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I rilievi della Colonna Traiana sono un bassorilievo che si sviluppa in modo elicoidale attorno al fusto della colonna Traiana, dalla base alla cima. Si tratta della rappresentazione, vista dalla parte dei Romani, della conquista della Dacia da parte dell'imperatore romano, Traiano.

Voci principali: Colonna Traiana, conquista della Dacia.

Nelle tabelle sottostanti, le 61 rappresentazioni dell'imperatore sono numerate in ordine progressivo, con cifre in grassetto e tra parentesi.


Prime campagne militari del 101 e 102



Campagna del 101


Numerazione
di Cichorius[1]
Descrizione scena Rilievo scultoreo
2-3
La base della colonna con i trofei dei vinti, oltre alla porta che conduce alla camera mortuaria dell'imperatore e la scritta: SENATUS POPOLUSQUE ROMANUS, IMPERATORI CAESARI DIVI NERVAE FILIO NERVAE, TRAIANO AUGUSTO GERMANICO DACICO PONTIFICI, MAXIMO TRIBUNICIA POTESTAS XVIII IMP VI COS VI PP, AD DECLARANDUM QUANTAE ALTITUDINIS MONS ET LOCUS TANTIS OPERIBUS SIT EGESTUS[2]
4
Fortificazioni romane lungo il Danubio, tra cui alcune torri di avvistamento, cataste di legname e covoni di fieno.
5
L'esercito romano si appresta a passare il Danubio allestendo alcune barche. Nell'immagine di sinistra sono visibili alcune torri di avvistamento presidiate da soldati ausiliari, con sporgenti dalle balaustre alcune fiaccole di segnalazione; in quella di destra è visibile un forte sempre ausiliario.
6
Ancora barche sul grande fiume, cariche di approvvigionamenti per le armate romane, in partenza per la prima campagna del 101. Sulla destra dell'immagine si intravede la divinità del fiume Danubio. Sullo sfondo una città, probabilmente la fortezza legionaria di Viminacium o forse di Singidunum.[3]
7
L'esercito romano passa il Danubio su due differenti ponti di barche, a simboleggiare una penetrazione in territorio nemico, verso Tapae, lungo almeno due colonne di marcia (da Viminacium/Lederata e Singidunum).[3] Sono rappresentati legionari in lorica segmentata, due legati legionis alla testa delle due colonne, oltre a numerosi signiferi.
8
L'esercito romano approda alla riva opposta del grande fiume, dove si riconoscono alcuni cavalieri appiedati, nei quali si è ritenuto di riconoscere degli equites singulares, ovvero la guardia a cavallo dell'Imperatore, oltre ad alcuni soldati muniti di lance, identificati dal Filippo Coarelli nella guardia pretoriana.[4] In testa alla colonna di marcia lo stesso imperatore Traiano (1), che qui è rappresentato per la prima volta.
9
Su una tribuna in muratura appare seduto, l'Imperatore Traiano (2), affiancato da due ufficiali, tra i quali sarebbe da identificare Lucio Licinio Sura a sinistra. Un gruppo di littori sullo sfondo fa da cornice al primo consiglio di guerra, dopo l'attraversamento del Danubio. Proseguendo nella scena successiva, alcuni cavalieri ausiliari e dei signiferi muovono verso un vicino accampamento militare.
10
All'interno dell'accampamento romano (dove sono riconoscibili le tende dei soldati e le insegne militari, oltre all'aquila legionaria), nel Praetorium, l'Imperatore (3) liba da una patera su un altare, circondato da sacerdoti. Al di là delle mura, alcuni tubicines (trombettieri) che accompagnano la processione dei Suovetaurilia, con gli animali del sacrificio (un toro, una scrofa ed un montone) per purificare l'accampamento e l'esercito in "campagna" (lustratio).

Ancora più a destra troviamo l'Imperatore (4) che dall'alto di una tribuna osserva, in basso, un fatto curioso che sembra beneaugurante: un personaggio munito di clava (nella mano destra), sta cadendo a terra dal dorso di un mulo.[5] Si tratterebbe, secondo una più approfondita interpretazione, di un disertore, il quale non riuscendo nel suo intento di uccidere Traiano (dietro istigazione dello stesso Decebalo), scappando, cadeva dal mulo a terra rovinosamente.[6]

11
Dall'alto di una tribuna Traiano (5), accompagnato da due alti ufficiali del suo stato maggiore (tra cui Lucio Licinio Sura), parla alle truppe (adlocutio), rappresentate da legionari in lorica segmentata, ausiliari con corazza in cuoio e scudo ovale e signiferi in prima linea.

Nella parte destra della scena, numerosi legionari iniziano a costruire tutta una serie di opere di fortificazione e di approvvigionamento, atte a migliorare le comunicazioni in territorio dacico (nell'odierno Banato[7]), man mano che l'avanzata prosegue. Sono infatti rappresentati soldati che trasportano tronchi, pietre e scavano fossati antistanti le mura degli accampamenti, mentre alcuni ausiliari sono di guardia.[8]

12
Ancora soldati al lavoro in opere di costruzione di fortificazioni, terrapieni, fossati e un ponte (sulla sinistra), mentre Traiano (6), affiancato dai due soliti collaboratori, ispeziona lo status dei lavori. Alcuni soldati vigilano su un accampamento di forma circolare (ripreso anche nell'immagine successiva), altri trasportano tronchi (in alto).
13
E mentre alcuni soldati vigilano su un accampamento di forma circolare (ripreso anche nell'immagine precedente), altri ancora attinguono a dell'acqua in prossimità di un ponte, altri abbattono numerosi alberi in una vicina foresta (in alto e a destra dell'immagine), per costruirvi una nuova strada. Traiano (7) dall'alto di un colle, affiancato da un collaboratore, sembra mostrare la direzione verso la quale i soldati stanno costruendo una via di penetrazione che li conduca nel "cuore" del regno di Decebalo.
14
Ancora Traiano sulla sinistra dell'immagine (8), assistito da alcuni soldati ausiliari, controlla l'avanzamento dei lavori con grande puntiglio. Viene eretta una palizzata di legno da parte di alcuni legionari, all'interno della quale si vedono dei covoni di paglia e fieno per l'approvvigionamento della cavalleria. E ancora sulla destra dell'immagine appare l'Imperatore (9), accompagnato dai due soliti collaboratori, assiste alla scena in cui alcuni exploratores conducono un prigioniero Dace al suo cospetto, per essere interrogato (vedi immagine successiva).
15
Alcuni exploratores conducono un prigioniero Dace al cospetto dell'Imperatore (vedi scena precedente), per essere interrogato. Ancora Traiano (10), dall'alto di un accampamento fortificato, affiancato dai due soliti collaboratori, ispeziona lo status dei lavori sottostante, dove numerosi legionari stanno costruendio un nuovo ponte fisso su un fiume, mentre altri legionari sono intenti a scavare un profondo fossato con ceste.
16
Sullo sfondo un accampamento, in primo piano un reparto di cavalleria ausiliaria pronto a mettersi in marcia ed attraversare un ponte, in vista dell'imminente primo scontro con le schiere dei Daci.
17
Le legioni romane si muovono verso il nemico dace, precedute dalle insegne e seguita da cavalieri ausiliari. Davanti a loro altri legionari stanno abbattendo numerosi alberi di una foresta, per costruirvi una strada, aprendo così la via alle armate romane.
18
Ancora le legioni romane avanzano, grazie al lavoro prezioso del genio militare. Sullo sfondo appare Traiano (11), dall'alto di un accampamento, al quale vengono portate delle teste mozzate di Daci. Frattanto un gruppo di cavalieri ausiliari avanza al galoppo, e si lancia nella mischia dell'imminente battaglia. Si tratta probabilmente della battaglia di Tapae secondo Filippo Coarelli.[9]
19
La scena della battaglia di Tapae prosegue. Un auxilia romano-barbaro, armato di clava ed a torso nudo attacca i Daci da una postazione più elevata. Ai suoi piedi alcuni caduti daci, altri si difendono dalla furia romana. Un altro ausiliario romano si batte tenendo tra i denti i capelli di una testa mozzata di dace. Al di sopra delle due "schiere" di armati, romani e daci, si erge la figura di Giove Tonante, rappresentato come un mezzo busto che fulmina i Daci. Nella parte destra del rilievo si scorgono le insegne daciche a forma di drago (vexillifer introdotto poco dopo tra file dell'esercito romano), i corpi dei feriti e dei caduti, oltre al volto di Decebalo nascosto nella vicina foresta.
20
In alto sulla sinistra, Traiano (12), seguito da due collaboratori. L'imperatore ha in mano una lancia con la punta rivolta verso il basso nel significato di "presa di possesso dei territori" conquistati dopo la vittoria di Tapae. Vi sarebbe un chiaro atteggiamento da feziale. Poco più a destra, in basso, due soldati romani appiccano il fuoco ad un villaggio dace, mentre i suoi abitanti si allontanano. In alto una città sulle cui mura sono esposte aste con infissi dei teschi, probabilmente di soldati romani delle precedenti campagne daciche di Domiziano. Ancora più a destra, legionari romani attraversano prima una foresta e poi un fiume. Un legionario in alto si è denudato e solleva sopra la testa lo scudo ed il suo equipaggiamento, nell'atto di attraversare un fiume, per non bagnare la sua attrezzatura. Ci sono poi un tubicen ed un signifer.
21
Ancora Traiano (13), dall'alto di un pulpito, arringa le truppe sotto di lui (compresi alcuni soldati barbari alleati), ed impugna una lancia a doppia punta (sempre in atteggiamento da feziale?). Da destra alcuni ambasciatori daci, tre dei quali a cavallo, si avvicinano al luogo del adlocutio dell'imperatore romano. Ancora più a destra una fortificazione romana, all'interno della quale due sentinelle vigilano. Ancora Traiano (14), di fronte all'accampamento romano, riceve l'ambasceria dei Daci (quella stessa della scena precedente).
22
La scena si apre con una carica di cavalleria romana che appicca il fuoco ad un villaggio nemico, mentre sotto di loro un'armata romana di auxilia, massacra gli abitanti di un villaggio dace in fuga. Vediamo oltre, un gruppo di donne con bambini, deportati sotto gli occhi vigili dello stesso Traiano (15), che indica una barca ad una donna di alto rango con bambino in braccio. Sotto una grotta, con animali morti.

Inverno 101/102


Numerazione
di Cichorius[1]
Descrizione scena Rilievo scultoreo
23
Questa scena mostra l'attacco dei Daci e degli alleati Roxolani dell'inverno del 101/102 alle fortificazioni romane della provincia di Mesia inferiore. In basso cavalieri Daci sembrano trovare grosse difficoltà nell'attraversare il Danubio. In alto sulla destra, un gruppo di cavalieri catafratti roxolani sta caricando verso una fortezza romana (vedi scena successiva, qui sotto), identificabile con Oescus sul Danubio.
24
L'esercito romano è assediato dalle truppe dei Daci di Decebalo in una fortezza lungo il limes moesicus[10] (forse Oescus o Ratiaria?). Apparentemente le uniformi dei soldati romani sembrano più che altro appartenere agli auxilia piuttosto che alle legioni romane. Ciò potrebbe più semplicemente significare che un intero tratto di limes danubiano fu posto sotto assedio da parte delle armate daciche. Ai piedi della fortezza, sulla destra, sembra riconoscersi un disertore romano, ricordato anche nelle fonti letterarie.
25
Un grande pino sulla sinistra indica la netta divisione tra la scena precedente e l'attuale. Ciò sembra significare una contemporaneità di azioni, in due luoghi però distinti e distanti. Qui la Classis Moesica (in Mesia superiore) sta caricando provviste e armati, pronti a salpare per prestare soccorso alle truppe assediate della vicina provincia romana di Mesia inferiore. Sullo sfondo una città con un anfiteatro (non molto comune in questa zona danubiana), che giace lungo le sponde del Danubio e che potrebbe essere identificata con il "quartier generale" di quegli anni di Traiano: Viminacium. Di fronte alla città, il porto fluviale con due imbarcazioni ormeggiate, che caricano provviste per l'imminente campagna militare. Sulla destra l'imperatore Traiano (16) vigila sull'imbarco delle truppe, insieme a numerosi collaboratori e portatori di insegne militari. Poco oltre a destra di Traiano, un arco trionfale, sormontato da una quadriga e più in alto, un altro arco.
26
Altre due navi da carico, trasportano soprattutto cavalli e vettovaglie. Accanto a loro più a destra altre due navi a remi (liburnae), cariche di truppe e rematori per soccorrere la provincia invasa da Decebalo, più ad oriente. Quella in basso, il Coarelli ipotizza si tratti dell'ammiraglia della flotta, pilotata dall'imperatore stesso (17).[11] Ancora più a destra le truppe sbarcano in Mesia inferiore, di fronte ad una fortezza romana, sempre sotto l'occhio vigile di Traiano (18).
27
Le armate romane si incamminano verso i luoghi dello scontro, lungo il limes moesicus. Traiano a cavallo (19) precede alcuni contingenti di truppe ausiliarie (in alto degli uomini barbuti, sembrano appartenere a popolazioni germaniche alleate, in basso reparti di cavalleria), in una zona boscosa. Davanti a loro due exploratores, che sembrano aver individuato l'esercito nemico.
28
La cavalleria ausiliaria romana si lancia all'inseguimento dei cavalieri catafratti roxolani, procurando loro le prime perdite. Lo scontro potrebbe essere avvenuto presso la futura città di Nicopolis ad Istrum, fondata successivamente da Traiano per onorarne la vittoria.[12] Sono, infatti, rappresentati alcuni cavalieri sarmati in fuga, uno dei quali a giace sul terreno morto, un altro ferito a cavallo, prossimo a crollare a terra, ed infine un altro ancora, che voltandosi, lancia una freccia in direzione della carica della cavalleria romana.
29
Dall'albero sulla sinistra, si apre una scena di battaglia notturna. Lo si deduce dalla rappresentazione della notte (subito alla destra dell'albero), che si copre il capo. In basso sulla sinistra "alleati" germani, seminudi ed muniti di mazze, insieme ad un corpo di ausiliari romani, attaccano l'esercito dei Daci, facendone grande strage. Più a destra ancora, reparti ausiliari romani circondano il nemico con grande impeto anche da una seconda parte.[13] In alto su una collina, si intravedono i carriaggi dei Daci, contenenti forse il bottino catturano nel corso dell'invasione della provincia di Mesia inferiore. In basso un dace ferito, cerca di estrarre una freccia dal petto. La scena di conclude con un altro albero.
30
L'imperatore (20) al centro della nuova scena, in alto su una tribuna tra tre suoi luogotenenti, all'interno di un accampamento romano in costruzione, riceve tre notabili daci che si arrendono. Più a sinistra in basso, una lunga fila di vecchi, donne e bambini, con le mani tese verso terra in segno di resa e di richiesta di aiuto. A destra dell'imperatore, in alto numerosi legionari marciano verso un nuovo scontro con il nemico, preceduti da portatori di insegne e da trombettieri; in basso alcuni ausiliari, legano prigionieri daci, mentre più a destra un legionario (ed un ausiliario nella scena successiva) riceve le cure dei medici dell'esercito.
31
Sulla sinistra un ausiliario romano viene curato ad una gamba da un addetto medico. Alle loro spalle alcuni fanti legionari, preceduti da portatori di insegne e da trombettieri. Al centro della scena in basso, Traiano (21), seguito da un suo luogotenente (che il Coarelli identifica con Lucio Licinio Sura[14]), che riceve un prigioniero dace, scortato da un ausiliario, forse per essere interrogato. In alto due carri trainati da una coppia di muli ciascuna, portano una balista. Sulla destra si vede uno scontro tra Daci (in alto) e legionari/ausiliari romani (in basso).
32
I legionari/ausiliari romani sembra abbiano circondato i guerrieri daci da tutti i lati. Al centro della scena viene rappresentata la fuga dei Daci, ormai sconfitti dai Romani. Nella parte in basso a destra della tavola sono evidenziati cadaveri e feriti daci. In alto si notano tre cavalieri romani che rincorrono altri guerrieri daci in fuga verso la vicina foresta, dove cercano una via di scampo. Sempre il Coarelli evidenzia che in nessuna scena sono presenti morti romani.[15]
33
A centro della scena, Traiano (22), che dall'alto compie un'adlocutio alle truppe riunite. Ai suoi fianchi due alti ufficiali (quello di destra sembra essere Lucio Licinio Sura). Sul lato sinistra sono schierati reparti di cavalleria; in basso dei fanti ausiliari insieme a truppe alleate barbare; a destra invece legionari, pretoriani e signiferi. Nell'immagine di destra è rappresentato un accampamento romano, al cui interno sono presenti dei prigionieri daci.
34
Nella parte sinistra della scena, Traiano (23), seduto su una sedia, ai cui lati sono presenti tre alti ufficiali dell'esercito romano, distribuisce donativa alle truppe ausiliarie. Un soldato ausiliario ringrazia l'imperatore facendo gesto di baciargli la mano, mentre un altro porta con sé un sacco sulla spalla. In basso a sinistra, due soldati si abbracciano e baciano, altri levano le mani verso l'imperatore in segno di saluto. Nella scena a destra, si notano alcune donne che stanno torturando con delle fiaccole tre uomini nudi (molto probabilmente dei prigionieri romani). In basso una torre. Ancora più a destra si intravede la poppa di una nave romana, oltre ad alcuni ausiliari romani e daci (che sembrano prostrarsi).

Campagna del 102


Numerazione
di Cichorius[1]
Descrizione scena Rilievo scultoreo
35
La scena appare nella parte sinistra con l'imbarco di Traiano (24) su una nave da guerra, dal porto di una città fortificata (alle sue spalle), dove alcuni Daci gli rendono omaggio. A fianco alcuni soldati romani stanno caricando grandi pacchi su una nave da carico, dove sono presenti sulla poppa della nave due insegne romane. Ancora una volta la nuova campagna militare (della primavera del 102) si apre con le truppe che sfilano su un ponte di barche. Al comando troviamo un legatus Augusti pro praetore, dietro di lui alcuni signiferi e due insegne legionarie: un'aquila[16] ed un ariete (?).[17] Il passaggio del Danubio (di questo primo esercito romano, in quanto si ritiene ve ne sia un secondo che abbia attraversato il fiume in un'altra località) sembra possa essere avvenuto tra Oescus e Novae.[18]
36
L'esercito romano avanza: nella parte inferiore un gruppo di cavalieri; poi al di sopra di un muro, la fanteria legionaria; al di sopra di una staccionata, i carriaggi, chiusi al di sopra da un altro muro. Sulla destra una torre circolare. Ancora più a destra l'imperatore Traiano (25), affiancato da due alti ufficiali, dall'alto di un castrum fortificato, sembra ricevere l'armata romana che procede salendo la collina lungo una strada protetta da un parapetto in legno.
37
Tutta a sinistra una montagna scoscesa con nella parte inferiore una porta. Segue la rappresentazione di Traiano (26), seguito da un gruppo di soldati che portano due insegne, che si incontra con altri soldati anch'essi con un paio di insegne, davanti ad un accampamento fortificato. Secondo il Coarelli si tratterebbe dell'arrivo dell'imperatore in Dacia con i rinforzi.[19] Alle loro spalle un albero che rappresenta una foresta che viene presa d'assalto dalle truppe romane, che provvedono a tagliare alberi, trasportare terra (in basso), mentre ancora Traiano (27) tutto sulla destra, incontra dei messaggeri daci (scena successiva, n.38). In alto, nascosto dagli alberi un edificio in muratura.
38
Sulla sinistra: i due messaggeri daci che incontrano l'imperatore, in basso due soldati che trasportano della terra in ceste, in alto altri soldati tagliano alberi e trasportano legna. Al centro: un accampamento, con sulla sinistra, Traiano (28) con il capo velato davanti ad un altare e ad un gruppo di signiferi sta celebrando la funzione religiosa dei Suovetaurilia. In basso scorre la processione dove si osservano un toro, un montone ed un maiale. In testa alla processione alcuni suonatori di tubicen.
39
In alto e al centro della nuova scena, Traiano (29) pronuncia un'adlocutio alle truppe riunite. Alle spalle un alto ufficiale che lo affianca, di fronte alcuni signiferi, in basso le truppe riunite (in primo piano le truppe ausiliarie). Sulla destra alcuni legionari avanzano in salita, mentre davanti a loro altri legionari stanno abbattendo nuovi alberi, dopo aver deposto scudi e elmi, per permettere all'armata romana di avanzare in mezzo alle foreste della Dacia.
40
E mentre alcuni soldati abbattono alberi, altri raccolgono terra e la spostano per formare una strada che permetta alle truppe di passare. Sullo sfondo un accampamento fortificato (mura esterne e tende interne). In primo piano due teste di Daci poste sulle picche. A destra due cavalieri ausiliari che avanzano alla testa della colonna militare romana. In alto un ausiliario sta appiccando il fuoco ad un forte in legno, presumibilmente dei Daci.
41
La nuova immagine mostra Traiano (30) che avanza a cavallo su un ponte in legno, seguito da alcuni cavalieri (Equites singulares). In alto una fortezza dacica, in cima ad una montagna (forse facente parte delle fortezze dacie dei monti Orăștie). In basso sulla sinistra, tre ausiliari assistono all'avanzata del loro imperatore. Dall'alto dei monti un gruppo di Daci, uno dei quali tiene tra le mani un'insegna, assiste impotente all'avanzata romana (identificabile con Sarmizegetusa Regia). Sotto a destra, due ausiliari danno alle fiamme altre fortificazioni daciche.
42
Numerosi legionari sono indaffarati a costruire un nuovo accampamento quadrangolare, alcuni ponendo mattoni lungo le mura, atri scavano intorno un fossato (potrebbe trattarsi di Ulpia Traiana Sarmizegetusa). In alto tre legionari sembrano sorvegliare sull'operato dei loro commilitoni. Al centro della scena troviamo Traiano (31) che, affiancato da quattro suoi comes-alti ufficiali (tra cui Licinio Sura), si trova davanti all'accampamento a ricevere un'ambasceria di un nobile dace (riconoscibile per il tipico copricapo, pileo). Il dace getta ai piedi dell'imperatore lo scudo e si inginocchia. Questo episodio è raccontato da Cassio Dione Cocceiano.[20] Egli aggiunge che, in seguito all'incontro, il capo dello stato maggiore dell'imperatore, Licinio Sura, fu inviato insieme al prefetto del pretorio, Tiberio Claudio Liviano, per discutere i termini del possibile trattato di pace.[21] Alle spalle del nobile dace un alto ufficiale romano, alcuni suonatori di corno (cornicines), alcuni signiferi, un portatore dell'aquila legionaria e più sopra alcuni soldati. In basso sulla destra, un carro che trasporta alcune botti.
43
Sulla sinistra, carri che trasportano botti, sono trainati da coppie di buoi e muli, sotto scorta di legionari, viaggiano verso un accampamento romano. Le mura esterne sono sorvegliate da alcuni legionari. Al centro una grande tenda. In alto tre edifici circolari (probabilmente dei Daci) tra gli alberi di una foresta, sembrano essere presi d'assalto da reparti di legionari. Nella parte a destra in basso, alcuni ausiliari romani.
44
In alto a sinistra, altri due edifici (il primo come gli altri precedenti tre, circolari; il quinto è invece quadrato e di maggiori dimensioni, forse Sarmizegetusa Regia) posti tra le montagne e la foresta della Dacia, presi d'assalto dai legionari romani. In basso intanto continua l'avanzata romana delle truppe ausiliarie. Al centro Traiano (32), sopra ad una collinetta, sembra parlare con due suoi collaboratori. Davanti all'imperatore, tutto sulla destra, sette cavalieri ausiliari mauretani (privi di sella e briglie, con un abbigliamento tipico di questa popolazione) si lanciano alla carica.
45
La carica della cavalleria maura abbatte sull'esercito dei Daci che appare in ritirata, tanto da rifugiarsi nella vicina foresta. Alcuni cadono e vengono calpestati dalla furia dell'attacco degli ausiliari mauretani, sotto la guida di Lusio Quieto.[22]
46
Numerosi legionari romani stanno costruendo un nuovo accampamento fortificato tra le colline della Transilvania, nel cuore del regno di Decebalo. Sulla sinistra sono protetti da un gruppo di ausiliari. Sulla destra in basso una carroballista che viene trascinata da una coppia di muli; in alto l'imperatore Traiano (33), assistito da alti ufficiali (comes) del suo stato maggiore, che riceve due nobili daci (uno nella scena successiva, 47), pileati, il primo dei quali bacia le mani a Traiano. In basso, ai piedi dell'imperatore, un soldato assiste al trasporto di una carrobalista, posta su un carro condotto da due muli.
47
In alto a sinistra, alcune baliste poste in cima a delle mura di un accampamento romano. Sotto numerosi legionari schierati tra una serie di cataste di travi in legno, tra le quali una serie dei ballistarii intenti a caricare una macchina da lancio romana (balista). La scena successiva mostra una serie di ausiliari, tra cui frombolieri (in primo piano, funditores) e arcieri orientali (in alto, nascosti nella foresta), che danno vita ad una nuova battaglia contro le truppe daciche (che sembrano fuoriuscire da un bosco).
48
La battaglia si infiamma. In alto posti su alcune fortificazioni in legno, un paio di Daci sono intenti a manovrare una balista, evidentemente sottratta ai Romani in un precedente scontro. Sotto, le truppe dei Daci avanzano nella fitta foresta, pronte a dar battaglia. Alcuni daci abbattono alberi, pronti a costruire nuove fortificazioni. In alto un grande edificio in muratura che il Coarelli identifica con la capitale dacica, Sarmizegetusa Regia, che sorgeva sulle Alpi Transilvaniche.[23]
49
Numerosi legionari romani sono intenti a costruire un nuovo accampamento fortificato. Sulla destra, in alto, Traiano (34) assistito da quattro alti ufficiali (comes) riceve un nobile dace con le mani legate, scortato da due ausiliari (sullo sfondo un paesaggio boscoso). Ai piedi dell'imperatore numerosi ausiliari schierati a protezione dello stesso. Sulla destra della scena, ancora legionari romani intenti ad abbattere alberi, forse per creare una nuova strada che permetta l'avanzata in territorio nemico. In altro alcuni ausiliari romani avanzano.
50
Nuova scena di battaglia tra truppe ausiliarie romane e daciche. Tra gli ausiliari romani si riconoscono ancora reparti di sagittarii orientali (forse Palmireni, con il tipico copricapo della tiara) e truppe germaniche (con scudi, asce e a petto nudo). I Daci provano a resistere all'impeto romano, ma si vede che alcuni ripiegano verso le retrostanti fortificazioni (sulla destra), altri giacciono caduti a terra (in basso).
51
I legionari romano attaccano le fortificazioni daciche, in formazione a testuggine. Sembra si tratti di una di quelle fortezze poste dai Daci a protezione della loro capitale Sarmizegetusa Regia e descritte da Cassio Dione Cocceiano nella sua Storia romana.[21] Sulla destra in alto, Traiano (35) assiste alla battaglia in pieno svolgimento, in compagnia di due suoi collaboratori, protetto alle spalle da un gruppo di cinque ausiliari. Due ausiliari giungono al cospetto dell'imperatore, portando e mostrando due teste mozzate di importanti capi dei Daci. Tutto sulla destra un gruppo di legionari schierati, pronti ad intervenire nella successiva battaglia.
52
In basso la battaglia che infuria. In alto truppe daciche che assistono dall'alto delle loro fortezze, poste sui molti delle Alpi Transilvaniche. Sulla destra i Romani, con alle spalle la fanteria "pesante" legionaria; davanti a loro le truppe ausiliarie di frombolieri e truppe germaniche. Molti soldati daci vengono sopraffatti dall'avanzata romana e giacciono a terra. Altri provano a resistere. Tutto sulla destra ancora Traiano (36), all'interno di un accampamento in muratura ed affiancato da tre altri ufficiali, arringa le truppe (adlocutio).
53
Le truppe legionarie sono arringate dall'imperatore (vedi scena precedente), mentre attorno all'accampamento altri legionari lavorano alla costruzione dell'accampamento, sistemando il terreno circostante e abbattendo alberi. Alcuni soldati romani sembrano attingere acqua ad un fiume per abbeverarsi, altri due sembrano postare sulle spalle alcuni contenitori. In alto una fortezza romana circolare ed altre fortificazioni, che le truppe romane circondano e attorno alle quali sembrano trasportare tutta una serie di beni (forse sottratti ai Daci).
54
Le legioni al gran completo sono schierate attorno a Traiano (37), seduto sulla sua sella curule, che, dall'alto di un podio in muratura, riceve alcuni ambasciatori dei Daci che chiedono la pace, inginocchiandosi ai suoi piedi. Alle spalle dell'imperatore, numerose insegne militari romane e lo staff militare imperiale. Sfilano poi sulla destra numerosi prigionieri daci, con le mani legate dietro la schiena. Alle loro spalle numerosi nobili daci in ginocchio, con le mani protese in segno di clemenza (clementia) e sottomissione (submissio) nei confronti dell'imperatore romano. In altro al capitale dei Daci, Sarmizegetusa Regia, ancora posta sotto assedio dalle macchine romane.
55
Numerosi guerrieri e nobili daci, deposte le armi, sono inginocchiati in segno di sottomissione. Alle loro spalle numerosi stendardi ed insegne militari (tra cui due dracones). Sulla destra lo stesso Decebalo che tende le mani in segno di resa, e alle sue spalle alcuni guerrieri daci intenti a smantellare le mura, sulla base delle condizioni di resa poste dai Romani.[24]
56
Sullo sfondo appare una città, probabilmente Sarmizegetusa Regia. E se da un lato due daci (vedi scena precedente) stanno demolendo le sue mura, sulla destra numerose donne e bambini, oltre ad uomini con animali domestici (capre, pecore e buoi), sembrano migrare verso nuove località, abbandonando parte dei loro antichi territori: inizia l'occupazione romana della Dacia. Sulla destra Traiano (38), pronto a partire e dall'alto di un podio, arringa per l'ultima volta le truppe (adlocutio), le quali sembrano acclamarlo imperator, quando lo stesso venne ricevette il titolo vittorioso di Dacicus.[25]
57
La fine della prima guerra dacica è rappresentata da due trofei di guerra, ossia da un cumulo di armi tolte al nemico; al di sopra delle armi si scorge il palo sul quale è ricostruita un'intera armatura dace. Si riconoscono le tipiche corazze loricate, i totem a testa di lupo e gli elmi ogivali tipici dei Daci. Una vittoria alata scrive su di uno scudo e rappresenta la fine della prima campagna di guerra. Questa immagine venne rappresentata anche sulle monete dell'epoca.[26] Dopo questa immagine c'è uno stacco temporale: la successiva riprende a narrare dall'inizio della seconda guerra dacica.

Seconde campagne militari del 105 e 106



Campagna del 105


Numerazione
di Cichorius[1]
Descrizione scena Rilievo scultoreo
58
Questa è la prima scena della Seconda Guerra Dacica.

La flotta romana deve recarsi al fronte (105 d.C.) e perciò è in partenza da un porto adriatico, che:

  • alcuni autori identificano con Brindisi, di sicuro l'ipotesi più valida dal punto di vista stradale, per il fatto che la via Appia conduce in quel porto[27];
  • altri con Ancona, certamente l'ipotesi più valida dal punto di vista iconografico, per il fatto che sia la collina, sia tutti gli edifici raffigurati nella scena sono presenti solo in questa città[28];
  • altri infine con Classe, il porto di Ravenna, sede della classis praetoria Ravennatis, di sicuro l'ipotesi più valida e razionale da un punto di vista strategico.[29]

Le navi militari presenti, con le vele ammainate[30], sono triremi e biremi; in esse, a poppa, si riconoscono le cabine dei capivoga e i timonieri (il timone nelle navi romane era un remo più largo del normale), mentre a prua si osservano i rostri e le decorazioni (occhi apotropaici, tritoni e ippocampi). Due cittadini si affacciano dalla città alta verso il porto muniti di fiaccole e ciò suggerisce nel contempo l'idea della notte e dell'ansia che si sentiva in città per la presenza dell'esercito in procinto di intraprendere una guerra difficile. Le onde increspate all'interno del porto suggeriscono la presenza di un vento forte.

Sulle navi, i rematori, pronti a partire, ascoltano le parole dell'imperatore (39) che, posto su una nave situata in posizione centrale e illuminato da una lanterna pendente dall'aplustre, incita i suoi uomini a partire nonostante il vento forte e la notte. Sulla nave sono già stati imbarcati il labaro e le insegne romane, ben visibili a poppa. Nella parte sinistra dell'immagine si scorgono gli elementi utili ad identificare il porto da cui la flotta romana si imbarcò per recarsi in Dacia:

  • un tempio posto sulla sommità di una collina; davanti ad esso è visibile la statua della divinità posta all'esterno, e non dentro alla cella, per permetterne l'identificazione con Venere;
  • una strada a tornanti che collega il tempio al porto sottostante;
  • un altro tempio, posto sulla riva del mare e ai piedi della collina;
  • un molo alla cui estremità sorge un arco trionfale; sull'attico dell'arco svettano tre statue identificabili con gli dei Mercurio, Nettuno e Portuno;
  • un colonnato a metà del pendio della collina;
  • un edificio ad archi situato nei pressi del porto.

Tutti questi elementi ricondurrebbero, secondo alcuni autori[28] alla città di Ancona, che Traiano aveva ampliato proprio allo scopo di facilitare i contatti tra Italia ed Oriente. Sarebbe in questo caso possibile infatti identificare tutti gli elementi presenti: il tempio posto sulla cima della collina è il tempio di Venere, noto attraverso Catullo e Giovenale, i cui resti sono visibili al di sotto dell'attuale duomo; il tempio colpito dalle onde è il tempio di Diomede, noto attraverso Scilace[31]; del colonnato è stato recentemente ritrovato un tratto ed è stato interpretato come recinzione del foro cittadino, che si affacciava sul mare con una terrazza; il molo e l'Arco di Traiano sono ancora ottimamente conservati nel porto attuale di Ancona; dell'edificio ad archi sono stati recentemente ritrovati i resti, interpretati come parte dei cantieri navali di età traianea.[28].

59
Questa scena è la continuazione grafica della precedente. Si osservano infatti le prue delle navi già osservate nella scena 58 e la continuazione della banchina del porto. Ad alcuni però sembra che le biremi e le triremi ora attracchino in un diverso porto della costa adriatica (italica o illirica). Gli autori che pensano che il porto rappresentato in questa scena sia diverso da quello della scena precedente, accettano che le navi siano rappresentate con la poppa in un porto italiano e la prua in un altro scalo o addirittura in Illiria.

Si nota sulla banchina un toro pronto ad essere sacrificato in onore degli dei, ai quali si chiede la vittoria. Una folla di persone, tra cui colpisce la presenza di un ragazzino, saluta i soldati romani al remo. È interessante notare che mentre a sinistra (scena 58) le navi sembrerebbero ferme, dato che i rematori sono intenti ad ascoltare Traiano (40), nella parte destra, invece, le navi possono essere immaginate in movimento, dopo la fine del discorso dell'imperatore. Questo è senz'altro un esempio illuminante sulla capacità di sintesi e di efficacia comunicativa dell'arte romana.

60
In questa scena è possibile vedere un grande foro, con un grande tempio al centro. Traiano (41) intanto riceve gli omaggi della popolazione.
61
Una nuova partenza, indica una nuova tappa della flotta di Traiano ed un nuovo sbarco (considerando il precedente porto quello di Brindisi, si potrebbe identificare quello di questa scena con quello di Ancona). L'intera popolazione con donne e bambini sfila sotto un arco (se la città rappresentata fosse Ancona, l'arco sarebbe quello di Traiano), e segue l'Imperatore che si appresta a celebrare i sacrifici in vista dell'imminente nuova campagna militare.
62
L'Imperatore continua la sua marcia verso destra in processione, dove l'attendono quattro tori (due in alto e due in basso) pronti per il sacrificio. Intanto la folla osserva. Sulla destra un gruppo di persone saluta Traiano che sta arrivando (42). Due legionari sullo sfondo con un paio di insegne, osservano dall'alto delle mura di un accampamento.
63
Ancora una volta è rappresentato il molo di una città portuale attraverso la quale Traiano continua la sua marcia; dall'inizio della Seconda Guerra è il terzo porto; considerando appartenenti a due porti diversi le strutture rappresentate nelle scene 58 e 59, quello rappresentato qui sarebbe invece il quarto scalo. Traiano (43) si appresta a compiere un nuovo sacrificio (un toro a terra, a fianco dell'Imperatore). Sullo sfondo un teatro, un tempio ed un portico, oltre alle mura. Forse si tratta del porto della città di Aquileia (posta nell'entroterra), da dove cominciava la via Gemina, che avrebbe condotto Traiano lungo la Sava fino al Danubio, presso le fortezze legionarie di Singidunum e Viminacium.
64
In alto sulla sinistra, vele di imbarcazioni giunte in porto. L'esercito in abiti da viaggio segue Traiano (44), allontanandosi dalla costa adriatica. Alle spalle un carro ed una città fortificata, che potrebbe essere una città di confine.
65
Traiano (45) procede ora il suo viaggio a cavallo ed un gruppo di altri otto cavalieri (comites Augusti oppure equites singulares) segue l'imperatore romano. Sullo sfondo alcune fortificazioni romane. Sulla destra, un gruppo di barbari (trattasi forse di Daci dei territori appena conquistati durante le campagne del 101-102?) o forse di peregrini (sei adulti e tre bambini) viene incontro al princeps con le mani protese in segno di saluto e sottomissione.
66
Sotto un edificio ad arco, Traiano (46) compie un sacrificio su un altare (lustratio), di fronte ad una folla raccoltasi per l'occasione di Romani e Daci (?). Di fianco all'imperatore un suonatore di flauto (tibicen), una ragazza ed un ragazzo (praecones). Sullo sfondo della gente che assiste: quattro tori condotti al sacrificio da altrettanti addetti, ciascuno posto a fianco di un altare. Il Coarelli ipotizza che ciò possa essere avvenuto dove pochi anni prima era avvenuta la battaglia di Tapae[32] non molto distante da dove sorgeva la fortezza legionaria romana di Ulpia Traiana Sarmizegetusa. Il fatto che sia presente una popolazione mista, composta da Romanei e Daci lascerebbe intendere che potrebbe trattarsi dei territori del Banato.
67
Numerosi legionari stanno abbattendo alberi, scavando e spostando la terra, costruendo strade, ponti (in basso, sulla sinistra) e fortificazioni (in alto) per l'imminente avanzata romana in territorio nemico.
68
Un gruppo di Daci si avvia verso un'importante città fortificata (Sarmizegetusa Regia?), in mezzo alle montagne (in alto sullo sfondo) ed una serie di altre fortificazioni dace, dove sembra si stia tenendo un consiglio di guerra, presieduto dallo stesso Decebalo. Da ogni parte sembra stiano convergendo armati dei Daci.
69
Soldati romani, dall'alto di una fortezza, stanno difendendosi da un attacco di truppe daciche, riuscendo a metterle in difficoltà. Alcuni Daci giacciono a terra, morti, altri cercano di difendersi.
70
Truppe daciche danno l'assalto ad una triplice linea di fortificazioni romane, che potrebbero essere identificate con il limes della Dobrugia, costruito da Domiziano durante la sua prima campagna dacica (tra l'85 e l'89), e potenziato da Traiano forse nel periodo 103-104.[33] All'interno delle fortificazioni un legatus Augusti impartisce ordini per la difesa delle fortificazioni romane. Potrebbe trattarsi del legatus Augusti pro praetore della Mesia inferiore.
71
Traiano in persona (47), in testa alla cavalleria romana si lancia in soccorso del legatus Augusti della Mesia inferiore, Lucio Fabio Giusto,[34] e respinge i Daci. Si tratterebbe evidentemente dell'ultima scena della campagna del 105.[35] Frattanto alcuni soldati romani continuano nelle loro opere di abbattimento alberi, per permettere all'armata romana di avanzare in territorio nemico.

Campagna del 106


Numerazione
di Cichorius[1]
Descrizione scena Rilievo scultoreo
72
Le armate romane si riuniscono nei pressi del grande ponte sul Danubio che Apollodoro, durante il breve periodo di pace, aveva appena terminato a Drobetae.[36] Traiano (48), che tiene in mano una patera, compie un sacrificio prima di dare inizio alla sua ultima campagna dacica.[37]
73
Traiano (49) sulla destra dell'immagine, circondato da alcuni soldati e alti ufficiali romani, riceve ambasciatori di popolazioni straniere: tra questi si notano alcuni con il classico nodo suebo di origine germanica (come Quadi, Marcomanni e/o Buri), altri con copricapi orientaleggianti (come Bastarni e/o Sarmati Iazigi); tutte popolazioni che si trovavano all'interno dell'ampio bacino a sud dei Carpazi e con cui l'imperatore romano sperava di stringere alleanze e ricevere aiuti militari in vista dell'imminente campagna. Sullo sfondo una fortezza (a sinistra) e alcuni edifici pubblici, tra cui un teatro romano.
74
Alcuni legionari romani (una quindicina), dopo aver attraversato un pone (sulla sinistra), avanzano in territorio dacico. Sulla destra due cavalieri romani (equites singulares).
75
Traiano a cavallo (50), in testa alla colonna della precedente immagine, raggiunge un forte romano (Drobeta-Turnu Severin?). Ad attenderlo davanti alle mura, un folto gruppo di legionari, vexilliferi ed ufficiali di comando romani.
76
Al centro della scena Traiano (51) a capo coperto nelle vesti di pontefice massimo, il braccio destro tiene in mano una patera, piatto rituale per lo spargimento di vino su un altare durante un sacrificio propiziatorio prima della nuova campagna militare. Viene assistito da dieci personaggi. All'esterno delle mura si svolge una processione. Sulla sinistra sono individuabili i tre animali tipici del suovetaurilia, un maiale (sus), un montone (ovis) e un toro (taurus). Sono preceduti da quattro musici e un paio di altri inservienti. Questa immagine segna l'inizio dell'ultima campagna militare del 106.
77
Una tipica di scena di adlocutio. Traiano (52) in piedi su un podio, con a fianco alcuni comites (tra i quali Lucio Licinio Sura, sulla destra) tiene un discorso alle truppe schierate (in gran parte legionari, oltre ad un paio di ausiliari a cavallo), dotate di numerose insegne militari. Si trattava di un discorso formale rivolto agli eserciti schierati, per incitarli prima della campagna militare.
78
All'interno di un accampamento fortificato (con mura merlate e torri circolari), Traiano seduto (53), discute con Licino Sura (alla destra dell'imperatore) e altri due comites (alla sua sinistra). Il gruppo di alti ufficiali, insieme a Traiano, sono protetti da alcuni ausiliari, uno dei quali regge un vexillum. Frattanto l'esercito romano inizia la sua marcia (parte destra dell'immagine): nella parte alta sono individuabili alcuni carriaggi che trasportano armi (rappresentati da scudi ed elmi), in basso due file di legionari con la tipica corazza (lorica segmentata), elmo, scudo e gladio.
79
L'avanzata romana prosegue in questa scena e si svolge su due "colonne" parallele, divise sembra da una catena montuosa: in basso, numerosi legionari, dotati di elmo, sono preceduti da alcuni porta insegne (vexilliferi), trombettieri (cornicines) ed un legatus legionis; in alto, i legionari romani non indossano i loro elmi, e anche qui sono preceduti da porta insegne, trombettieri e forse lo stesso Traiano (54). Sulla destra dell'immagine un accampamento romano attende gli eserciti di rinforzo. Al suo interno alcuni soldati romani stanno scaricando i carriaggi, mentre un soldato ausiliario fa la guardia ad una porta dell'accampamento ed un altro è chino a raccogliere dell'acqua da un vicino fiume.
80
In basso un piccolo forte romano cinto da mura. L'immagine mostra l'avanzata romana in territorio nemico sempre diviso in due "colonne": oltre ai legionari (nella parte alta), preceduti da alcuni ufficiali romani e da trombettieri; nella parte bassa troviamo alcuni ausiliari, tra cui frombolieri, guerrieri germani e arcieri orientali (sagittarii).
81
Le due "colonne" raggiungono un nuovo accampamento in costruzione, alla cui porta di ingresso troviamo un ausiliario di guardia. Alcuni legionari stanno invece mietendo grano, che poi caricano su alcuni muli, per l'approvvigionamento delle armate romane. Sullo sfondo un altro accampamento romano, al cui interno si notano numerose tende da campo. Tutto spostato sulla destra un ausiliario romano, sotto alcuni alberi, mandato in avanscoperta (insieme ad altri due, vedi scena successiva).
82
Tre ausiliari romani (uno dei quali si trova nell'immagine precedente), mandati in avanscoperta, osservano nascosti tra gli alberi di una foresta, una fortezza dei Daci, che secondo il Coarelli potrebbe essere la loro stessa capitale, Sarmizegetusa Regia.[38] All'interno delle mura della fortezza dace, alcuni pielati sono in grande agitazione a causa dell'avanzata romana. All'esterno delle mura, alcuni guerrieri daci osservano il terreno e discutono su dove porre le fortificazioni a protezione della loro capitale. Nella parte in basso sulla destra si svolge un primo combattimento tra l'avanguardia romana (ausiliari) e dacica.
83
Nella parte in basso, ausiliari romani lottano contro le avanguardie daciche. Nella parte alta del fregio, alcuni guerrieri daci osservano dalle montagne lo svolgersi del combattimento. Al centro dell'immagine un albero, che divide dalla scena successiva, dove due signiferi si trovano al centro di una accampamento romano. Sulla sinistra dell'accampamento due sentinelle romane. Alla destra una schiera di soldati romani (dotati anche di scale d'assedio) attacca la prima delle fortezze daciche del sistema sistema difensivo posto attorno alla capitale Sarmizegetusa Regia.
84
I Daci oppongono una strenua resistenza dall'alto delle mura, lanciando pietre sui soldati romani assedianti, i quali a loro volta, muniti di scale, lanciano anch'essi dardi e pietre. Un ausiliario romano, arrampicatosi in cima ad una scala, dopo aver affrontato il nemico, tiene in mano la testa del dace decapitato, mentre il suo corpo giace riverso appoggiato alle mura. La battaglia infuria lungo un ampio tratto delle mura daciche, ai piedi delle quali giace morto un guerriero dace.
85
Lo stesso Traiano (55), ai piedi della fortezza dace, assiste all'assedio, circondato dai suoi collaboratori (comites militares) e seguito da reparti di truppe ausiliarie e legionarie. Il princeps sembra studiare quale tattica adottare per dare l'assalto alle mura nemiche, dotate di numerose torri. Sulla destra, vicino alle mura, sono presenti numerose macchine d'assedio romane stilizzate.
86
La nuova scena inizia con un albero, a chiusura della precedente. I Romani avanzano: legionari, ausiliari (in basso), arcieri orientali e germani (in alto), si scontrano con l'esercito dei Daci che esce dalle mura di una città (sulla destra). Al centro, alcuni soldati daci giacciono a terra morti, calpestati dall'avanzata dei legionari romani. Alla testa dei Daci un guerriero pronto a scagliare sui Romani un grosso masso, seguito da altri compagni d'arme. All'interno della città regna la preoccupazione per le sorti della battaglia, poco fuori le mura.
87
L'attacco dei Romani alle mura procede, evidentemente dopo aver conseguito una vittoria in campo aperto. E mentre i Daci cercano di difendere la città sotto assedio, alcuni legionari romani, muniti di picconi, tentano di abbattere la cerchia muraria (in basso). Un gruppo di ausiliari assalta invece un altro settore delle mura, mentre alcune pietre sembrano ricadere sugli assedianti (in alto a destra).
88
Numerosi legionari sono indaffarati nell'abbattere alberi per la costruzione di macchine d'assedio adatte ad espugnare la città dei Daci.
89
Traiano (56) accoglie un nobile dace, circondato da comites militares (sulla sinistra). Il dace, inginocchiato, tende le mani verso l'imperatore romano, in segno di resa. Numerosi soldati disposti su due schiere assiste alla scena. Due alberi sulla destra dividono dalla scena successiva.
90
Alcuni Daci stanno dando fuoco alla città, dotata di mura, portoni, torri e abitazioni, per impedire che i Romani si impadroniscano delle loro ricchezze e possano approvvigionarsi.
91
All'interno delle mura della città (in basso, in primo piano) alcuni Daci preferiscono darsi la morte ingerendo del veleno, piuttosto che cadere in mano ai Romani. Sulla destra alcuni pileati distribuiscono infatti, da un grosso contenitore posato a terra, dosi di veleno. E numerosi uomini in coda protendono le loro mani, pronti a riceverle. Sulla destra un dace è sorretto da un pileato, mentre un altro sembra distribuire una dose di veleno. Ai loro piedi un altro dace giace riverso.
92
Numerosi daci sembrano fuggire dai Romani e dalla città sotto assedio, verso la parte destra della scena, in direzione forse delle vicine foreste (simboleggiate da un albero, che chiude la scena).
93
In questa scena numerosi legionari romani disposti su tre file, preceduti da un signifer e da un paio di cornicines (suonatori di tromba), scortano Traiano (57), affiancato da un paio ci alti ufficiali dell'esercito romano (comites militares). L'imperatore romano sembra accogliere la resa di alcune delle genti daciche, che protendono le loro braccia e si inginocchiano in segno di richiesta di perdono. Alle spalle dei Daci una foresta delle mura appartenenti alla scena successiva.
94
I Romani entrati in città, stanno riempiendo e trasportando via numerosi sacchi con gli averi che i Daci hanno abbandonato (vedi scene precedenti). All'interno della città, le cui mura corrono nella parte bassa del rilievo, notiamo un muro trasversale, che potrebbe rappresentare per il Coarelli l'accampamento romano (castrum).[39] Ancora Traiano (58) posto su un rialzo, affiancato da un ufficiale romano, sembra tenere un discorso alle truppe schierate all'interno della città-accampamento. Sono presenti numerosi legionari (anche alle spalle dell'imperatore romano), ausiliari e signiferi. I soldati romani lo acclamano imperator, levando le loro mani verso il princeps. E sempre Coarelli ritiene si tratti della V salutatio imperatoria.[40]
95
L'armata romana sembra uscire dall'accampamento (si intravede parte di una porta, in alto a sinistra, rovinata da un foro, praticato in passato per costruirvi un'impalcatura) della scena precedente (a sinistra). La scena successiva mostra alcuni legionari romani intenti a costruire un nuovo forte: alcuni scavano un fossato, altri squadrano blocchi di pietra per costruire le nuove mura.
96
Numerose sono le strutture militari presenti in questa scena. Partendo da sinistra a destra incontriamo: alcuni ausiliari posti a guardia di una porta, all'interno alcune tende, un paio di insegne militari romane; numerosi legionari sono intenti a costruire un nuovo forte (parte ricurva, dove all'interno troviamo alcuni carri, carichi di botti) ed un muro (limes?); Traiano (59), affiancato da tre comites militares, riceve una delegazioni di Daci, che si prostrano ai suoi piedi in segno di resa.
97
Dodici ausiliari romani attraversano un fiume su di un ponte. Sulla sinistra, un albero che delimita la scena successiva, dove si intravede una fortezza dacica. L'avanzata romana prosegue nel "cuore" della Dacia.
98
Una fortezza (costruita con blocchi squadrati di rocce e tronchi d'alberi) viene abbandonata dalle truppe daciche, che sembra cerchino una via di scampo lontano dalle avanguardie romane. La scena successiva appare divisa dal solito albero. Le truppe daciche continuano la loro marcia passando non molto lontano da un avamposto romano fortificato (in alto), al cui interno due soldati romani stanno costruendo alcune imbarcazioni, per porle lungo un fiume, che potrebbe essere identificato con il Marisus (l'attuale Mureș, affluente del Tibisco), che scorre all'interno della cerchia dei Carpazi orientali.
99
Durante la loro marcia, i Daci incontrano una postazione romana e tentano inutilmente di assediarla. Le truppe romane reagiscono lanciando pietre su quelle daciche. A terra numerosi guerrieri daci, morti. Sulla destra, un dace che sembra cadere dalle mura romane, evidentemente dopo averne tentato inutilmente la scalata. Nella scena successiva, divisa come sempre da un albero, si notano tre pileati daci all'interno (o al di sopra) di un muro di pietra, al centro dei quali vi è Decebalo, che osserva da lontano l'assalto dei suoi guerrieri alla postazione fortificata romana.
100
La fuga dei Daci prosegue. In alto una fortezza abbandonata e le montagne carpatiche. Alcune truppe ausiliarie romane, oltre un albero che divide le due scene, osservano il loro imperatore, Traiano (60) che, dall'alto di un podio (davanti a un accampamento militare), affiancato da due comes militares (alti ufficiali), pronuncia un'adlocutio alle truppe riunite: vexilliferi (porta insegne) e legionari (sulla destra).
101
A sinistra, alcuni ausiliari romani assistono all'adlocutio dell'imperatore romano della scena precedente. All'interno di un bosco, altri legionari trasportano su muli degli oggetti preziosi, che potrebbero appartenere al tesoro del re Decebalo.
102
La nuova scena vede Decebalo, insieme ad alcuni dei suoi più fedeli sudditi, valutare il da farsi. Alcuni preferiscono darsi la morte con un pugnale, altri preferiscono farsi aiutare facendosi trafiggere dai loro stessi compagni (in basso a destra), altri ancora tentano la fuga (in alto, sulle montagne).
103
Il dace in basso sulla sinistra, appartiene alla scena precedente: è chino in attesa di essere trafitto dal compagno, che alza la spada (vedi scena precedente). Traiano (61; questa è l'ultima volta che l'imperatore romano appare sulla colonna), assistito da alcuni ufficiali e guardie romane, all'interno di un accampamento, davanti ad una grande tenda (praetorium?), riceve una nuova delegazione nemica. I sei Daci sono tutti pileati e, tra di loro, il primo si prostra in ginocchio, il secondo tiene in mano un prezioso dono e leva il braccio verso l'imperatore in segno di supplica.
104
La cavalleria romana si lancia all'inseguimento del re dei Daci. La scena si svolge all'interno di una foresta. Sullo sfondo le montagne dell'arco carpatico dell'antica Dacia.
105
Un gruppo di cavalieri daci pileati sembra proteggere la fuga del loro re, ma sono incalzati dalla cavalleria romana che li insegue (vedi in alto, oltre le montagne; vedi anche scena precedente). Un dace è caduto a terra morente (a destra), un altro sembra stia cadendo mentre galoppa in fuga (a sinistra).
106
Al centro della scena, Decebalo si toglie la vita con una tipica spada dace a falce, all'interno di una foresta, sullo sfondo le montagne. Il re dace, raggiunto da un'unità ausiliaria dell'esercito romano in località Ranistroum (l'odierna Piatra Craivii,[41]), ormai circondato, preferì togliersi la vita.[42] Questa stessa scena è stata rappresentata, in modo similare, sulla tomba del cavaliere Tiberio Claudio Massimo, colui che catturò e portò a Traiano la testa del re sconfitto.[43] La scena mostra come i soldati romani, che avevano ormai circondato Decebalo, non riuscirono ad impedirne il suicidio del re.
107
Alcuni cavalieri romani catturano un uomo inginocchiato, una donna ed un ragazzino (moglie e figlio di Decebalo?).
108
Il fregio di questa scena appare molto rovinato. Si intravede un accampamento romano, un paio di guardie all'esterno, e numerosi soldati romani (all'interno) che assistono alla scena in cui viene mostrata la testa di Decebalo, appoggiata su un vassoio.[44]
109
I soldati romani setacciano ormai i territori più impervi della Dacia (rappresentati da foreste e da un animale selvatico come il cinghiale) e fanno prigionieri tra i capi sconfitti.
110
In basso sulla sinistra, una costruzione in legno con all'interno alcuni daci, dove sembra convergano i prigionieri dei Romani (da destra e da sinistra). In alto sulla sinistra, il busto di una divinità femminile avvolta in un mantello: forse la rappresentazione della Dacia "catturata". Sulla destra, in alto un centro abitato, un gruppo di ausiliari romani combatte contro una delle ultime resistenze dei Daci e dei loro alleati Iazigi (identificabili dal Coarelli per i loro copricapi conici).[45]
111
Ancora una scena di cattura di un altro capo dace, da parte di ausiliari romani. In alto sulla destra, altri soldati romani con torce in mano, danno fuoco ad un villaggio dacico in legno.
112
Truppe romane in marcia. Sullo sfondo, spuntano numerose teste di daci nascosti tra le montagne. Sulla destra viene rappresentata una scena (in parte rovinata) di deportazione in massa della popolazione dell'antica Dacia (uomini, donne e bambini).
113
La scena di deportazione precedente continua in quest'ultima dove sono presenti gli animali dei Daci (buoi, pecore e capre).

Note


  1. C. Cichorius, Die Reliefs der Trajanssäule, Berlino 1896-1900.
  2. AE 1941, 122.
  3. Bennet, pp. 91-93.
  4. Coarelli 1999, pp. 50-51.
  5. Coarelli 1999, p. 53.
  6. Davide Nardoni, La Colonna Ulpia Traiana, Roma 1986, p. 58.
  7. Inde Berzobim, deinde Aizi processimus. Prisciano di Cesarea, Institutio de arte grammatica, VI, 13.
  8. Davide Nardoni, La Colonna Ulpia Traiana, Roma 1986, p. 62.
  9. Coarelli 1999, p. 66.
  10. Coarelli 1999, tav. Cichorius XXIII-XXIV, pp. 74-75.
  11. Coarelli 1999, p. 78.
  12. Giordane, De origine actibusque Getarum, 18; Ammiano Marcellino, Storie, XXXI, 5.
  13. Su vittoria in Mesia inferiore confronta le seguenti iscrizioni: AE 1991, 1450 e AE 1937, 10.
  14. Coarelli 1999, p. 87.
  15. Coarelli 1999, p. 89.
  16. In questo caso potrebbe trattarsi dell'insegna legionaria della legio V Macedonica (vedi anche Lista di legioni romane) che a quel tempo era dislocata ad Oescus.
  17. Nel caso l'insegna legionaria sia proprio quella dell'ariete potrebbe trattarsi della Legio I Minervia (vedi anche Lista di legioni romane).
  18. Bennet, p. 94.
  19. Coarelli 1999, p. 97.
  20. Cassio Dione, LVIII, 8, 3.
  21. Cassio Dione, LVIII, 9, 1-2.
  22. Guido Migliorati, Cassio Dione e l'impero romano da Nerva ad Antonino Pio – alla luce dei nuovi documenti, Milano, 2003, pp. 79 e ss.; Coarelli 1999, tav. 67-68 (XLIV-LXV) pp. 111-112.
  23. Coarelli 1999, tav. 74-75 (XLVIII/LXVI-LXVII) pp. 118-119.
  24. Cassio Dione, LXVIII, 9.7 e 10.1.
  25. Cassio Dione, LXVIII, 10.2; AE 1978, 61.
  26. Roman Imperial Coinage, Traianus, II, 528.
  27. A Brindisi si vedono i navalia. Coarelli 1999, pp. 137 ss. Si aggiunge che Traiano era partito da Roma; avrebbe quindi percorso la via Appia, passando da Benevento, dove è presente un primo arco trionfale dedicato all'Imperatore.
  28. Fiorella Festa Farina, Tra Damasco e Roma. L'architettura di Apollodoro nella cultura classica - L'Erma di Bretschneider, Roma 2001; Settis, p. 397, tavola 139; Mario Luni - L'Arco di Traiano e la riscoperta nel Rinascimento, in Studi Miscellanei II vol. a cura del dipartimento di Scienze Storiche ed Archeologiche dell'Università di Roma "La Sapienza" - edit. L'Erma di Bretschneider - 1996 - ISBN 88-7062-917-1; sito in cui è riportato il racconto delle guerre daciche fatto da Italo Calvino in base ai rilievi della colonna
  29. Reddé e Golvin, p. 125.
  30. Nei porti le manovre si facevano sempre a remi ed è quindi normale che le vele siano ammainate
  31. A. Coppola “I due templi greci di Ancona”, in “Esperia”, n° 3 pubblicato nell'anno 1993 (pagg. 189-192)
  32. Coarelli 1999, p. 151.
  33. Coarelli 1999, tav. 112-115 (LXIX-LXX/XCIV-XCVI) pp. 156-159.
  34. AE 1981, 746; Bennet, p. 97.
  35. Coarelli 1999, tav. 115-116 (LXX-LXXI/XCVI-XCVII) pp. 159-160.
  36. Cassio Dione, LVIII, 13, 1-6.
  37. Cassio Dione, LVIII, 14, 1; Coarelli 1999, tav. 118 (LXXII/XCVIII) p. 162.
  38. Coarelli 1999, tav. 135 (LXXXII/CXI-CXII) p. 179.
  39. Coarelli 1999, tav. 153 (XCIII-XCIV) p. 197.
  40. Coarelli 1999, tav. 154 (XCIV-XCV) p. 198.
  41. Cassio Dione, LVIII, 14, 3 ed il sito [: Copia archiviata, su enciclopedia-dacica.ro. URL consultato il 13 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2007).]
  42. Cassio Dione, LVIII, 14, 3; Coarelli 1999, tav. 168-171 (CIV-CVI/CXLII-CXLV) pp. 212-215.
  43. Nell'iscrizione AE 1974, 589 è presente anche la località di Ranistrorum, dove Tiberio Claudio Massimo, appartenente all'Ala II Pannoniorum riuscì a catturare l'ormai morente Decebalo.
  44. Coarelli 1999, tav. 168-171 (CVIII/CXLVI-CXLVII) p. 217.
  45. Coarelli 1999, tav. 168-171 (CX-CXI/CL-CLI) p. 220.

Bibliografia


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Fonti moderne

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[es] Relieves de la Columna Trajana

Los relieves de la Columna Trajana son unos bajorrelieves que se desarrollan helicoidalmente en torno al fuste de la Columna Trajana, de la base a la cima. Se trata de la representación, según la perspectiva romana, de la Conquista de Dacia por parte del emperador romano, Trajano.
- [it] Rilievi della colonna Traiana



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