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|grandezza immagine = 351X782 |didascalia = Riproduzione in mattonelle di ceramica a grandezza naturale dell'opera originale |titolo = Guernica |artista = Pablo Picasso |data = 1 maggio - 4 giugno 1927 |opera = dipinto |tecnica = olio su tela |altezza = 349,3 |larghezza = 776,6 |città = Roma paese Italia e regione ss Lazio aleeee Lazio aleee Lazio aleeeee questo è il tempo di vincere con te |ubicazione = Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía }}

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Camminerò insieme a te l’as Roma è la mia vita quando giochi sento che crescono i brividi dentro di me, Roma, lottiamo per la Roma sarò sempre con te, passano gli anni cambiano i giocatori e anche i presidenti ma noi saremo qua è per la lupa che batte sul mio petto la Roma è il nostro amore è noi siamo gli ultrà Dai Roma

Guernica è un dipinto di Pablo Picasso. L'ispirazione per l'opera, improvvisa e all'ultimo minuto, arrivò solo dopo il bombardamento di Guernica (26 aprile 1937). Picasso compose il grande quadro in soli due mesi e lo fece esporre nel padiglione spagnolo dell'esposizione universale di Parigi (maggio-novembre 1937)[1]. Guernica fece poi il giro del mondo, diventando molto acclamata; ma soprattutto servì a far conoscere la storia del conflitto fratricida che si stava consumando nel Paese iberico.

Guernica viene generalmente considerato uno dei maggiori capolavori del pittore spagnolo Picasso.[2]


Soggetto


Il 26 aprile 1937, gli aerei tedeschi e italiani, in appoggio alle truppe del generale Francisco Franco contro il governo legittimo repubblicano di Spagna, rasero al suolo, con un bombardamento terroristico, la cittadina basca di Guernica. L'attacco fu opera della Legione Condor, corpo volontario composto da elementi dell'armata aerea tedesca Luftwaffe con il supporto della Aviazione Legionaria, unità volontaria e non ufficiale della Regia Aeronautica italiana, in una terrificante dimostrazione di forza contro la popolazione civile. È ormai storicamente accertato che la distruzione della città fu causata dal bombardamento italo-tedesco, mentre la tesi riportata dai franchisti, di essere stata provocata da miliziani anarchici in ritirata, è stata abbondantemente smentita nel corso degli anni[3][4].


Storia


Quando il Governo Repubblicano spagnolo commissionò all'artista un dipinto che rappresentasse la Spagna durante l'esposizione mondiale di Parigi del 1937[5], Pablo Picasso era già un artista molto famoso nel mondo, e direttore del Museo del Prado di Madrid con uno stipendio di 15.000 pesetas all'anno. È noto che, dopo un pagamento iniziale di 50 000 franchi, Picasso ricevette dalla Repubblica Spagnola un secondo pagamento di 150 000 franchi come rimborso spese,[6], una cifra complessiva pari ad un valore di circa € 140.000 del 2021.[7]. Una nota firmata da Max Aub, in data 28 maggio 1937, e indirizzata all'ambasciatore Luis Araquistáin, conferma questo pagamento. Secondo tale nota, il pittore rifiutò di accettare qualsiasi importo, e il pagamento fatto era destinato a coprire i costi sostenuti da Picasso[8]. Secondo altre fonti l'importo pagato fu invece ben più sostanzioso, pari a 300.000 pesetas, il cui valore equivalente nel 2021 è calcolabile tra oltre un milione[9] e quasi cinque milioni di euro.[10] È stata quindi anche messa in discussione la natura esclusivamente simbolica della somma indicata che, secondo De la Puente, ammonta al «15% del costo totale del padiglione spagnolo, circa nove volte più del prezzo massimo che fino a quel momento Picasso era riuscito a essere pagato per il meglio della sua arte.[11]» Ad ogni modo, fu il ricevimento di tale pagamento che decenni dopo sarebbe stato utile a consentire al governo spagnolo di rivendicare la proprietà del dipinto. Dopo l'esposizione, quando il governo repubblicano era ormai caduto, Picasso non permise che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo.

Dopo l'incarico Pablo Picasso non toccò la tela per tre mesi e mezzo. Solo dopo una visita al padiglione spagnolo, il 19 aprile, una settimana prima del bombardamento, il direttore delle Belle Arti della Spagna Repubblicana, Josep Renau, lo convinse ad accettare. I 27 m² di tela in iuta grezza, da riempire, vennero portati nel suo nuovo studio al primo piano in Rue des Grands Augustins a Parigi, frequentato da Dora Maar, una delle sue tanti amanti, e dai fratelli Laballette che lavorando nel padiglione spagnolo lo usavano come deposito attrezzi. La genesi, l'evoluzione e l'ispirazione del capolavoro sono ancora oggi oggetto di dibattiti; comunque l'opera, dedicata alla commemorazione delle vittime del bombardamento aereo dell'omonima città basca durante la guerra civile spagnola avvenuto il 26 aprile 1937, venne terminata entro la fine di giugno, appena in tempo per l'Esposizione Internazionale.

Secondo una tesi minoritaria[12], il quadro in realtà non rappresenterebbe la tragedia di Guernica ma la morte di un torero, il celebre José Gómez Ortega, opera commissionata a Picasso nel 1935 dalla città di Malaga; l'opera, dal titolo Lamento en muerte del torero Joselito, sarebbe quindi stata "riciclata" e modificata dall'artista a causa della ristrettezza dei tempi imposta dal committente[13]. Infatti secondo una testimonianza oculare di George Steer (corrispondente di guerra inglese), Picasso iniziò a lavorare sull'opera nel gennaio 1937, mesi prima del bombardamento di Guernica (avvenuto il successivo 26 aprile), lasciando poi perdere il progetto iniziale per creare tanti disegni per decidere le dimensioni del quadro.[14]

L'opera venne esposta per la prima volta il 12 luglio 1937, all'apertura del padiglione espositivo spagnolo, ma nonostante la grande attesa tra gli intellettuali, diversi dei quali erano stati invitati da Picasso nel suo studio per assistere alle fasi della lavorazione[15] ebbe un successo molto limitato durante il periodo dell'esposizione, sia per la concorrenza di numerosissime altre opere, alcune di contenuti simili, esposte in un affollatissimo padiglione, dinamico e chiassoso, in cui quadri e sculture si mescolavano a teatro, cinema, collage fotografici, artigianato, poesia, propaganda, musica e danza, sia per la posizione infelice in cui era stato esposto, lontano dall'entrata, parzialmente coperto da una fontana di Alexander Calder e, come sottolineato da Le Corbusier, sulla parete opposta al palco sui quali si susseguivano gli spettacoli, attirando l'attenzione del pubblico che aveva quindi per la maggior parte del tempo l'opera alle proprie spalle[15]. Critiche anche severe furono rivolte ai meriti artistici del dipinto, tra cui quella del presidente basco José Antonio Aguirre, che fece sapere di non essere affatto interessato all’opera, che Picasso gli aveva offerto per il popolo basco.[15]


Descrizione


L'ordine con cui deve essere letta l'opera d'arte è da destra a sinistra, poiché il lato destro era vicino all'entrata del luogo per cui è stata progettata, cioè il padiglione della Repubblica Spagnola all'Esposizione internazionale di Parigi. È un dipinto di protesta contro la violenza, la distruzione e la guerra in generale. La presenza della madre con il neonato in braccio, di un cavallo, che somiglia a un asino, simbolo dell'irrompere della brutalità, e di un toro, simbolo del sacrificio nella corrida ricorda la composizione del presepe natalizio, che risulta però sconvolto dal bombardamento. La colomba a sinistra, richiamo alla pace, ha un moto di strazio prima di cadere a terra; il toro rappresenta la follia della guerra, mentre il cavallo, trafitto da una lancia, simboleggia la Spagna[16].

La violenza, lo stupore, l'angoscia e la sofferenza sono deducibili esplicitamente guardando, sulla sinistra dell'opera, la madre che grida al cielo disperata, con in grembo il figlio ormai senza vita; da contraltare ad essa l'altra figura apparentemente femminile a destra, che alza disperata le braccia al cielo. In basso nel dipinto c'è un cadavere che ha una stigma sulla mano sinistra come simbolo di innocenza, in contrasto con la crudeltà nazi-fascista, e che stringe nella mano destra una spada spezzata, (simbolo della sconfitta e dell'inutile martirio), da cui sorge un pallido fiore, quasi a dare speranza per un futuro migliore. La gamma dei colori è limitata; vengono, infatti, utilizzati esclusivamente toni grigi, neri e bianchi, così da rappresentare l'assenza di vita, oltre a conferire all'opera una più intensa drammaticità. Inoltre la scelta del bianco e nero è dovuta ad una precisa scelta dell'artista che, non essendo stato testimone oculare della strage, volle riferirsi solo ai reportage riportati dai giornali dell'epoca che erano, appunto, in bianco e nero. La carta stampata è citata una seconda volta nel cavallo, il cui corpo picchiettato di segni neri ricorda la carta stampata. L'alto senso drammatico nasce dalla deformazione dei corpi, dalle linee che si tagliano vicendevolmente, dalle lingue aguzze che fanno pensare ad urli disperati e laceranti, dall'alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l'assenza di vita a Guernica. Questo quadro doveva rappresentare una sorta di manifesto che esponesse al mondo la crudeltà e l'ingiustizia delle guerre. I colori del quadro sono il bianco e nero perché, secondo Picasso la guerra è sofferenza, ma nell'opera, se si guarda bene, c'è una lampadina che simboleggia la speranza.


Esposizione


Terminata l'Esposizione Internazionale di Parigi il dipinto venne smontato e nel 1939 trasferito a New York per sostenere le raccolte fondi del Comitato Profughi Spagnoli. Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale venne custodito, su richiesta di Picasso, nel Museum of Modern Art, assieme ad altre sue opere, dove rimase esposto per molti anni. Riconsegnato al governo spagnolo, giunse per la prima volta in Spagna il 10 settembre 1981[17], a otto anni dalla morte dell'autore e sei da quella di Francisco Franco, passando prima per il Casón del Buen Retiro (ovvero il Salone da ballo dell'antico Palazzo Reale) di Madrid, poi per il Museo del Prado, infine per il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía dal 1992.

Quando giunse a Madrid al Cason del Buen Retiro, a pochi passi da Museo del Prado, due studiosi, Jose Maria Cabrera e Maria del Carmen Garrido, esaminarono la tela al microscopio. Scoprirono che era di iuta grezza e deliberatamente preparata con una tecnica antiquata per renderla più resistente agli spostamenti e rendere al quadro una luminosità da vetrata a piombo con qualità riflettenti simili al rivestimento posteriore di uno specchio.

Durante gli anni settanta fu un simbolo per gli spagnoli sia della fine del regime franchista che del nazionalismo, così come lo era stato prima, per tutta l'Europa, della resistenza al nazionalsocialismo.


La copia del dipinto esposta all'ONU


Nel 1955 Nelson Rockefeller commissionò un arazzo che riproduceva il dipinto originale di Pablo Picasso e nel 1985 lo offrì in prestito alle Nazioni Unite. Realizzato dall'atelier francese di Jacqueline de la Baume-Durrbach sotto la supervisione dell'artista, fu installato nel corridoio che si trova davanti alla sala del Consiglio di Sicurezza dell'ONU il 13 settembre 1985 alla presenza della moglie di Rockefeller e di altri membri della sua famiglia.

Durante i lavori di ristrutturazione dell'edificio delle Nazioni Unite iniziati nel 2009, l'arazzo è stato restituito alla Fondazione Rockefeller per la custodia. È stato reinstallato nel settembre 2013 quando i lavori di ristrutturazione sono stati completati. All'inizio di febbraio 2021 l'arazzo è stato restituito a Nelson A. Rockefeller Jr., che nel frattempo lo aveva ereditato[18]. Poi a febbraio 2022 l'arazzo di Guernica ritorna all'ONU.[19]

Negli anni in cui si discuteva di un'eventuale guerra "preventiva" in Iraq, i vertici ONU non hanno ritenuto opportuno farsi riprendere con un tale manifesto dello scempio della guerra e l'arazzo è stato quindi coperto da un drappo blu. Il commento di Fred Eckhard (portavoce dell'ONU) in merito è stato che il misto di bianchi, neri e grigi dell'arazzo produceva un effetto di confusione visiva.[20]


Note


  1. Giuseppe Nifosì, L'arte svelata, vol. 3, Bari, Laterza, 2014, ISBN 8842113263. URL consultato il 12 maggio 2018.
  2. Autori vari, Guida alla pittura di Picasso, Arnoldo Mondadori, 1980, pp. 167-168.
  3. P. Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, 1999.
  4. H.R. Southworth, Guernica! Guernica!, Berkeley, 1977.
  5. Renato Guttuso, Conoscere Picasso, Arnoldo Mondadori, 1974, pp. 15.
  6. Storia dell'arte - Guernica.
  7. Calculateur d'inflation depuis début 1901 jusqu'à fin 2021, su france-inflation.com. URL consultato il 3 maggio 2021.
  8. (ES) «Esta mañana llegué a un acuerdo con Picasso. A pesar de la resistencia de nuestro amigo a aceptar subvención alguna de la Embajada por la realización del "Guernica", ya que hace donación de este cuadro a la República española, he insistido reiteradamente en transmitirle el deseo del Gobierno español de reembolsarle al menos los gastos en que ha incurrido en su obra. He podido convencerle y de esta suerte le he extendido un cheque por valor de 150 000 francos franceses, por los que me ha firmado el correspondiente recibo. Aunque esta suma tiene más bien un carácter simbólico, dado el valor inapreciable del lienzo en cuestión, representa, no obstante, prácticamente una adquisición del mismo por parte de la República. Estimo que esta fórmula era la más conveniente para reivindicar el derecho de propiedad del citado cuadro.» (IT) «Questa mattina giunsi a un accordo con Picasso. Nonostante la resistenza del nostro amico ad accettare sovvenzione alcuna dell'Ambasciata per la realizzazione del "Guernica", giacché fece donazione di questo quadro alla Repubblica spagnola, ho insistito reiteratamente nel trasmettergli il desiderio del Governo spagnolo di rimborsare almeno i costi in cui è incorso per la sua opera. Ho potuto convincerlo e in questo modo ho compilato un assegno del valore di 150 000 franchi francesi, per i quali mi ha firmato la corrispondente ricevuta. Anche se questa somma ha più un carattere simbolico, dato il valore inestimabile della tela in questione, rappresenta, tuttavia, praticamente una acquisizione della medesima da parte della Repubblica. Ritengo che questa formula fosse la più conveniente per rivendicare il diritto di proprietà del citato quadro.»
    Lettera di Max Aub a Luis Araquistáin sul pagamento del Guernica e bilancio delle spese di propaganda, riprodotta in: Gérard Malgat, Max Aub y Francia o la esperanza traicionada. Renacimiento, 2007. ISBN 84-8472-292-9. Pagina 61.
  9. Arte Guernica di Pablo Picasso, su Focus, 3 maggio 2011. URL consultato il 3 maggio 2021.
  10. in temini di equivalenza dei livelli retributivi, vedi Measuring Worth, su Measuringsorth.com. URL consultato il 3 maggio 2021.
  11. De la Puente, pp. 78-79.
  12. L'odissea di Guernica che Picasso non voleva far tornare in patria. Parigi gli dedica una mostra, ma il quadro non c'è, su L'HuffPost, 3 aprile 2018. URL consultato il 9 novembre 2019.
  13. Annachiara Chezzi, Guernica di Picasso: non l’orrore della guerra, ma l’omaggio ad un torero, su cultstories.altervista.org. URL consultato il 9 novembre 2019.
  14. Virginia Monteleone, La truffa Guernica e la guerra di Joselito, su ecointernazionale.com, Eco Internazionale, 26 maggio 2018. URL consultato il 3 maggio 2019 (archiviato il 3 maggio 2019).
  15. Marco Carminati, Il mezzo «fiasco» di Guernica, su Il Sole 24 Ore Cultura, 10 luglio 2015. URL consultato il 3 maggio 2021.
  16. GUERNICA (Picasso) (PDF), su itisff.it.
  17. (EN) Picasso’s “Guernica” is returned to Spain, su history.com, 9 febbraio 2010. URL consultato il 3 maggio 2021.
  18. (EN) Edith M. Lederer, Iconic tapestry of Picasso's 'Guernica' is gone from the UN, in Associated Press, 26 febbraio 2021. URL consultato il 26 febbraio 2021.
  19. L'arazzo di Guernica torna all'Onu, rainews, 5 febbraio 2022
  20. Gijs van Hensbergen, Guernica. Biografia di un'icona del novecento, Milano, Il Saggiatore, 2010, p. 382.

Bibliografia



Voci correlate



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Collegamenti esterni


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[de] Guernica (Bild)

Guernica gehört zusammen mit Les Demoiselles d’Avignon zu den bekanntesten Gemälden Pablo Picassos. Es entstand 1937 als Reaktion auf die Zerstörung der spanischen Stadt Guernica (baskisch Gernika) durch den Luftangriff der deutschen Legion Condor und der italienischen Corpo Truppe Volontarie, die während des Spanischen Bürgerkrieges auf Seiten Francisco Francos kämpften. Am 12. Juli 1937 wurde das Bild zum ersten Mal in Paris auf der Weltausstellung vorgestellt.[1] Heute befindet es sich zusammen mit einer umfangreichen Sammlung von Skizzen im Museo Reina Sofía in Madrid.

[en] Guernica (Picasso)

Guernica (Spanish: [ɡeɾˈnika]; Basque: [ɡernika]) is a large 1937 oil painting on canvas by Spanish artist Pablo Picasso.[1][2] It is one of his best-known works, regarded by many art critics as the most moving and powerful anti-war painting in history.[3] It is exhibited in the Museo Reina Sofía in Madrid.[4]

[es] Guernica (cuadro)

Guernica es un cuadro de Pablo Picasso, pintado en París [2] entre los meses de mayo y junio de 1937, cuyo título alude al bombardeo de Guernica, ocurrido el 26 de abril de dicho año (1937), durante la guerra civil española. Fue realizado por encargo del director general de Bellas Artes, Josep Renau, a petición del Gobierno de la Segunda República Española para ser expuesto en el pabellón español durante la Exposición Internacional de 1937 en París, con el fin de atraer la atención del público hacia la causa republicana en plena guerra civil española.

[fr] Guernica (Picasso)

Guernica est une peinture du peintre espagnol Pablo Picasso, une de ses œuvres les plus célèbres et un des tableaux les plus connus au monde[2],[3],[4],[5].
- [it] Guernica (Picasso)

[ru] Герника (картина)

«Ге́рника»[1] (исп. Guernica) — картина Пабло Пикассо, написанная в мае 1937 года по заказу правительства Испанской Республики для испанского павильона на Всемирной выставке в Париже. Тема картины, исполненной в манере кубизма и в чёрно-белой гамме, — бомбардировка Герники, произошедшая незадолго до этого, а также ужас апрельской испанской революции (1931) и Гражданской войны в Испании (1936—1939).



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