La Conversione di San Paolo (o Conversione di Saulo) è un dipinto a olio su tela di 230x175 cm, realizzato nel 1601 dal pittore italiano Caravaggio.
È conservato nella Cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
Conversione di San Paolo | |
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Autore | Michelangelo Merisi da Caravaggio |
Data | 1600-1601 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 230×175 cm |
Ubicazione | Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma |
Sotto al dipinto attuale è stata scoperta un'opera completamente diversa[1] che potrebbe essere o un'opera precedente o, più probabilmente, una prima elaborazione del soggetto, trasformata poi radicalmente nel corso dell'esecuzione.
Il 24 settembre 1600 Caravaggio fu incaricato da monsignor Tiberio Cerasi di dipingere due quadri che raffigurassero il prodigio della conversione di san Paolo e la crocifissione di san Pietro. Caravaggio presentò una prima versione della Conversione di san Paolo, che non fu rifiutata dall'Ospedale della Consolazione, come si credeva originariamente. Infatti, come dimostrato da Luigi Spezzaferro, si trattò semplicemente di un cambiamento di idea da parte dei committenti che Caravaggio, assecondò,[2] oppure fu addirittura egli stesso a cambiare programma dopo che le dimensioni della Cappella (in costruzione sotto la nuova direzione dell'Ospedale della Consolazione) furono ristrette rispetto a quelle del progetto originario, il che avrebbe portato le tavole ad essere sovradimensionate.
La scena ritrae il momento topico della conversione di Paolo (descritto in Atti 26,12-18[3]): quello in cui a Saulo, sulla via di Damasco, appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo ministro e testimone. Sono presenti nella scena un vecchio e un cavallo, il quale, grazie all'intervento divino, alza lo zoccolo per non calpestare Paolo.
Caravaggio adotta l'iconografia della luce accecante e l'assenza di Cristo. Secondo alcuni studiosi l'artista lombardo fece questa scelta perché il committente lo aveva esortato a rispettare l'ortodossia cioè a dipingere ciò che era stato scritto negli Atti degli Apostoli. Secondo altri, Caravaggio decise di non dipingere Gesù perché non voleva che nei suoi quadri ci fossero figure divinizzate (Cristo era già risorto quando San Paolo si converte) perché ciò sarebbe andato contro il realismo a cui Caravaggio mirava.
Un altro importante dettaglio da notare è che Caravaggio dipinge un Saulo accecato (Longhi rimanda alle pupille cieche dei busti romani). Röttengen afferma che questa soluzione è estremamente moderna perché allude ad un dramma che si svolge nell'intimo dell'uomo, che allarga le braccia come segno di estrema dedizione al Cristo.
Alcuni critici hanno ironicamente soprannominato il dipinto, la "Conversione del Cavallo". Infatti il cavallo occupa una parte rilevante del dipinto delineando anche in questa scelta il carattere innovatore della pittura caravaggesca. Infatti le norme paleottiane prescrivevano di non porre al centro della rappresentazione un animale o elementi secondari. Calvesi ritiene che la scelta di porre al centro del dipinto il cavallo sia stata fatta per simboleggiare l'irrazionalità del peccato (basti pensare al Mito del carro e dell'auriga di Platone); il palafreniere quindi rappresenterebbe la Ragione. La luce invece è il simbolo della Grazia divina che irrompe nelle tenebre del peccato (il fondo scuro). Inoltre, il fondo nero, oltre ad avere una funzione simbolica, si presta in modo eccelso a far risaltare i volumi plastici dei personaggi ed in particolare del cavallo.
Nel mese di novembre 2006 le due opere furono esposte entrambe per la prima volta al pubblico, nella Cappella Cerasi della basilica di Santa Maria del Popolo a Roma. Fu così possibile vedere le due versioni a confronto.
Dal 2 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010 è esposto presso la Galleria Borghese di Roma in occasione della mostra Caravaggio-Bacon.
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