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Živa Kraus (Zagabria, 4 ottobre 1945) è una pittrice e gallerista croata naturalizzata italiana.

Živa Kraus fotografata da Paolo Monti a Venezia, 1981
Živa Kraus fotografata da Paolo Monti a Venezia, 1981

Biografia


Figlia di Ivo Kraus e Herma Delpin, nasce a Zagabria insieme al fratello gemello Ognjen Kraus.[1] La madre Herma, medico, fu Ministro della Salute, mentre il padre Ivo, avvocato e procuratore, fu uno dei primi presidenti delle gallerie d'arte contemporanea della città, oggi Museo d'arte contemporanea di Zagabria. A soli 16 anni, Živa si reca per la prima volta in viaggio da sola con il fratello Ognjen in Italia, dove matura l'esperienza dell'Europa.[2]

«Ognuno può avere la sua memoria su Venezia, o un diario, ma questa è un'altra cosa. La bellezza di Venezia è in Venezia stessa, un'armonia con la natura e con il cosmo. La bellezza nell'opera dell'artista è lui che la deve creare, è attraverso di lui che deve passare l'addizione di una nuova armonia, Venezia non ci può dare la sua bellezza. Io guardo sempre Venezia da sopra e da sotto e la vivo come la cima in luce di una piramide che di fatto è sott'acqua.[3]»

(Živa Kraus)
Paesaggio della laguna di Venezia
Paesaggio della laguna di Venezia

Famiglia


La famiglia Kraus è originaria della Boemia e Moravia nell'odierna Repubblica Ceca, e si trasferisce in Croazia durante l'Impero austro-ungarico. Il nonno paterno Josip nasce a Daruvar da Ignacs Krausz e Berta Herrnheiser; la nonna paterna, Ruža, nasce a Bjelovar da Samuel Schwarz e Nanete Löwy. Si trasferiscono a Zagabria nel 1906, quando Josip Kraus diventa segretario generale della compagnia di assicurazione Merkur, stabilendone la sede a Zagabria[4]. È per iniziativa di Josip Kraus che viene costruita la casa di cura Merkur, inaugurata nel 1928, e grazie alla moglie Ruža la creazione del cinema-teatro Urania nel 1918. Durante la seconda guerra mondiale la nonna con il figlio Ivo, padre di Ziva, cercano rifugio dalle persecuzioni nazismo e ustascia in Italia, senza il nonno ormai morto nel 1934. In Italia Ivo viene internato, fino alla firma dell'armistizio nel 1943, quando riesce a spostarsi in Svizzera. Qui conosce Herma Delpin, futura madre di Ziva, arrestata nei pressi di Lubiana e trasferita in Italia e quindi in Svizzera nei pressi del Lago Lemano[5]. Dopo la guerra Ivo ed Herma Kraus ritornano a Zagabria. È Ivo Kraus a trovare tra le rovine della sinagoga di Zagabria, distrutta nel 1941 dalle autorità fasciste, la colonna dell'altare, ora conservata presso la Comunità ebraica di Zagabria.[6]


Attività artistica


Studia pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Zagabria con il prof. Raul Goldoni e partecipa alle prime mostre già nel 1969, organizzando le prime personali nel 1972 presso Studio Galerije Forum di Zagabria e poi nel 1975 alla Galleria Il Canale di Venezia. Poco più che ventenne, infatti, alla fine del 1971 si trasferisce a Venezia e continua gli studi di specializzazione in Scenografia presso la locale Accademia di Belle Arti. In città incontra Peggy Guggenheim che la vuole come sua assistente per la Peggy Guggenheim Collection, ormai uno dei più importanti musei sull'arte europea e americana della prima metà del XX secolo in Italia. Anche la Galleria del Cavallino fondata da Carlo Cardazzo la volle come assistente.

Nel 1965 partecipa al film Intima per la televisione croata (Televizija Zagreb), regia di Ante Peterlić (1936-2007), musiche di Miljenko Prohaska (1925), sceneggiatura di Mario Perusina (1934)[7], avvicinandosi giovanissima alla strumentazione che gli artisti fecero poi negli anni settanta della pellicola. «Certo film e video d'artista - come l'uso della fotografia - oggi vengono visti come esperienze tipiche di quel periodo, ma all'epoca in realtà erano portati avanti da un ridottissimo numero di artisti e di gallerie o istituzioni culturali».

Campo del Ghetto Nuovo a Venezia
Campo del Ghetto Nuovo a Venezia

In Italia entra in contatto a Firenze con Art/tapes/22 di Maria Gloria Bicocchi[8] e a Venezia con la Galleria del Cavallino dove Paolo Cardazzo, lui stesso autore di video, dà l'opportunità di lavorare con questo strumento non solo ad un gruppo di artisti locali, ma anche ad altri provenienti da più parti d'Europa oltre che dalla vicina ex-Jugoslavia: un circuito internazionale ma abbastanza ristretto e al contempo non omogeneo.[9]

Nel clima vivace della Venezia dei primi anni settanta, la Galleria del Cavallino si dota di un centro di produzione per la nuova rivoluzionaria tecnica artistica della videoarte: Il Cavallino, fondato da Carlo Cardazzo nel 1942, è fra i pochissimi centri di produzione a scommettere sull'importanza del video, insieme ad Art Tapes 22 di Bicocchi e al Centro di Videoarte di Palazzo dei Diamanti diretto da Lola Bonora. In sette anni, dal 1974 al 1981, la galleria veneziana, in collaborazione con artisti internazionali, realizza un centinaio di video, presentati nelle più importanti rassegne mondiali.[10]

Nel 1978 è curatrice del catalogo della XXXVIII Esposizione internazionale d'arte alla Biennale di Venezia (2 luglio-15 ottobre 1978) dal titolo Dalla natura all'arte, dall'arte alla natura, per la cui direzione il presidente Carlo Ripa di Meana aveva incaricato Luigi Scarpa. Il tema della 38. Biennale precorreva le tematiche ambientaliste e prendeva spunto da una citazione di Kandinskij: «grande astrazione, grande realismo»; la mostra del padiglione centrale fu curata da Achille Bonito Oliva e presentò sei "stazioni" con dipinti di Kandinskij, Mondrian, de Chirico, Boccioni, Rauschenberg, Braque, Duchamp, Picasso.[11]

Nel 1979 ha fondato IKONA PHOTO GALLERY e nel 1989 IKONA VENEZIA International School of Photography: nata a Ponte di San Moisè (San Marco 2084), approdata nel 2003 in Campo del Ghetto Nuovo (Cannaregio 2909) e iterata in molteplici sedi veneziane.[12]

Contemporaneamente – dal 1982 al 1991 – è stata direttore artistico della Galerija Sebastian, con sedi a Dubrovnik, Belgrado e Varaždin, organizzando più di duecento mostre di arti visive e fotografia di massimi artisti jugoslavi e internazionali.


Mostre


Il 7 settembre 2010 è stata inaugurata una mostra personale dal titolo Invisible Interior, con una selezione di opere pittoriche dell'artista, dopo molti anni dalle ultime esposizioni. In questa mostra sono state raccolte opere a pastello realizzate tra il 1972 e il 2010 che risvelano l'interiorità invisibile di Kraus pittrice, la quale «costruisce i suoi paesaggi con l'aiuto di colori resistenti alla prova del tempo lasciando a noi la scoperta di aspetti sempre nuovi e diversi [...] un "luogo di pace” dove non c'è un colore che domina sugli altri» (V. Buzančić, 1972).

«Sono venuta a Venezia come straniera e ho accettato di esserlo. So benissimo di essere come una comparsa sul palcoscenico, una che passa, magari sempre uguale. Io vorrei essere invisibile ma per fortuna sono nel movimento. Anche la mia pittura è tutta nel pastello, nel pigmento fragile, mobile...[3]»

Kraus è un'artista complessa ma “immediata”, che fa a meno dei simboli, o meglio – come ha scritto Alberto Moravia – è «una realista dell'invisibile, capace di fornirci la realtà dell'energia desiderante» attraverso la vitalità dei colori, la matericità del pastello, i contrasti di pieni e vuoti che fanno della pittura astratta di Živa Kraus la rappresentazione universale delle nostre emozioni. È un processo di scavo e semplificazione, di purezza esistenziale che in una forma molto alta di dialettica si apre all'esistenza, alla società e alla vita. Una riflessione poetica che pervade la tela e scaturisce pura e fluida dalla mano, e che forse non riusciremmo a comprendere del tutto se non tenessimo a mente che «per concepire e comprendere le bellezze nuove di un quadro moderno bisogna che l'anima ridiventi pura» (Manifesto tecnico dei pittori futuristi, 1910).[13]



Živa Kraus nella sua galleria Ikona
Živa Kraus nella sua galleria Ikona

A seguito della clamorosa esperienza di Venezia '79. La fotografia, kermesse della fotografia mondiale organizzata dal Comune di Venezia in collaborazione con International Center of Photography di New York, a quel tempo diretto da Cornell Capa, vennero realizzate le prime esposizioni fotografiche, con un intento esaustivo d'indagine filologica. Živa Kraus fonda a Venezia al ponte di San Moisè Ikona Photo Gallery che raccoglie e continua il processo culturale attraverso la collaborazione del Museo Fortuny, delegato a organizzare rassegne fotografiche, da quelle ottocentesche alle esperienze dell'avanguardia, per avviare anche in Italia una nuova fotografia, tra minimalismo e postmodernismo.

«Già prima di Ikona ci sono state mostre di fotografia nelle Biennali. Il mio lavoro è diverso perché dal primo giorno fino a oggi ho sempre soddisfatto il criterio del massimo valore dell'immagine, del concetto di mostra e soprattutto la continuità. Fin dalla prima mostra, già dal nome della galleria, dalla scelta degli autori, c'era la premessa che non si trattava di una festa, di uno spettacolo. Ho scelto di creare una galleria di fotografia perché non c'era niente di simile a Venezia. La galleria è uno spazio tipico per una città, una vetrina, un punto di raccordo interno/esterno, come avviene per la crescita di una persona che porta il suo sguardo all'esterno per poi esistere nell'interno. Ma a Venezia, questo fatto di vivere la città attraverso anche il dialogo con le persone non esiste.[3]»


Mostre


È stata collaboratrice e curatrice nell'ambito delle Biennali di Venezia e curatrice di mostre dedicate spesso ad artisti dell'ex Yugoslavia. Ha presentato workshop e antologie dei massimi fotografi mondiali a Venezia presso Ikona Venezia e nella galleria Sebastian di Dubrovnik, da Gisèle Freund a Helmut Newton, da Berenice Abbott a Paolo Monti, da Gabriele Basilico e Gianni Berengo Gardin a Giorgia Fiorio. Ha organizzato eventi artistici di alto profilo a Mantova, Firenze, Roma, Parigi, Londra, New York.

A Venezia con Ikona Gallery ha occupato vari spazi cittadini (ponte di San Moisè, Palazzo Fortuny, Palazzo Mocenigo, Chiesa di San Samuele, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Fondazione Querini-Stampalia, Palazzo Vendramin Calergi, ex Granai della Repubblica alle Zitelle, Magazzini del Sale, Porto di Venezia, Campo della Salute) prima di stabilizzarsi nel 2003 in Campo del Ghetto Nuovo.

Ha curato mostre tematiche e interdisciplinari sia in Italia sia all'estero, tra cui:

William Klein
William Klein
Felice Beato, 1870 ca.
Felice Beato, 1870 ca.

Programma dal 1979 al 2019


Curiosità


Nel maggio 2010 Živa Kraus è stata invitata in Iran dalla neonata Sareban Gallery di Teheran, per l'inaugurazione della mostra di famosi artisti iraniani quali Ehsaii, Taha Behbahani e Marco Garigurian. In questa occasione i giornali iraniani hanno riportato con grande enfasi il giudizio dato dalla gallerista sull'arte iraniana: «Ho visto opere d'arte che contengono il simbolismo orientale, altre con un appeal globale soprattutto rispetto alla pittura calligrafica», «credo che se in Europa e in America non si conosce l'arte iraniana, è perché gli iraniani non hanno presentato correttamente la propria arte». «Artisti iraniani e gallerie non sono ben collegati con i mercati europei e sulle riviste d'arte specializzata non sono mai pubblicati articoli».[14]

Il 30 settembre 2010 a Roma Živa Kraus ha presenziato alla conferenza stampa, presso la sede della Regione Marche, del concorso Sustainable living in changing economy, primo concorso fotografico nazionale che parte dalle Marche e da Ancona con la finalità di informare, sensibilizzare e promuovere i temi della transizione energetica e dei processi innovativi indotti dall'economia verde. La giuria è composta da Živa Kraus stessa, Gianni Berengo Gardin, Enzo Carli e Antonio Cianciullo[15].


Note


  1. (HR) Sinagoga - simbol sudbine zagrebačkih Židova, by Snješka Kneževi
  2. (HR) Živa Kraus, slikarica i galeristica. Zagrebačka galeristica u Veneciji, by Janja Franko. Globus 03.07.2009
  3. Da Zagabria a Venezia: le immagini di Živa Kraus, di Loredana Bolzan. Quaderni di Insula, n. 18, a. 2004.
  4. Gradnju sanatorija Merkur u Zajčevoj ulici inicirao je publicist i tajnik Hrvatskog trgovačkog društva Merkur Josip Kraus
  5. (HR) Plamenko Cvitić, Ognjen Kraus - život dan medicini i židovskoj tradiciji [Ognjen Kraus - life dedicated to medicine and jewish tradition], Nacional, 3 aprile 2006. URL consultato il 26 maggio 2012 (archiviato il 7 luglio 2012).
  6. (HR) Robert Bajruši, Marina Biluš e Viktor Zahtila, Židovi koji su izgradili moderni Zagreb [Jews who built modern Zagreb], su nacional.hr, n. 483, Nacional, 15 febbraio 2005. URL consultato il 4 luglio 2012 (archiviato il 4 luglio 2012).
  7. (EN) Intima (1965), b/w, Jugoslavia-Televizija Zagreb /
  8. Maria Gloria Bicocchi, Tra Firenze e Santa Teresa dentro le quinte dell'arte ('73/'87). Art/tapes/22, ed. Il Cavallino, Venezia 2003, su issuu.com. URL consultato il 5 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2012).
  9. Film e video d'artista anni '70, esposizione presso AR.RI.VI. - Archivio Ricerca Visiva, Via Botticelli 8/a Milano (1º dicembre 2009 - 28 febbraio 2010) Archiviato il 16 febbraio 2016 in Internet Archive.
  10. I video del Cavallino. Tavola rotonda sulle esperienze video italiane degli anni '70
  11. (IT, EN) La Biennale di Venezia - Gli anni Settanta
  12. Da Zagabria a Venezia: le immagini di Živa Kraus / intervista di Loredana Bolzan http://www.insula.it/images/pdf/resource/quadernipdf/Q18-15.pdf
  13. (IT, EN) Dal comunicato stampa della mostra.
  14. (EN) Iranian art should shout Persian to steal the limelight: Italian expert, Tehran Times, Sunday, May 30, 2010
  15. Comunicato Stampa del concorso Sustainable living in changing economy, 12 marzo 2011

Bibliografia


Živa Kraus, artista

Živa Kraus, altri progetti

Ikona Gallery

Altre pubblicazioni


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Collegamenti esterni


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[en] Živa Kraus

Živa Kraus (born 4 October 1945 in Zagreb, Croatia, Yugoslavia) is a Croatian painter.

[fr] Živa Kraus

Živa Kraus (née le 4 octobre 1945 à Zagreb) est une peintre, graveur et photographe italienne d'origine croate, propriétaire d'une galerie,
- [it] Živa Kraus



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