La tarsia Davide e Golia fa parte delle tarsie del coro della basilica di santa Maria Maggiore. È collocata sulla parte destra dell'accesso al presbiterio e visibile dai fedeli perché rivolta verso la navata centrale. La tarsia è composta dalla parte raffigurativa del racconto biblico di Davide e Golia e da un coperto che deve proteggerla dall'usura del tempo e che veniva rimosso durante le funzioni religiose più importanti. La tarsia ha una raffigurazione molto complessa e ricca di particolari.
Davide e Golia | |
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Autori | Lorenzo Lotto e Giovan Francesco Capoferri |
Data | 1529 |
Materiale | legno |
Dimensioni | 67×100,5 cm |
Ubicazione | Basilica di Santa Maria Maggiore (Bergamo), Bergamo |
La congregazione della Misericordia Maggiore, che amministrava la basilica mariana, e che aveva deciso di completare il presbiterio con il coro, il 12 marzo 1524 affidò a Lorenzo Lotto la realizzazione dei disegni per le tarsie[1].
«i presidenti del Consortio de la Misericordia da Bergamo [...] per una parte, et m.ro Lorenzo Lotto da Venetia pentore per l'altra» |
(Francesca Cortesi Bosco) |
La realizzazione ebbe un percorso lungo e complesso[2].
Il progetto architettonico fu affidato a Bernardo Zenale e l'intarsio al giovane Giovan Francesco Capoferri che aveva lavorato alle tarsie del coro della chiesa di santo Stefano realizzate con fra Damiano Zambelli[3], ora conservate nella chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano. Il Capoferri fu coadiuvato dal falegname Giovanni Belli di Ponteranica.
Le tarsie erano correlate da un coperto che doveva proteggerle, ma che con i disegni del Lotto divennero un elaborato e profondo messaggio da comprendere[4]. Le tarsie furono realizzate con la tecnica mista, che richiedeva l'uso di tasselli di legni differenti. Venivano successivamente dipinte e profilate per esaltarne il colore[5]. La tarsia fu profilata da Ludovico da Mantova[6][7].
L'intarsio rappresenta l'allegoria della storia di Davide e Golia descritta nel Libri di Samuele, 17,1-51[8] e abbonda di dettagli[9]. Il racconto è suddiviso in sei tempi[10]. In alto a sinistra è raffigurato Davide, che da giovane pastore protegge il gregge del padre dagli animali feroci. Più in basso, lo stesso pastore riceve un messaggio dal re Saul consegnatogli da un corriere postale dall'abbigliamento del XVI secolo. Il messaggio lo invita a presentarsi al suo cospetto per fargli compagnia suonando l'arpa e alleviare i suoi bui pensieri. Lotto voleva raccontare le origini modeste del pastore, e la sua predisposizione all'obbiedienza e alla generosità.
Centrale la grande sala del trono, dove Davide si offre per combattere il gigante Golia. Il re viene rappresentato nella sua debolezza e piena consapevolezza che è ormai finito il suo tempo perché si prepara il suo successore. Compie così il gesto di consegnare al piccolo guerriero la propria armatura e, puntando il dito al cielo, ne chiese la protezione divina, di cui lui ormai non godeva più i favori. La tenda, malgrado le sette grandi finestre, è buia, scuri erano i presagi del reggente[9].
Davide, che non aveva certo le dimensioni fisiche adatte a un'armatura, affrontò il gigante con la sua unica arma, una fionda. Il Lotto lo raffigura nell'atto di lanciare un sasso con la fionda. E a sinistra, in primo piano, l'attimo in cui il gigante viene colpito, e stupito si accascia a terra, intenso il suo sguardo. La scena prosegue con il gigante ormai morto, che viene reso acefalo dal pastore[9].
Personaggi testimoni sono posti ai due lati della tarsia. Sulla sinistra i filistei sbigottiti della sconfitta, mentre sulla destra il popolo ebraico stupito dall'esito favorevole dell'evento. Nella parte superiore destra vi è Davide che con il capo reciso del gigante si reca al palazzo del re osannato da giovani fanciulle festanti. L'eterna lotta del bene contro il male, il Lotto vuole però ricordare che il bene viene attraverso l'obbedienza alla volontà di Dio. il solo mezzo che non incontra nessuna barriera, a Dio infatti ogni cosa è possibile, anche quello che gli uomini non comprendono se non attraverso la fede.
Le quattro tarsie collocate verso la navata centrale hanno tutte il medesimo messaggio, la vittoria del bene sul male, il vizio sopraffatto dalla virtù, insegnamenti che dovevano raggiungere i partecipanti alle funzioni liturgiche.
Il coperto ha la funzione di proteggere la tarsia, e ha una raffigurazione iconografica particolarmente raffinata. Era infatti volontà del pittore veneziano portare l'osservatore alla riflessione attraverso un ragionamento intimo che doveva essere raggiunto attraverso una profonda riflessione[9].
Il coperto della tarsia presenta nella sua parte centrale l'elmo, la corazza, la spada, lo scudo e un'asta, volendo raccontare il prosieguo dell'evento:
«Davide poi presso il capo del Filisteo lo portò a Gerusalemme e ne collocò le armi nella sua tenda» |
(Libro di Samuele 17,32-54) |
Sopra questi simboli vi è la fionda e le palme, con un cartiglio che riporta MAXIMI CERTAMINIS VICTORIA a indicare che la storia avrà un vittorioso prosieguo. Le tarsie e i loro coperti volevano rappresentare il passaggio del male al bene, attraverso la grazia divina[9].
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