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Il pluteo con croce gemmata è una scultura in pietra calcarea databile tra l'VIII e il IX secolo e conservata nel museo di Santa Giulia di Brescia, nella sezione "La storia del monastero".

Pluteo con croce gemmata
Autoresconosciuto
DataVIII-IX secolo
Materialepietra calcarea
UbicazioneMuseo di Santa Giulia, Brescia

Storia


Il bassorilievo faceva probabilmente parte dell'arredo liturgico originale della basilica. La lastra presenta due incavi laterali, stretti e oblunghi, i quali fanno pensare che dovesse essere incastrata assieme ad altri pezzi, forse a costituire una balaustra monumentale, possibilmente presbiteriale[1]. Il pluteo rientra nella vasta collezione dei marmi longobardi di San Salvatore, ai quali erano affiancati stucchi ed elementi in terracotta, tutti rappresentativi di una produzione di alta qualità[2].

Smontato l'arredo di cui faceva parte la lastra in epoca imprecisabile, questa viene conservata, probabilmente per le sue qualità estetiche, e trasferita altrove nel monastero. Rimane ignota la destinazione ultima dell'opera, così come le sue vicende nei secoli a venire, anche dopo la soppressione del monastero avvenuta nel 1797[1].

Durante il XIX secolo, entra a far parte della collezione del Museo dell'età cristiana, aperto in alcuni locali dell'ex monastero. Con l'apertura del museo di Santa Giulia nel 1998, la lastra e i due frammenti trovano collocazione definitiva nella sezione "La storia del monastero"[1].


Descrizione


Il pluteo, lavorato a bassorilievo con tecnica abbastanza approssimativa, raffigura al centro una croce latina a bracci leggermente espansi alle estremità. Nei quattro spazi lasciati liberi sono raffigurati due fiori in alto, l'albero della vita in basso a sinistra e una lemniscata in basso a destra, due tra i modelli più significativi della simbologia altomedievale[1]. Il retro e i fianchi non presentano alcun tipo di lavorazione.


Stile


Il pluteo, al contrario di altri marmi quali la lastra con pavone, viene datato tra l'VIII e il IX secolo, in accordo con la resa molto più approssimata dei dettagli e una tecnica esecutiva poco raffinata. Il naturalismo della Rinascenza liutprandea sopravvive solamente nei continui richiami a motivi vegetali, ma per il resto il decoro è affidato principalmente al tema geometrico e astratto[3].

La ricca decorazione a fasce e gemme sulla croce rappresenta, anche se in forma semplificata, la tipologia della croce altomedievale, d'altare o astile, indorata e ingemmata. Immediato riferimento, nell'ambito dello stesso monastero di Santa Giulia, è la celebre Croce di Desiderio, la cui tipologia è esattamente analoga. Molto simile per concezione, ma più tarda, è anche la Croce del Campo del tesoro delle Sante Croci, in Duomo vecchio[4].


Note


  1. Ragni, Gianfranceschi, p. 36
  2. Bertelli, p. 84
  3. Andenna, p. 48
  4. Ragni, Gianfranceschi, p. 38

Bibliografia



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