I vespri siciliani è il titolo di tre quadri realizzati da Francesco Hayez rispettivamente nel 1822, nel 1826-27 e nel 1846[1].
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I Vespri siciliani (III versione) | |
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Autore | Francesco Hayez |
Data | 1846 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 225×300 cm |
Ubicazione | Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma |
La prima versione dell'opera, che misura 150×200 cm, fu commissionata dalla marchesa Visconti d'Aragona e fu dipinta da Hayez a Milano, nello studio di Brera. Attualmente fa parte di una collezione privata[1].
La seconda versione, che misura 91×114 cm e anch'essa facente parte di una collezione privata, fu dipinta su commissione del conte Arese, da poco tempo uscito dal carcere[1].
Infine, la terza versione, che misura 225×300 cm, fu commissionata ad Hayez dal principe collezionista Vincenzo Ruffo, principe di Sant'Antimo[2]. In quell'occasione il pittore venne ospitato nella dimora napoletana della famiglia Ruffo e realizzò anche altre opere per questo committente[3], come il ritratto di Sarah Louise Strachan Ruffo, con protagonista la moglie del principe.
Oggi l'opera è conservata presso la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma[1].
L'opera di Hayez rappresenta il momento iniziale dei vespri siciliani, la rivolta popolare che si ebbe in Sicilia nel 1282 contro la dominazione degli Angioini francesi, nata da un'offesa che, in concomitanza con la funzione serale dei vespri del 30 marzo 1282, lunedì di Pasqua, sul sagrato della chiesa del Santo Spirito, a Palermo, un soldato francese di nome Drouet arrecò ad una nobildonna che stava uscendo di chiesa al termine del suo matrimonio[4][5][6].
A seguito poi della ventennale guerra che ne derivò, il dominio sull'isola passò agli spagnoli della casa aragonese[6].
Tutte e tre le versioni dell'opera, dipinte a olio su tela, mostrano il momento in cui Drouet è ucciso, trafitto dalla sua stessa spada, sottrattagli dal fratello della nobildonna[7].
L'opera ha una connotazione molto descrittiva, ma, secondo alcuni, povera di profondità emotiva[6]. Tutte le figure sono rappresentate come se fossero in una quinta teatrale, con pose statiche[7]. Ciò nonostante, la rappresentazione non è statica nel suo complesso, dando anzi la sensazione della concitazione del momento, grazie all'utilizzo delle linee diagonali e dei movimenti delle pieghe degli abiti[7].
Nell'opera si manifestano ancora gli effetti della pittura storica neoclassica di Jacques-Louis David[6]. Lo stesso dipinto è realizzato in stile neoclassico, con tratti precisi, utilizzo del chiaroscuro per dare profondità alla scena e un'immagine nel complesso molto chiara[6].
Gli unici aspetti dell'opera che la fanno inquadrare all'interno dell'orizzonte romantico sono il soggetto, una storia di epoca medievale (XIII secolo), e il significato, che Hayez fa trasparire. Hayez dipinse, infatti, questa opera in pieno Risorgimento. Il quadro pertanto si trovava ad assumere il significato simbolico della rivolta contro lo straniero (fosse esso francese, austriaco o spagnolo) finalizzata all'unificazione dell'Italia[6].
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