L.O.V.E. (acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità),[1] comunemente nota come Il Dito, è una scultura dell'artista italiano Maurizio Cattelan.
L.O.V.E. (Il Dito) | |
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Autore | Maurizio Cattelan |
Data | 2010 |
Materiale | marmo di Carrara |
Altezza | 1100 cm |
Ubicazione | Piazza degli Affari, Milano |
Coordinate | 45°27′53.28″N 9°10′59.77″E |
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L'opera, posta al centro di piazza degli Affari a Milano, è collocata di fronte a palazzo Mezzanotte, sede della Borsa milanese. Il nome è un acronimo di «libertà, odio, vendetta, eternità». La scultura, alta 4 metri e 60 (che diventano 11 complessivi comprendendo il basamento su cui è eretta), è realizzata in marmo di Carrara.[2]
È stata inaugurata il 24 settembre 2010 dall'allora sindaco di Milano, Letizia Moratti. Inizialmente era previsto che la scultura, installata nell'ambito di una contemporanea mostra di Cattelan a Palazzo Reale, rimanesse nella piazza soltanto per una settimana;[2] ciò nonostante, fin dai primi giorni s'iniziò a discutere circa una possibile collocazione in via permanente:[2][3] lo stesso Cattelan si espose con una lettera all'allora assessore alla Cultura milanese, Massimiliano Finazzer Flory, in cui si rendeva disponibile alla donazione dell'opera alla città, a patto che «[si] rispetti però lo spirito originale del lavoro. Il progetto è stato realizzato per piazza Affari e lì deve rimanere, questa è la mia condizione».[2] Nei mesi seguenti l'esposizione del Dito venne quindi prorogata di volta in volta, finché tra il 2011 e il 2012 la giunta di Giuliano Pisapia, successore di Moratti a palazzo Marino, decise per la sua definitiva installazione nel cuore della finanza italiana, grazie all'intervento del nuovo assessore alla Cultura, Stefano Boeri.[4][5]
L'opera raffigura una mano con il dito medio alzato, mentre le restanti dita sono mozzate. Una delle interpretazioni proposte vorrebbe che la mano raffiguri un saluto romano, gesto irriconoscibile data l'assenza di quasi tutte le dita, come erose dal tempo, eccetto il succitato medio:[3] il gesto irriverente che ne scaturisce, che contrasta ironicamente con lo stile classico e monumentale dell'opera, sembra così rivolgersi sia all'architettura del ventennio di palazzo Mezzanotte sia al mondo della finanza che esso rappresenta; in questo senso, la scultura è stata spesso associata ai temi della grande recessione e della protesta contro l'alta finanza, collegamento che Cattelan non ha mai avallato esplicitamente.[6]
Altri progetti
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