La balançoire o L'altalena è un dipinto del pittore francese Pierre-Auguste Renoir, realizzato nel 1876 e conservato al museo d'Orsay di Parigi.
La balançoire | |
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Autore | Pierre-Auguste Renoir |
Data | 1876 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 92×73 cm |
Ubicazione | Musée d'Orsay, Parigi |
Il tema dell'altalena ha una lunga tradizione figurativa, elaborata soprattutto nel corso dalla pittura rococò (trovando una delle sue espressioni più compiute nel dipinto L'altalena di Fragonard). Per Renoir questa tematica è un meraviglioso pretesto per raffigurare figure umane che si immergono nella natura e per descrivere i colori che i loro corpi illuminati assumono attraverso le foglie.[1]
Il dipinto, realizzato en plein air nel giardino dello studio di rue Cortot, è di grande freschezza e spontaneità, a tal punto che sembra quasi un'istantanea fotografica. A destra della composizione troviamo un uomo appoggiato a un tronco d'albero, una fanciulletta che osserva divertita l'allegra scenetta e un altro signore visto di spalle. Quest'ultimo sta parlando alla sua amica, una giovane donna mollemente appoggiata a un'altalena: probabilmente la conversazione verte su un argomento delicato, tanto che la ragazza distoglie lo sguardo e lo rivolge timidamente altrove, in preda a uno spontaneo accesso di imbarazzo. Per questo quartetto di persone hanno posato Jeanne Samary (una giovinetta di Montmartre), Edmond (fratello del pittore), e il pittore Norbert Goeneutte.[2] La presenza delle quattro figure in primo piano viene reiterata nel quartetto di persone sullo sfondo: siamo dunque in presenza di una festa in campagna (lo si capisce anche dall'ambientazione della scena, che prende luogo in un bosco).
Quello che colpisce in La balançoire è soprattutto il complesso tessuto luministico che gioca con le zone di ombra e di luce. Renoir, infatti, dipinge con grande maestria i fulcri di luce solare che, filtrati dal fogliame degli alberi, dilagano sulla superficie pittorica e si imprimono sui corpi delle figure. Ciò succede soprattutto nella lunga veste bianca della donna, animata da chiazze di ombra e da improvvise accensioni luminose, a seconda di come sia disposta la vegetazione soprastante. Anche la tecnica concorre a fomentare questa mobilità luminosa: Renoir, infatti, impiega una tavolozza giocata sulle armonie dei blu e dei gialli adotta una pennellata molto minuta, che frammenta la luce in tante piccole macchie di colore, creando così un effetto di dirompente gioiosità.[1]
La balançoire, seppur violentemente osteggiata dalla critica, colpì molto lo scrittore realista Émile Zola, il quale nel romanzo Una pagina d'amore sembra riproporre forse inconsciamente la situazione raffigurata nella tela renoiriana:
(FR)
«Elle portait une robe grise, garnie de noeuds mauves ... Ce jour-là, dans le ciel pâle, le soleil mettait une poussière de lumière blonde. C'était, entre les branches sans feuilles, une pluie lente de rayons» |
(IT)
«Indossava una veste grigia guarnita di nodi malva, quel giorno nel cielo pallido il sole immetteva una polvere bionda; fra i rami spogli una pioggia lenta di raggi» |
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