La scultura lunga sei metri mostra un gruppo di 140 migranti e rifugiati su una barca. Gli abiti che indossano indicano la loro origine da diverse culture e momenti storici. Ad esempio, c'è un ebreo che fugge dalla Germania nazista, un siriano che abbandona la guerra civile siriana e un polacco che sfugge allo stato socialista.[1] L'autore dell'opera ha dichiarato che "voleva mostrare i diversi stati d'animo ed emozioni coinvolti nel viaggio di un migrante". In precedenza, l'artista aveva già realizzato sculture di un tema simile come Gesù senza casa.[2] Ci sono due ali d'angelo, con le quali l'autore suggerisce che aiutare un migrante è come aiutare un angelo.[3] L'ispirazione dell'artista è stata una citazione dalla Bibbia, in particolare Ebrei 13: 2, in cui dice: «Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli».[4]
L'idea della scultura, avuta nel 2016, è stata del cardinale Michael Czerny, canadese e sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Proprio tra le persone rappresentate sulla nave vi sono i genitori del cardinale, emigrati in Canada dalla Cecoslovacchia.[5] La scultura è stata finanziata da una famiglia di immigrati del nord Italia, la famiglia Rudolph P. Bratty.
Il 29 settembre 2019, 105ª Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati, papa Francesco e quattro rifugiati provenienti da varie parti del mondo hanno inaugurato la scultura. In quell'occasione il pontefice ha affermato che la scultura dovrebbe servire «a ricordare a tutti la sfida evangelica dell'ospitalità».[6]
Vi è una riproduzione più piccola di circa un metro e mezzo, che sarà installata in modo permanente nella basilica di San Paolo fuori le mura di Roma.[4][7]
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