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Le Tre Grazie è il nome assegnato a due sculture di Antonio Canova ritraenti le tre famose dee della mitologia greca e realizzate tra il 1812 e il 1817. Ne esistono infatti due versioni: la prima è conservata al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, mentre una sua replica successiva è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra.

Tre Grazie
AutoreAntonio Canova
DataVarie esecuzioni
MaterialeMarmo
Altezza182 cm
UbicazioneVarie collocazioni

Storia


Fu Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie di Napoleone Bonaparte, a invitare Antonio Canova ad iniziare il gruppo scultoreo raffigurante le Tre Grazie, come emerge in una lettera del 1812 in cui Giuseppe Bossi scrisse allo scultore di avere «sentito il vociferare che tu debba fare per questa Signora [la Beauharnais] un gruppo delle tre Grazie». La Beauharnais, tuttavia, non vide mai il gruppo, siccome Canova, che già nel 1813 si rammaricava di non poterle mostrare almeno un disegno, ultimò le Tre Grazie nel 1817, dopo la morte di lei (avvenuta nel maggio del 1814).[1]

Le Tre Grazie al palazzo Baldeschi al Corso, Perugia. luglio 2022.
Le Tre Grazie al palazzo Baldeschi al Corso, Perugia. luglio 2022.

L'opera riscosse uno sfolgorante successo. Due persone in particolare, furono particolarmente prodighe di complimenti verso lo scultore. Il primo era John Russell, VI duca di Bedford, che colpito dalla bellezza del marmo, tentò di acquistarlo: l'opera, tuttavia, fu reclamata da Eugenio di Beauharnais (figlio di primo letto di Giuseppina) e trasportata in Russia, per poi entrare nel 1901 nelle collezioni del museo dell'Ermitage (dove si trova tuttora). Il duca fu pertanto costretto a richiederne una seconda redazione, completata dal Canova nel 1817 e prontamente ricollocata nella sua residenza di campagna, Woburn Abbey (oggi è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra).[2] A risentire della leggiadra e morbida sensualità delle Tre Grazie fu anche il poeta Ugo Foscolo, autore per l'appunto di un carme Alle Grazie, dedicato al Canova:

«...al vago rito
vieni, o Canova, e agl'inni. [...]
Forse (o ch'io spero!) artefice di Numi,
nuovo meco darai spirto alle Grazie
ch’or di tua man sorgon dal marmo»

(U. Foscolo, Le Grazie, Inno primo)

Esistono pertanto due versioni delle Tre Grazie, come abbiamo già detto. Di seguito riportiamo una tabella riepilogativa per darne le informazioni principali:

AnnoStatoCittàMuseoCommittente
1812-1816 RussiaSan PietroburgoMuseo dell'ErmitageGiuseppina di Beauharnais
1814-1817 Regno UnitoLondraVictoria and Albert MuseumJohn Russell, VI duca di Bedford

Descrizione


Raffaello Sanzio, Le tre Grazie (tra il 1504 e il 1505); olio su pannello, 17×17 cm, Musée Condé
Raffaello Sanzio, Le tre Grazie (tra il 1504 e il 1505); olio su pannello, 17×17 cm, Musée Condé

In quest'opera Canova riprende il soggetto d'ispirazione mitologica delle Grazie figlie di Zeus, Aglaia, Eufrosine, e Talia, le tre divinità benefiche che diffondevano splendore, gioia e prosperità nel mondo umano e naturale. Si trattava, pertanto, di un soggetto che ben si adattava alla volontà di Canova di voler riprodurre in scultura l'ideale di una bellezza serenatrice femminile riprendendo l'esempio della statuaria classica, in perfetta linea con le teorie neoclassiche promosse da Johann Joachim Winckelmann. Il principio estetico perseguito dal Canova, d'altronde, è riflesso in maniera quasi subliminale nell'etimologia stessa del termine «grazia», dal latino gratia a sua volta derivato da gratus «gradito; riconoscente».[3]

Il gruppo scultoreo descritto d'ora innanzi è quello custodito al Victoria and Albert Museum di Londra, siccome è quello in migliore stato di conservazione: le due opere, tuttavia, differiscono solo per alcuni piccoli, ininfluenti particolari. Le tre Grazie sono raffigurate nella loro posizione più canonica, ovvero quella in cui sono mostrate ritte in piedi e avvinghiate in un intimo abbraccio: nessuna delle tre figure dà del tutto le spalle allo spettatore, differentemente da come avvenne in una tavola di Raffaello Sanzio probabilmente conosciuta dal Canova.[4] I loro volti, infatti, sono tutti di profilo: nel punto canonico di visione (ortogonale, ovvero "davanti" alla scultura), la Grazia al centro è vista frontalmente, quella di destra è colta quasi di spalle e quella di sinistra, infine, rivolge il fianco allo spettatore. Il senso di unione dettato dall'abbraccio della figura centrale è rafforzato da un morbido velo che, ricalando dal braccio della Grazia di destra, cinge le tre fanciulle celandone parzialmente le nudità.

Oltre che nella consistenza quasi tattile del velo marmoreo, il virtuosismo di Canova si manifesta anche nelle fluenti capigliature delle tre Grazie, che presentano tutte un'elaborata acconciatura raccolta in nodi sulla nuca e in ciocche minutamente arricciolate,[5] e nell'applicazione di una patina per imitare il calore rosato dell'incarnato. L'unico ornamento ambientale presente nella scultura, infine, è una colonna dorica sulla sinistra, utile base d'appoggio per le tre fanciulle.


Note


  1. Massimiliano Pavan, CANOVA, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 18, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1975, SBN IT\ICCU\RAV\0018896. URL consultato il 1º novembre 2016.
  2. Cricco, Di Teodoro, p. 1411.
  3. gràzia, in Enciclopedie on line, Roma, Treccani. URL consultato l'11 novembre 2016.
  4. Le Grazie di Foscolo e di Canova, su treccani.it, Treccani. URL consultato l'11 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2016).
  5. Cricco, Di Teodoro, p. 1413.

Bibliografia



Voci correlate



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Collegamenti esterni


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[en] The Three Graces (sculpture)

Antonio Canova’s statue The Three Graces is a Neoclassical sculpture, in marble, of the mythological three Charites, daughters of Zeus – identified on some engravings of the statue as, from left to right, Euphrosyne, Aglaea and Thalia – who were said to represent youth/beauty (Thalia), mirth (Euphrosyne), and elegance (Aglaea). The Graces presided over banquets and gatherings, to delight the guests of the gods. As such they have served as subjects for historical artists including Sandro Botticelli and Bertel Thorvaldsen. A version of the sculpture is in the Hermitage Museum, and another is owned jointly and exhibited in turn by the Victoria and Albert Museum and the Scottish National Gallery.

[es] Las tres Gracias (Canova)

La obra de Antonio Canova Las tres Gracias es un grupo escultórico de estilo neoclásico, en mármol, de las tres cárites mitológicas, hijas de Zeus que representaban la alegría, la belleza y la fertilidad. Las Gracias presidían banquetes y reuniones principalmente para entretener y deleitar a los invitados de los dioses. Se identifican en algunos grabados de la estatua como (de izquierda a derecha) Eufrósine, Aglaya y Thalía. De la obra de Canova existen realmente dos versiones: la primera, encargada por Josefina de Beauharnais, esposa de Napoleón, se conserva en el Museo del Hermitage de San Petersburgo (Rusia); la segunda, encargada por un noble inglés, el duque de Bedford, salió a la venta en 1994 y fue adquirida por dos instituciones británicas que la exponen alternativamente, el Victoria & Albert Museum de Londres y las Galerías nacionales de Escocia.

[fr] Les Trois Grâces (Canova)

La statue des Trois Grâces d'Antonio Canova est une sculpture néoclassique, en marbre, des trois Charites de la mythologie, filles de Zeus – identifiées sur certaines gravures de la statue comme, de gauche à droite, Euphrosine, Aglaée et Thalie, incarnant respectivement la joie, le charme et la beauté. Les Grâces présidaient les banquets et les réunions. Comme telles, elles ont été représentées par des artistes tels que Sandro Botticelli et Bertel Thorvaldsen.
- [it] Tre Grazie (Canova)



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