Giuseppe Pende (Casamassima, 20 settembre 1914 – Fermo, 2001) è stato un pittore, scultore, insegnante e triplista italiano.
L'artista Giuseppe Pende, di origine pugliese, incomincia a dipingere all' età di 8 anni grazie anche alla passione del padre Nicola, pittore dilettante, di professione magistrato, dimostrando sin dai primissimi anni notevole propensione alla pittura. Dopo il Liceo classico, nel 1933 si trasferisce a Roma, dove si iscrive alla facoltà di Architettura. Negli stessi anni frequenta con ottimi risultati i campi di atletica e nel 1935 diviene campione italiano di salto triplo[1]. Nel 1936 si trasferisce all'Accademia di Belle Arti. Nel 1940 è chiamato alle armi e inviato in Albania dove riceve un encomio per la sua mansione di cartografo ai confini con la Grecia. Nel 1942 è destinato al campo profughi di Fermo, città dove rimarrà tutta la vita. Nel 1959 è chiamato a insegnare nell'appena nato Istituto Statale d’Arte[2] di Fermo dal suo fondatore architetto Umberto Preziotti, come professore di pittura e disegno dal vero, dando così il via al sodalizio con la scuola che durerà fino al suo pensionamento. Molti dei suoi allievi sono divenuti artisti affermati, tra cui lo scenografo Giancarlo Basili.
Tra gli anni cinquanta e sessanta Pende inizia a eseguire sculture in varie tecniche e dimensioni che spaziano dal bassorilievo, come ad esempio nel medaglione commissionatogli dal Teatro dell'Aquila del comune di Fermo, per via della stagione stagione lirica dell'agosto 1963 inaugurata da Mario Del Monaco in Sansone e Dalila[3], o al tutto tondo, oppure dai bronzi alle statue lignee[4].
Nei primi anni settanta inizia a sostituire i l'olio ad altri colori, intraprendendo così un nuovo periodo di ricerca artistica dove predilige altre tecniche coloristiche, come le tempere, gli acrilici, i pastelli, le matite, i pennarelli e persino le biro. Anche i supporti sui quali dipinge sono i più disparati: tele, formiche, lastre zincate, alluminio, ottone, tavole, carta e cartoncini, piastrelle di ceramica, masonite, seta e altre stoffe. Con queste tecniche dipingerà fino alla morte.
Molti quadri dell'artista sono popolati da minuscoli individui e animali mimetizzati tra sassi, rocce e vegetali, cosicché, in ogni piccola porzione si intravedono tanti piccoli quadri che compongono l'intera opera. Persona dal carattere eclettico ma schivo ha sempre rifuggito la scena artistica contemporanea. Nonostante il suo carattere poco incline alla notorietà molti personaggi pubblici amanti dell'arte, frequentarono la sua casa fermana, alcuni particolarmente noti nelle loro professioni come Pietro Mennea, Paolo Volponi, Luciano Barca e Mario Dondero[5], tutti colpiti dalla tecnica e dalla ricerca pittorica dell'artista.
Dopo la morte viene aperto un museo[6] dedicato all'artista, per raccogliere la sua opera e documentarne la vita.
Molti suoi dipinti e sculture sono in Chiese, enti pubblici e privati, pinacoteche[7] e gallerie d'arte.
Giuseppe Pende | ||
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Nazionalità | ![]() | |
Atletica leggera ![]() | ||
Specialità | Salto triplo | |
Società | ![]() | |
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Tesserato per il GUF Roma, Giuseppe Pende ha praticato l'atletica leggera per diversi anni e nel 1935 conquistò il titolo italiano nel salto triplo. Nonostante ciò, non poté prendere parte ai Giochi olimpici di Berlino 1936 in quanto sprovvisto di passaporto.
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