Colazione in pelliccia (Déjeuner en fourrure) è una scultura del 1936 realizzata da Meret Oppenheim.
Colazione in pelliccia | |
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Autore | Meret Oppenheim |
Data | 1936 |
Materiale | tazza, piattino e cucchiaio rivestiti di pelliccia |
Ubicazione | Museum of Modern Art, New York |
Viene ricordata per essere la più citata delle sculture surrealiste.[1][2][3]
Il nome dell'opera è ispirato ad una conversazione fra Oppenheim (allora ventitreenne), Pablo Picasso e la sua allieva Dora Maar in un locale parigino[4] dove si discusse del ruolo sociale dei caffè.[5] Picasso dichiarò che qualunque cosa poteva essere rivestita di pelliccia, mentre la Oppenheim ribatté che ciò poteva essere fatto "anche con questa tazza e il suo piattino".[4]
Oppenheim creò ed esibì l'opera come parte della prima esibizione della Exposition surréaliste d'objets tenuta nella Galerie Charles Ratton. L'opera venne originalmente nominata da Oppenheim Tazza, piattino e cucchiaio ricoperti di pelliccia, tuttavia André Breton decise di rinominarla con un titolo che fa riferimento alla Colazione sull'erba di Édouard Manet.[5]
Più tardi, nel 1936, l'opera venne esibita nella London International Surrealist Exhibition, dove venne notata da Alfred H. Barr Jr.[6] Egli la fece successivamente esporre nella mostra Fantastic Art, Dada, Surrealism, che venne tenuta nel MoMA di New York durante l'inverno a cavallo fra il 1936 e il 1937. I visitatori definirono il lavoro di Oppenheim "la quintessenza dell'oggetto surrealista".[4] Successivamente Barr la acquistò per cederla al museo dove divenne parte della sua collezione permanente.[5] Così come era accaduto nella Exposition parigina, la Colazione in pelliccia godette un grande successo anche a New York.[5]
Colazione in pelliccia consiste in una tazza da te, munita di cucchiaio e piattino, interamente ricoperta di pelliccia. Così come in altre opere surrealiste, viene adottato un calembour visivo, mentre viene messa in risalto l'incongruenza e l'impraticabilità della combinazione tazza/pelliccia.[7] Inoltre, il lavoro si concilia con le teorie di Breton sulla "crisi dell'oggetto".[5]
Seguendo prettamente il metodo del ready-made, i tre elementi che compongono l'opera sono oggetti comuni che vennero acquistati al Monoprix, una grande distribuzione organizzata di Parigi,[6] mentre la pelliccia che li riveste proviene invece da una procapra.[4]
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