Stefano Tumidei (Forlì, 15 agosto 1962 – Bologna, 9 maggio 2008) è stato un critico d'arte italiano.
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Figlio dell'architetto Eolo Tumidei, nasce a Forlì il giorno di Ferragosto del 1962. Nel 1986 si laurea presso l'Università di Bologna con Anna Maria Matteucci con una tesi su Melozzo da Forlì e la pittura romagnola della fine del Quattrocento. Dopo un anno come borsista a Firenze presso la Fondazione Roberto Longhi, prosegue gli studi a Bologna. Nel 1990 consegue il diploma di perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna con Anna Ottani Cavina con una tesi su Antonio Trentanove e la scultura del Settecento in Romagna e poi nel 1993 consegue il dottorato con una tesi su Melozzo da Forlì: la fortuna critica, l'abside dei Santi Apostoli e il problema della formazione. Nell'anno scolastico 1993-1994 insegna Storia dell'Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1994 al 2000 lavora come conservatore presso i Musei civici d'arte antica di Bologna, partecipa alla redazione della rivista “Arte a Bologna. Bollettino dei Musei Civici d’Arte Antica”, si occupa di didattica e promozione e come responsabile del Museo Civico d’Arte Industriale Galleria Davia Bargellini, predispone nuove sezioni e restauri delle opere esposte. Nel 1995 la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara lo nomina ispettore onorario e nello stesso anno inizia ad insegnare Metodologia della ricerca storico-artistica presso l'Università di Bologna nella sede di Ravenna. Nel 1999 inizia la sua collaborazione con la Fondazione Federico Zeri occupandosi della catalogazione informatizzata della fototeca, ideando e organizzando mostre. Dal 2000 è ricercatore in storia dell'arte moderna a Ravenna, presso la Facoltà di Beni culturali dell'Università di Bologna. Studioso della pittura della fine del Quattrocento e della scultura del Sei-Settecento in Emilia e in Romagna, in particolare si è occupato di Melozzo da Forlì e Antonio Trentanove.
Nel 2009 è stato donato il suo archivio fotografico alla Fondazione Federico Zeri[1].
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