Il giovane Adone non sembra poi così appagato dall'amore di Venere se, al primo sporgere dell'aurora, lascia la bella amante per andare a caccia con i cani. Tra poco sarà ucciso dal cinghiale e alla dea non resterà che piangerlo. Ennesima replica del soggetto di cui Tiziano lasciò varie versioni.
Storia
È una delle numerose versioni che Tiziano dipinge per rappresentare la vicenda di Venere e Adone e il loro sfortunato amore. Ciò che interessa all'artista è la rappresentazione molto personale del mito: la caccia, metafora della vita, è pericolosa e può essere sfortunata[1]: a nulla vale per l'uomo il rapporto col dio, anzi spesso è foriero di sciagure[2].
Questa interpretazione molto personale non necessariamente incontrava i gusti dell'epoca[1]. Ecco perché Tiziano, a partire dagli anni '50 del XVI secolo lavorerà in esclusiva per Filippo II o terrà per sé i quadri che neanche l'imperatore vorrà[3]. Questo soggetto, tuttavia, doveva aver riscosso un notevole successo se, come già avvenuto per Danae[4] ed altre tele, Tiziano ne ricaverà un cartone e una serie di repliche più o meno fedeli all'originale, conservato nel Prado di Madrid[5].
Il racconto da cui prende origine il quadro è di Ovidio[6] e racconta del giovane Adone di cui si innamora Venere: un cinghiale lo sventrerà spietatamente.
Particolari Venere e Adone - Madrid
Particolari Venere e Adone - New York
Analisi
Le versioni del Venere e Adone possono essere divise in due tipi generali: il tipo «Prado», dalla tela conservata in quel museo, e tipo «Farnese», da una tela perduta dipinta per la famiglia Farnese. Il quadro conservato nel Metropolitan appartiene a questa seconda tipologia.
Le più importanti differenze con la versione del Prado sono
la scena è più angusta, il paesaggio circostante meno aperto;
è presente un arcobaleno in cielo;
i cani al guinzaglio sono due e non tre;
il personaggio di Adone sembra un adolescente;
la spalla destra di Adone è coperta;
Cupido non dorme ed è ben attento a seguire la scena;
tecnicamente la superficie appare meno omogenea e luminosa; la pennellata è più incerta, i contorni più vaghi.
In effetti questa versione, che probabilmente risale ad una decina d'anni dopo quella del Prado, presagisce già la produzione dell'ultimo Tiziano, larghe e rapide pennellate, guizzi di luce, impressionismo ante litteram.
Note
Gentili A., Tiziano, Giunti, Firenze, 1998
Gibellini C. (a cura di), Tiziano, RCS Skira, Milano, 2003
Erwin Panofsky, Tiziano. Problemi di iconologia, Marsilio, Venezia, 1969
Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV, XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi, Volume secondo, New York, 1976
Gentili A., Tiziano, Firenze, 1990
Brock M., Titian et Veronese: Adonis à l'epreuve de Venus, in Andromede ou le heros a l'epreuve de la beautè, Parigi, 1996
Gentili A., Tiziano, Giunti, Firenze, 1998
Gentili A., Corpo femminile e sguardo maschile, in Il nudo nell'arte, Roma, 2002
Gibellini C. (a cura di), Tiziano, RCS Skira, Milano, 2003
Fazzini A., Venere che trattiene Adone, in Grandi Musei del mondo, 10, 2004
Altre versioni
Tiziano Vecellio, Venere e Adone, 1553 ca, Madrid, Museo del Prado
Tiziano Vecellio, Venere e Adone, 1555, Londra, National Gallery
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