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La Chimera di Arezzo è un bronzo etrusco, probabilmente opera di un'équipe di artigiani attiva nella zona di Arezzo, che combinava modello e forma stilistica di ascendenza greca o italiota all'abilità tecnica fornita da maestranze etrusche[1]. È conservata presso il Museo archeologico nazionale di Firenze, ha altezza di 78,5 cm. e lunghezza di 129 cm. È il simbolo del Quartiere di Porta del Foro, uno dei quattro quartieri della Giostra del Saracino di Arezzo.

Chimera di Arezzo
Autoresconosciuto
Dataseconda metà o fine V sec. a.C. circa
MaterialeBronzo
Altezza78,5 cm
UbicazioneMuseo archeologico nazionale, Firenze
Altra veduta (vecchia collocazione)
Altra veduta (vecchia collocazione)
Retro
Retro
L'iscrizione
L'iscrizione

La scultura rappresenta un leone in posizione aggressiva a bocca aperta e con artigli estroflessi, con una testa di capra che nasce dalla schiena e un serpente al posto della coda che aggredisce mordendo uno dei corni della capra.


Storia


La sua datazione è fatta risalire a un periodo compreso tra l'ultimo quarto del V e i primi decenni del IV secolo a.C. Faceva parte di un gruppo di bronzi sepolti nell'antichità per poterli preservare.

Con l'aiuto del cavallo alato Pegaso, Bellerofonte riuscì a sconfiggere Chimera con le sue stesse terribili armi: immerse la punta del suo giavellotto nelle fauci della belva, il fuoco che ne usciva sciolse il piombo che uccise l'animale.

Si tratta di una statua di bronzo rinvenuta il 15 novembre 1553 in Toscana, nella città d'Arezzo durante la costruzione di fortificazioni medicee alla periferia della cittadina, fuori da Porta San Lorentino (dove oggi si trova una replica in bronzo). Venne subito reclamata dal granduca di Toscana Cosimo I de' Medici per la sua collezione, il quale la espose pubblicamente presso il Palazzo Vecchio, nella sala di Leone X. Venne poi trasferita presso il suo studiolo di Palazzo Pitti, in cui, come riportato da Benvenuto Cellini nella sua autobiografia, "il duca ricavava grande piacere nel pulirla personalmente con attrezzi da orafo".

Per Cosimo I, identificatosi in un neo principe etrusco, Il bronzo simboleggiava  le forze distruttive e negative e i nemici che aveva dovuto fronteggiare e sconfiggere. A tale proposito Vasari scrisse: “ha voluto il fato che la si sia trovata nel tempo del Duca Cosimo il quale è oggi domatore di tutte le chimere“.

Il ritrovamento, fu considerata una fortunata circostanza in un momento culturale in cui Cosimo I sosteneva la supremazia della cultura e dell’arte etrusca su quella classica e romana, dovuta alla sua anteriorità, coerentemente con le sue ambizioni politiche.

Dalle notizie del ritrovamento, presenti nell'Archivio di Arezzo, risulta che questo bronzo venne identificato inizialmente con un leone poiché la coda, rintracciata in seguito da Giorgio Vasari, non era ancora stata trovata e fu ricomposta solo nel XVIII secolo grazie a un restauro visibile ancora oggi. Vasari nei suoi Ragionamenti sopra le invenzioni da lui dipinte in Firenze nel palazzo di loro Altezze Serenissime[2] risponde così a un interlocutore che gli domanda se si tratta proprio della Chimera di Bellerofonte

Si suppone però che il restauro alla coda sia un restauro sbagliato: il serpente avrebbe dovuto avventarsi minacciosamente contro Bellerofonte e non mordere un corno della testa della capra, poiché essa è proprio parte integrante del corpo stesso della chimera.

Il restauro alla coda di serpente non è l'unico restauro che è stato effettuato, infatti, anche le zampe del lato sinistro della chimera furono grossolanamente ricomposte con delle colate di bronzo.

Nel 1718 venne poi trasportata nella Galleria degli Uffizi e in seguito fu trasferita nuovamente, insieme all'Idolino e ad altri bronzi classici, presso il Palazzo della Crocetta, dove si trova tuttora, nell'odierno Museo archeologico di Firenze. Recentemente è stata esposta all’ ingresso del Museo Archeologico di Firenze una copia definita “identica” fusa da calco eseguito sull’originale dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli.


Descrizione e stile


Nella mitologia greca la Chimera ha testa di leone, la coda a forma di serpente e con una testa di capra nel mezzo della schiena, che terrorizzava la terra della Licia, infatti in tale regione si trova il Monte Chimera.

La Chimera di Arezzo raffigura un mostro che sta per saltare addosso a qualcuno, probabilmente un nemico, con la bocca spalancata e la criniera irta. La testa di capra sul dorso è già reclinata e morente a causa delle ferite ricevute dallo stesso serpente. Il corpo è modellato in maniera da mostrare le costole del torace, mentre le vene solcano il ventre e le gambe. Probabilmente, la Chimera faceva parte di un gruppo con Bellerofonte e Pegaso ma non si può escludere completamente l'ipotesi che si trattasse di un'offerta votiva a sé stante. Quest'ipotesi sembra essere confermata dalla presenza di un'iscrizione sulla zampa anteriore destra, in cui vi si legge la scritta TINSCVIL o TINS'VIL (TLE^2 663), che significa "donata al dio Tin", cioè il re degli dèi.

La Chimera presenta elementi arcaici, come la criniera schematica e il muso leonino simile a modelli greci del V secolo a.C., mentre il corpo è di una secchezza austera. Altri tratti sono invece più spiccatamente naturalistici, come l'accentuazione drammatica della posa e la sofisticata postura del corpo e delle zampe. Questa commistione è tipica del gusto etrusco della prima metà del IV secolo a.C. e attraverso il confronto con leoni funerari coevi si è giunti a una datazione attorno al 380-360 a.C. È da osservare il particolare della criniera, molto lavorata, e che riproduce abbastanza fedelmente (per l'epoca) l'aspetto naturale del felino. Si pensa infatti che il leone europeo conosciuto dai Greci non avesse una criniera sviluppata quanto i cugini africani o asiatici e fosse più piccolo.


Note


  1. Myth, Allegory, Emblem, Aracne, 2013.
  2. (Firenze 1558, ed Arezzo 1762, pp. 107-8)

Bibliografia


Calco negativo sulla Chimera Etrusca eseguito dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze
Calco negativo sulla Chimera Etrusca eseguito dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze

Altri progetti



Collegamenti esterni


Portale Etruschi
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На других языках


[de] Chimäre von Arezzo

Die Chimäre von Arezzo ist eines der bekanntesten Beispiele etruskischer Kunst. Es handelt sich um eine Bronzestatue, die am 15. November 1553 in der Toskana beim Bau der mediceischen Festungen in der Umgebung der Stadt Arezzo, die etruskisch-römischen Ursprungs ist, gefunden wurde. Die Skulptur wurde sogleich vom Großherzog der Toskana Cosimo I. de’ Medici seiner Sammlung einverleibt, die öffentlich im Palazzo Vecchio, im Saal Leos X. ausgestellt wurde. Später wurde sie in sein Studio im Palazzo Pitti überführt, in dem, wie Benvenuto Cellini in seiner Autobiografie ausführt, „der Herzog großes Vergnügen darin fand, sie persönlich mit Werkzeugen der Goldschmiede zu reinigen“. Im Jahre 1718 gelangte sie in die Galerie der Uffizien, später schließlich zusammen mit anderen antiken Bronzen in den Palazzo della Crocetta, das heutige Archäologische Nationalmuseum von Florenz, wo sie sich heute noch befindet.

[en] Chimera of Arezzo

The Chimera of Arezzo is regarded as the best example of ancient Etruscan art.[1] The British art historian David Ekserdjian described the sculpture as "one of the most arresting of all animal sculptures and the supreme masterpiece of Etruscan bronze-casting".[2] Made entirely of bronze and measuring 78.5 cm high with a length of 129 cm,[3] it was found alongside a small collection of other bronze statues in Arezzo, an ancient Etruscan and Roman city in Tuscany. The statue was originally part of a larger sculptural group representing a fight between a Chimera and the Greek hero Bellerophon. This sculpture is likely to have been created as a votive offering to the Etruscan god Tinia.

[es] Quimera de Arezzo

La Quimera de Arezzo de bronce es uno de los ejemplos más conocidos del arte etrusco. Fue hallado en Arezzo en 1553, una antigua ciudad etrusca y romana en Toscana y fue rápidamente reclamada para la colección del Gran Duque de Toscana, Cosme I de Médici, quien la expuso al público en el Palazzo Vecchio, y colocó piezas de bronce de menor tamaño en su propio estudio en el Palazzo Pitti.

[fr] Chimère d'Arezzo

La Chimère d'Arezzo est une statue étrusque en bronze, découverte en 1553 à Arezzo, en Toscane, près de la porte San Lorentino[1] lors de la construction de la forteresse médicéenne. Elle est conservée au musée archéologique national de Florence dans la salle des grands bronzes étrusques avec l'Arringatore.
- [it] Chimera di Arezzo

[ru] Химера из Ареццо

«Химе́ра из Аре́ццо» (итал. Chimera di Arezzo) — бронзовая скульптура, один из самых знаменитых образцов скульптуры этрусков. Датируется V веком до н. э.



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