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La grande odalisca (La grande odalisque) è un dipinto a olio su tela (91×162 cm) di Jean-Auguste-Dominique Ingres, realizzato nel 1814 e conservato dal 1899 nel museo del Louvre di Parigi.[1]

La grande odalisca
AutoreJean-Auguste-Dominique Ingres
Data1814
Tecnicaolio su tela
Dimensioni91×162 cm
UbicazioneMuseo del Louvre, Parigi

Storia


Dettaglio del volto dell'Odalisca
Dettaglio del volto dell'Odalisca

Sebbene sia stata pesantemente criticata per le sue fattezze sproporzionate al Salon del 1819, anno della sua prima esposizione, l'opera ricevette un consenso unanime positivo dopo un arco di tempo di circa dieci anni.[2]

Riferendosi al dipinto il professore d'arte Robert Rosenblum la definì:[3]

«Una pigra creatura dell'harem, i cui piedi non sono mai stati segnati o sporcati dall'uso, l'odalisca è presumibilmente in mostra passiva per il nostro diletto... Giace reclinata nel lusso ovattato, carezzata da rasi, sete, pellicce e piume.»

Louis de Cormenin la descrisse in questo modo:[4]

«...lei volta verso lo spettatore una testa incurante con la consapevolezza di essere bella. Lei non è nuda per insolenza, ma per tranquillità e serenità... Senza lacrime di rimorso, senza modestia e senso di allarme, lei aspetta... la sua bellezza non la stimola...»

Charles Lenormant dichiarò invece:[4]

«Sorprendentemente bella da un punto di vista puramente materiale, così fiera di sé, e così distaccata sia con il presente che con il futuro»

Come messo in evidenza dalla scrittrice Fatema Mernissi, la donna di Ingres è nuda, sebbene le vere odalische fossero sempre vestite.[3] Ciò è stato interpretato, criticamente, come il risultato di una visione distorta e lasciva che l'Occidente aveva, durante l'Ottocento, nei confronti di culture distanti, quali quella islamica.[5]


Descrizione e stile


Raffaello Sanzio, La Fornarina, dettaglio (tra il 1518 e il 1519); olio su tavola, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma
Raffaello Sanzio, La Fornarina, dettaglio (tra il 1518 e il 1519); olio su tavola, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

Il dipinto raffigura una donna sdraiata, nuda, di spalle, che volge il viso verso lo spettatore: un'odalisca[6] in un harem nell'atto di agitare un ventaglio di piume di pavone. La donna è adagiata languidamente su un letto di stoffa azzurra, ove sono appoggiati una pelliccia bruna, un cuscino, una coperta gialla, un lenzuolo bianco e dei gioielli; all'estrema destra, vi sono invece un bruciaprofumi e una lunga pipa. Se si esclude il suo turbante, l'odalisca ritratta è completamente nuda e voltata di schiena, e descrive con il proprio corpo una flessuosa mezzaluna rosata; viene ripresa nel momento stesso in cui ruota la testa per osservare lo spettatore. La pelle della figura femminile risalta dal fondo scurissimo della stanza, parzialmente coperto da una tenda azzurra ricamata che tuttavia lascia intravedere il muro di fondo e due grandi bauli.[3]

L'opera segue i principi della pittura neoclassica, quali la precisione "classica" della forma, e quelli del manierismo, come dimostrano le dimensioni volutamente sproporzionate del soggetto: le sue anche sono infatti troppo grandi mentre il collo è estremamente lungo. La lunghezza del suo corpo, dovuta all'aggiunta di tre vertebre, rende la figura più voluttuosa e sensuale. Il pittore fu inoltre ispirato agli ideali di perfezione concepiti da Raffaello Sanzio.[2] Nonostante queste premesse, La grande odalisca segnò il primo avvicinamento del pittore al romanticismo, dal quale riprese il gusto per l'esotico.[7]

Il dipinto cita numerose altre opere: la testa dell'odalisca riprende i soggetti femminili tratti dallo Sposalizio della Vergine e dalla Madonna del Belvedere di Raffaello, mentre la posizione della donna cita il tema della Venere distesa, come Venere di Urbino di Tiziano, dalla quale Ingres riprese il materasso semidisfatto, analogamente a come fece, anni dopo, Manet nella sua Olympia. In particolare la posa di spalle ricorda la Venere Rokeby di Diego Velázquez, con la quale ha in comune anche le deformazioni anatomiche. Sempre da un'opera di Raffaello, La Fornarina, Ingres riprese in controparte il turbante e il gioiello della donna,[7] mentre la presenza di combinazioni di colori freddi, gli arti estesi della donna e la sua testa piccola omaggiano il Parmigianino.


Note


  1. Giovanna Magi, Il grand Louvre e il Museo d'Orsay, Bonechi, 1992, p. 24.
  2. Jesse Bryant Wilder, Art History For Dummies, Wiley Publishing, 2007, pp. 234-235.
  3. Fatema Mernissi, L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000, pp. 83-85.
  4. Andrew Carrington Shelton, Ingres and His Critics, Cambridge University Press, 2005, pp. 79, 173, pag. 197, 201.
  5. Claudio Lo Jacono, Islamismo, Giunti, 1997, p. 74.
  6. L'odalisca era una schiava degli harem.(Ingres, Marco Fabio Apolloni, Giunti, 1994, pag. 26)(Art History For Dummies, Jesse Bryant Wilder, Wiley Publishing, 2007, pag. 234-235)
  7. Marco Fabio Apolloni, Ingres, Giunti, 1994, p. 26.

Bibliografia



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[en] Grande Odalisque

Grande Odalisque, also known as Une Odalisque or La Grande Odalisque, is an oil painting of 1814 by Jean-Auguste-Dominique Ingres depicting an odalisque, or concubine. Ingres' contemporaries considered the work to signify Ingres' break from Neoclassicism, indicating a shift toward exotic Romanticism.

[es] La gran odalisca

La gran odalisca es un cuadro de Dominique Ingres. Obra orientalista pintada en 1814 representa a una mujer desnuda. Se trata de un cuadro al óleo de forma apaisada, que mide 91 centímetros de alto y 162 de ancho. Actualmente se conserva en el Museo del Louvre de París, en Francia.

[fr] La Grande Odalisque

La Grande Odalisque est un tableau de Jean-Auguste-Dominique Ingres peint en 1814 sur une commande de Caroline Murat, sœur de Napoléon Ier et reine consort de Naples (commande non payée pour cause de chute de l'Empire)[1].
- [it] La grande odalisca

[ru] Большая одалиска

«Большая одалиска» (фр. La grande odalisque) — картина французского художника Жана Энгра.



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