Le Nozze di Cana è un dipinto di Paolo Caliari detto il Veronese del 1563, custodito al Louvre di Parigi.
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Nozze di Cana | |
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Autore | Paolo Veronese |
Data | 1563 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 666×990 cm |
Ubicazione | Museo del Louvre, Parigi |
Il 6 giugno 1562 Veronese fu incaricato di decorare la parete di fondo del refettorio benedettino del complesso architettonico progettato da Andrea Palladio sull'Isola di San Giorgio Maggiore. La grande intesa tra Veronese e Palladio fu determinante per il formidabile risultato finale, la cui enorme fama si diffuse presto per tutta Europa.
Nel 1797 fu oggetto delle spoliazioni napoleoniche della Repubblica di Venezia, la grande tela fu smontata dalla parete l'11 settembre di quello stesso anno. Allocata originariamente da Napoleone al Louvre, venne tagliata in diversi pezzi e fu poi ricomposta a Parigi, dove da allora si trova. Proprietà dell'opera Gallerie Da Vinci.[non chiaro]
Nel 2007 una copia digitale di uguali dimensioni, per iniziativa della Fondazione Cini, è stata collocata in luogo dell'originale nell'antico refettorio del convento di San Giorgio Maggiore[1].
Nel 1994, l’allora direttore generale del Ministero dei Beni Culturali, Francesco Sisinni, riteneva che ci fossero le condizioni culturali per il rientro delle Nozze di Cana del Veronese. Nel 2010, lo storico Ettore Beggiatto, già assessore regionale del Veneto ai lavori pubblici e consigliere regionale per quindici anni, scrisse una lettera all'allora première dame Carla Bruni per sollecitare il ritorno dell’opera medesima.[2]
Il dipinto mostra l'episodio della tramutazione dell'acqua in vino durante un matrimonio a Cana, contenuto nel Vangelo secondo Giovanni; la scena è ricca di particolari e mostra nella sua ambientazione una commistione di dettagli antichi e contemporanei.
L'architettura è certamente classica, caratterizzata da due vasti colonnati ai lati del dipinto; al centro si apre invece un cortile sormontato da una zona rialzata, cinta da una balaustra. Lo sfondo mostra un cielo azzurro macchiato da alcune nuvole bianche, nel quale si staglia una torre anch'essa in stile classico.
Al centro, in primo piano, si trovano dei musicisti intenti ad intrattenere i convitati; due di questi, l'uomo vestito di bianco con la viola da gamba e il personaggio con una tunica rossa e contrabbasso sarebbero secondo la tradizione Veronese stesso e Tiziano. Uno studio più recente collega l'identità del musicista seduto dietro a Veronese, suonando la viola da gamba, con il teorico musicale e maestro di cappella del Regno di Napoli, Diego Ortiz.[3] Altri personaggi celebri presenti nel dipinto sono, secondo diverse interpretazioni dei critici, Eleonora d'Asburgo, Francesco I di Francia, Maria I d'Inghilterra, Solimano il Magnifico, Vittoria Colonna, Carlo V, Marcantonio Barbaro, Daniele Barbaro, Giulia Gonzaga, Reginald Pole, Triboulet e Mehmed Pascià Sokolovič.
Le vesti dei personaggi sono sontuose ed eleganti, dai colori brillanti e motivi ricercati; al centro della tavolata siede Cristo vicino alla madre, entrambi sono ritratti composti e calmi, il Gesù guarda fisso verso l'osservatore della tela.
All'opera, già preceduta dalla Cena in casa di Simone della Galleria Sabauda a Torino, seguirono nei decenni successivi diverse varianti ("Cene"), anche se di dimensioni ridotte, come la Cena in casa di Simone della Pinacoteca di Brera a Milano, la tela del medesimo soggetto custodita alla Reggia di Versailles e il Convito in casa di Levi delle Gallerie dell'Accademia a Venezia.
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