art.wikisort.org - Pittura

Search / Calendar

L'Ultima Cena è un dipinto a olio su tela di 215x750 cm realizzato nel 1582 dal pittore italiano Alessandro Allori.

Ultima Cena
AutoreAlessandro Allori
Data1582
Tecnicaolio su tela
Dimensioni215×750 cm
UbicazionePalazzo della Ragione, Bergamo

Storia


L'opera venne commissionata ad Allori nel 1580 da don Calisto Solari, Abate del monastero Vallombrosano di Astino.

Il soggetto, ovvero l'ultima cena, venne specificatamente richiesto dall'abate, dato che il luogo della collocazione finale del dipinto era il refettorio dove i monaci consumavano i loro pasti ascoltando i versi della sacra Bibbia[1]. La scena rappresentata è una delle scene più famose raccontate dai vangeli e maggiormente raffigurate nella storia dell'arte. In questo caso l'evento raffigurato nella tela è duplice: Gesù ha da poco detto agli apostoli “Uno di voi mi tradirà” a cui segue l'immagine del dipinto dove Giovanni chiede “Chi è il traditore” e in risposta Gesù dice “È colui per il quale attingerò un boccone e glielo darò”[1].

L'Allori, all'epoca a Firenze, eseguirà due versioni identiche dello stesso cenacolo, entrambe datate 1582, una la tela in questione, inviata poi l'anno dopo a Bergamo[1] e la seconda in affresco all'interno del refettorio del monastero del Carmine a Firenze[2].

La versione inviata a Bergamo rimase nel refettorio fino al 1798, quando per volontà del neo governo napoleonico cisalpino venne decisa la soppressione del convento con conseguente confisca di tutti i beni. L'opera rimase comunque in Lombardia, venendo collocata nel salone del municipio di Bergamo che all'epoca era in Città Alta.
Nell'Ottocento la tela venne spostata nel salone delle Capriate all'interno del palazzo della Ragione finendo però per essere dimenticata[3] e andando in abbandono e degrado[1].

Tra il 2012 e il 2013 la tela viene sottoposta a un importante restauro grazie alla Fondazione Creberg del Credito Bergamasco. L'intervento ha permesso di riportare la tela al suo splendore originale, eliminando le ridipinture e gli strati anneriti in superficie che ne alteravano i colori originali, permettendo di ritrovare l'originale cromia e di poter studiare l'opera, dando modo di apprezzare aspetti figurativi e qualità pittoriche molto alte[4][5], testimoniate tra l'altro da un documento coevo al dipinto che descrive il modus operandi dell'artista[6].


Descrizione e stile


Andrea del Sarto Ultima cena affresco, 1525 - Convento di San Salvi, Firenze
Andrea del Sarto Ultima cena affresco, 1525 - Convento di San Salvi, Firenze
L'Ultima cena al Carmine di Firenze
L'Ultima cena al Carmine di Firenze

La tela, di grandi dimensioni, è datata e firmata dall'artista sulla base a sinistra del grande tavolo ALEXANDER BRONZINUS ALLORIUS CIVIS FLOR PINGEBAT A.S. MDLXXXII D.C. ABATE[4].

La scena viene qui rappresentata con al centro della tavola Gesù, affiancato alla sua destra da Giuda e alla sua sinistra Giovanni e a seguire gli altri apostoli, concentrando l'attenzione dell'episodio raccontato soprattutto nella gestualità del terzetto centrale (Giuda – Gesù – Giovanni)[1].

La composizione iconografica utilizzata dall'Allori nella tela per il monastero di Astino prende spunto da un'altra celebre opera dal medesimo soggetto, l'affresco dell’Ultima Cena di Andrea del Sarto, eseguito nel refettorio del convento di San Salvi a Firenze nel 1525 circa.

L'Allori si ispirerà all'affresco soprattutto per la scelta delle pose degli apostoli nel versante destro della tavolata, dove vengono seguite anche le stesse scelte cromatiche di Andrea del Sarto per le vesti, mentre per il lato sinistro dell'opera (anche se non nella sua totale impostazione) risulta diversa.
Per concentrare maggiormente l'attenzione sulle figure l'Allori decide di differenziare anche lo sfondo inserendo, come nel refettorio bergamasco, scranni lignei dalla scura tonalità, che ne fanno maggiormente emergere i colori brillanti delle vesti degli apostoli e l'evento rappresentato[1].

Se nell'ultima cena di Andrea del Sarto la tavola era abbastanza spoglia e semplice, l'Allori qui dipinge una tavola molto dettagliata e raffinata: la tovaglia, finemente descritta fin nelle sue pieghe, è imbandita con maioliche finemente decorate con strumenti musicali (tipica produzione delle botteghe artigiane di Urbino contemporanee al pittore) così come da bicchieri di manifattura veneziana, ma soprattutto da una serie di alimenti ed elementi vegetali, studiati dagli erbari dipinti da Jacopo Ligozzi per i Medici, dal significato profondamente simbolico[1][7].


Simbologia


La tavola, isolata da contesto della scena, può definirsi un quadro nel quadro, una vera e propria natura morta dettagliata e perfettamente dipinta, ricca di elementi simbolici e allegorie che iconograficamente sono a richiamo della Passione di Gesù e del Sacrificio Eucaristico, dove assente è l'agnello e viene qui "imbandita" seguendo il rito pasquale ebraico[7].


Note


  1. AA VV, p.4.
  2. Cenacolo di Santa Maria del Carmine, su mybestflorence.com. URL consultato il 31 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2013).
  3. «L'Ultima Cena» di Allori in scena al Credito Bergamasco, su ecodibergamo.it. URL consultato il 23 giugno 2020.
  4. AA VV, p.6.
  5. Bergamosera, su bergamosera.com. URL consultato il 22 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2013).
  6. Lo spettacolo del colore nell'Ultima Cena del Bronzino, su Culturaitalia. URL consultato il 23 giugno 2020.
  7. AA VV, p.5.

Bibliografia


Portale Pittura: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di pittura



Текст в блоке "Читать" взят с сайта "Википедия" и доступен по лицензии Creative Commons Attribution-ShareAlike; в отдельных случаях могут действовать дополнительные условия.

Другой контент может иметь иную лицензию. Перед использованием материалов сайта WikiSort.org внимательно изучите правила лицензирования конкретных элементов наполнения сайта.

2019-2025
WikiSort.org - проект по пересортировке и дополнению контента Википедии