfortedeimarmi.it. URL consultato il 16 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2016).
  9. notizia in Sardegna Reporter Archiviato il 16 novembre 2016 in Internet Archive. ma anche in molti siti come arttribune]
  10. notizia sito Web Undo.net

Opere



Filmografia



Bibliografia parziale



Collegamenti esterni


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