Il mercato delle schiave[1] o Vendita di schiavi al Cairo (Vente d'esclaves au Caire) è un dipinto a olio su tela del 1871 dell’artista francese Jean-Léon Gérôme, attualmente conservato nel Cincinnati Art Museum.[2]
Il mercato delle schiave | |
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Autore | Jean-Léon Gérôme |
Data | 1871 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 59,7×74,9 cm |
Ubicazione | Cincinnati Art Museum, Cincinnati |
La schiavitù ed i mercati di schiavi erano ancora presenti in Egitto nel 1870, quando Gérôme viaggiò in Oriente. Egli vide dal vivo uno di questi mercati e decise di raffigurare in un dipinto questo commercio crudele di esseri umani, in un misto di pietà e lussuria.[3] Una versione ridotta del dipinto è stata esposta alla mostra Le Modèle noir, de Géricault à Matisse, svoltasi al Museo d'Orsay di Parigi dal 26 marzo al 21 luglio 2019.[4][5]
Il dipinto raffigura un mercato di schiave situato in una strada del Cairo. Un gruppo di donne, pronte ad essere vendute, si trova davanti ad un muro, mentre dalla finestra si affaccia una guardia che le osserva da vicino. Le schiave sono sporche di polvere ed i loro corpi sono ricoperti di stracci. Quasi tutte le donne sono sdraiate sopra un tappeto lungo il marciapiede della strada, tranne due: una donna che regge tra le braccia il proprio bambino ed una donna nuda, coperta solo dai lunghi capelli neri. Gérôme, essendo un pittore orientalista, intendeva raffigurare sia la disperazione delle schiave, nell'attesa di essere vendute, sia le pose sensuali dei personaggi ed il nudo estetico.[3] Il tema della schiavitù verrà ripreso in altri due dipinti dello stesso artista, entrambi ambientati nell'antica Roma.[6]
Del dipinto esiste una seconda versione, più piccola, risalente al 1873. In questa versione ai piedi della donna nuda a sinistra sono presenti una donna mora ed una bertuccia, mentre alla finestra si nota un pappagallo. Questa versione ridotta del dipinto viene descritta dallo scrittore Giovanni Faldella nel suo libro A Vienna. Gita con il lapis:
«Del sullodato Jerôme (sic) abbiamo un nudo, che non è sensuale, ma intellettuale e morale, anzi fa piangere. S'intitola: A vendre. È una mora messa al mercato, una creatura umana, composta della stessa pasta dei pontefici e degli imperatori, una donna che potrebbe e vorrebbe essere figliuola, sposa e madre, e non sarà nulla di tutto questo, non sarà famiglia, non sarà ciò che tutti i frantumi di umanità hanno diritto di essere, sarà schiava. A' suoi piedi c'è un moro, ma non consapevole della sua abbiezione, anzi felice per il fiore rosso che pavoneggia nella sua testa cresposa: daccanto un bertuccino serio ciarlatanescamente come un giudice in funzione, e poi più lieto di tutti un pappagallo tremendamente azzurro e troppo caro al padrone per correre pericolo di essere venduto.» |
(Giovanni Faldella, A Vienna. Gita con il lapis[7]) |
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