Francesco Fanelli (Livorno, 8 marzo 1869 – Bagno a Ripoli, 16 luglio 1924) è stato un pittore italiano.
Nato a Livorno da Adamo ed Emilia Marchetti, entrambi di origine senese, studia all'Istituto d'arte Passaglia di Lucca dove è allievo di Luigi Norfini e Michele Marcucci (1845-1926), esponenti del Romanticismo storico.
Nel 1892 frequenta la Scuola libera del Nudo presso l'Accademia di belle arti di Firenze con l'amico Ferruccio Pagni e partecipa a mostre ed esposizioni nazionali con quadri riprodotti dal vero nell'area di Torre del Lago (Acque ferme, In Capanna, Padule di Massaciuccoli); con lo stesso Pagni, Guglielmo Amedeo Lori, Raffaello Gambogi, i fratelli Angiolo e Ludovico Tommasi e Plinio Nomellini[1] fonda presso villa Orlando di Torre del Lago un cenacolo artistico-musicale e ricreativo ribattezzato Club La Bohème in onore dell'opera di Giacomo Puccini[2].
Nel 1893 collabora con Pagni e Nomellini alla realizzazione della Prima Mostra d'Arte Moderna di Viareggio[3], dal 1894 al 1897 partecipa alle mostre della Promotrice di Firenze e alle triennali d'arte di Torino e Milano. Dopo la diaspora dei Macchiaioli e la partenza di Pagni per l'Argentina[3], si avvicina stilisticamente agli Impressionisti francesi in un gruppo sorto all'interno dei Postmacchiaioli che il critico Diego Martelli battezza degli «Impressionisti livornesi», il cui esponente di punta è Plinio Nomellini[4].
Nel 1912 si trasferisce a Viareggio in un capanno sulla riva del mare e partecipa attivamente alla nascita di nuovi cenacoli culturali, quali il Club «Gianni Schicchi» fondato nel 1919 e presieduto da Puccini[5] e l'«Accademia gli Zeteti», dove stringe amicizia con lo scrittore Enrico Pea, Moses Levy e il poeta casertano Elpidio Jenco, che nel 1923 gli dedica un articolo sul «Sagittario».
Negli anni Dieci si dedica principalmente al pastello e all'incisione (acquaforte, xilografia, litografia).
Muore durante un soggiorno a Bagno a Ripoli il 16 luglio 1924.
«Dipinge con la schiettezza che è propria della sua scuola, non preoccupandosi di tecniche e di teorie. Predilige della natura gli aspetti tenui e malinconici» |
(Fiorentina Primaverile - 1922) |
Fanelli muove i primi passi in sintonia con la tradizione pittorica livornese, in particolare sotto l'influenza di Silvestro Lega e degli artisti Macchiaioli fiorentini, per poi deviare verso le nuove impressioni francesi, importate in Toscana da Alfredo Müller.
Soggetti preferiti e fonti di ispirazione sono i paesaggi del Lago di Massaciuccoli e i colori suggestivi della costa tirrenica livornese, sempre rappresentati con notevole aderenza al vero.
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