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Giroldo di Jacopo da Como, o Giroldo di Iacopo da Lugano (Como, 1225 – 1295), è stato uno scultore e architetto italiano.

Vasca battesimale (1267) con tabernacolo posteriore del 1447, duomo di Massa Marittima
Vasca battesimale (1267) con tabernacolo posteriore del 1447, duomo di Massa Marittima

Biografia


Vasca battesimale (1267), duomo di Massa Marittima
Vasca battesimale (1267), duomo di Massa Marittima

Pur essendo di origine lombarda, si formò e lavorò soprattutto in Toscana, dove sono conservate le sue uniche opere rintracciabili.[1]

Giroldo appartenne alla moltitudine di artisti lombardi trasferitisi nel lucchese, nel Pisano, nel pistoiese, come ad esempio Guidetto e Guido da Como.[2]

Le opere certe di Giroldo, in quanto firmate, sono tre: un bassorilievo raffigurante la Madonna in trono fra i santi Pietro e Paolo, a Montepiano, caratterizzato da accostamenti con Nicola Pisano, da un evidente naturalismo iconografico e da una sempre minore influenza del Bigarelli e dell'arte bizantina; il grande fonte battesimale nel duomo di Massa Marittima del 1267, con Storie della vita di Cristo, caratterizzato dalla ricchezza del racconto, dall'accuratezza degli elementi decorativi e dalla notevole varietà dei riferimenti iconografici;[1] un bassorilievo rappresentante un'Annunciazione nel Museo diocesano di San Miniato del 1274.[2]

Gli storici dell'arte non sono ancora sicuri sull'attribuzione a Giroldo del lavori architettonici della pieve di san Giovanni Battista a Montevoltraio, della facciata del battistero di Volterra e del portale della chiesa di San Michele, sempre a Volterra, anche se non mancano elementi caratteristici presenti nelle opere dell'architetto-scultore, quali la plasticità e l'iconografia.[1]

I suoi gusti si rivelano lontani dall'ambiente artistico lombardo, invece sono accostabili alla scuola bizantina, alla scuola pisana precedente a Nicola Pisano e al gotico francese, come evidenziano le caratteristiche dei rilievi, dei gesti e della composizione.[2]

Da sottolineare come Giroldo cercò di aggiornarsi continuamente e di oscillare tra la tradizione iconografica classica e quella a lui contemporanea, dimostrando di possedere un notevole eclettismo.[1]

Il figlio di Giroldo, Lapo, proseguì le orme paterne, lavorando nei primi decenni del Trecento: di lui si ricorda un gruppo statuario, raffigurante un'Annunciazione (1320), già nel duomo di Carrara (Carrara, Accademia di belle arti).[1]


Note


  1. Valerio Ascani, GIROLDO da Como, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 56, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001. URL consultato il 2 settembre 2015.
  2. le muse, V, Novara, De Agostini, 1964, p. 289.

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