Charles-François Daubigny (Parigi, 15 febbraio 1817 – Parigi, 19 febbraio 1878) è stato un pittore francese, considerato una delle figure più significative della scuola di Barbizon e uno dei più importanti precursori dell'Impressionismo.
Charles-François Daubigny nacque il 15 febbraio 1817 da una famiglia di artisti. Formatosi inizialmente come restauratore di opere d'arte al Louvre (esperienza che lo aiutò a padroneggiare la tecnica pittorica con notevole virtuosismo)[1] si avvicinò alla pittura sotto l'impulso del padre Edmond-François Daubigny e dello zio miniaturista Pierre Daubigny.
Inizialmente Daubigny era profondamente legato ad uno stile accademico a soggetto storico, ma a partire dal 1843, anno in cui si trasferì a Barbizon, cominciò a dedicarsi alla pittura en plein air e a temi paesaggistici. Inizialmente allievo di Jean-Victor Bertin e di Jacques Raymond Brascassat, importante per lui fu l'incontro con Jean-Baptiste Camille Corot nel 1852 ad Optevoz, grazie al quale precisò la propria maniera personale. Nel suo famoso battello Botin, dove Daubigny insediò il suo studio nel 1857, visse a contatto diretto con la natura, scendendo i corsi d'acqua dell'Ile-de-France e della Normandia e dipingendo numerosissime vedute della Senna e dell'Oise.[2] Oltre Corot, importante fu per lui l'influenza di un altro pittore francese della metà dell'Ottocento, il realista Gustave Courbet.
Nel 1866 Daubigny si recò in Inghilterra, dove rimase fino al 1870, anno in cui scoppiò la guerra franco-prussiana. A Londra incontrò Claude Monet, con il quale fece un viaggio nei Paesi Bassi. Tornato in Francia, conobbe un giovane Paul Cézanne, uno dei tanti pittori impressionisti notevolmente influenzati dallo stile di Daubigny.
Il periodo più maturo di Daubigny si situa approssimativamente nel decennio che va dal 1864 fino al 1874: i soggetti rappresentati in quegli anni erano soprattutto paesaggi con molti alberi frondosi e fiumi popolati da anatre. A proposito di questi uccelli, si racconta che quando Daubigny si riteneva soddisfatto del proprio lavoro, amasse aggiungere nel quadro appena compiuto una o più anatre a seconda del gradimento che egli provava nei confronti della propria opera. Dal numero delle anatre presenti in ogni quadro di Daubigny si può quindi dedurre quanto il pittore si ritenesse realmente compiaciuto della qualità di quel suo lavoro.[3]
Pare che Daubigny non riuscisse a separarsi dalle sue opere preferite: egli affermava che «les meilleurs tableaux ne se vendent pas» (i migliori dipinti non si vendono).[4] Probabilmente questo fu uno dei motivi per cui i suoi quadri più riusciti non erano conosciuti tra i suoi contemporanei. Daubigny divenne famoso soprattutto per le sue vedute dei fiumi ma, nonostante ciò, tutti i quadri rappresentanti questo genere di soggetto sono di piccole dimensioni.
Morì infine a Parigi, all'età di 61 anni, il 19 febbraio 1878 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise.
Nominato ufficiale della Legion d'Onore,[5] Daubigny ebbe vasta eco nella pittura paesaggista del tempo: fra i suoi seguaci ricordiamo, oltre a suo figlio Karl, che spesso mise mano ai lavori del padre aiutandolo a completare molti dipinti, Antonio Carvalho da Silva Porto, Pierre Damoye, Antoine Guillemet, Hippolyte Camille Delpy e Achille Oudinot.
Riportiamo di seguito un commento di Louis Gillet:
«[Nelle opere di Daubigny] dipinte con rapida fattura a larghe pennellate, si notano una freschezza d'atmosfera, un lirismo pacato e agreste, una verità di sensazioni, uno splendore di tinte assolutamente nuovi nella pittura francese; in esse più che le forme definite sono rese le sfumature fugaci, gli aspetti momentanei della natura; e sono rappresentati soprattutto degli stati d'animo. Le ultime opere del Daubigny (per esempio La Neve, 1873) sollevarono nuovi scalpori per la loro audacia cromatica. Il Daubigny ha lasciato incisioni bellissime che uguagliano le più poetiche opere di Claudio Lorenese. L'opera del Daubigny fu, con quella del Corot, uno dei più potenti fattori del movimento che condusse la pittura dal naturalismo all'impressionismo moderno» |
(Louis Gillet[6]) |
Cavaliere della Legion d'onore | |
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