Giuseppe Tambroni (Bologna, 8 settembre 1773 – Roma, 22 gennaio 1824) è stato un archeologo, critico d'arte e diplomatico italiano, al servizio del Regno Lombardo-Veneto.
Di umile famiglia originaria di Castione de' Baratti nel Parmense,[1] Giuseppe Tambroni, fratello della celebre ellenista Clotilde, a venti anni, nel 1793, venne nominato dal senato bolognese archivista paleografo della città.
Nel 1797, entusiasta delle idee francesi, si recò a Milano, diventando ambasciatore; dal 1799 dovette invece ritirarsi in Francia, a Chambéry, dove si sposò.
Tornò a Milano nel 1805, come addetto del ministero degli affari esteri del Regno d'Italia, mentre nel 1807 fu chiamato dal principe Eugenio a lavorare per la determinazione dei confini tra l'Italia e l'Austria. Dal 1809 venne nominato prima console a Livorno, poi a Civitavecchia, con la possibilità di risiedere nella città eterna, dove ebbe occasione di conoscere e di ospitare Antonio Canova.
Dal 1814, spogliato di tutti gli incarichi pubblici, si occupò di cultura, fondando il Giornale arcadico, dove pubblicò numerosi articoli sulle belle arti e dalle colonne del quale tentò, invano, di realizzare un'accademia per i giovani artisti del Regno Lombardo-Veneto.
Si occupò di topografia antica e di archeologia, compiendo ricerche e scavi, in particolare, nella Campagna romana. Il suo nome è legato, maggiormente, alla scoperta e alla prima pubblicazione del Trattato della pittura di Cennino Cennini e di una biografia di Antonio Canova.
Fu socio onorario di diverse Accademie italiane e straniere.
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