Kim Hong-do[1], noto anche con lo pseudonimo di Danwon (金弘道?; 1745 – 1806), è stato un pittore coreano vissuto nell'ultimo periodo della dinastia Joseon, all'incirca attorno al XVIII e XIX secolo. I dati circa la sua nascita e la sua morte sono molto incerti, ma molti studiosi affermano che sia nato nel 1745 e morto invece nel 1806. È tuttora riconosciuto come uno dei tre principali pittori degli oltre cinquecento anni di storia del periodo Joseon (1392-1910), assieme ad altri importanti artisti, come Ahn Gyeon e Jang Seung-eop.[2] I suoi lavori hanno dato nuova vita all'ultimo periodo di questa dinastia e a quello del "paesaggio realistico", che ha avuto maggiore importanza durante il regno del re Jeongjo. È per questo motivo che questo periodo viene spesso definito l'età d'oro della cultura coreana. Ma non solo. In questo periodo specifico la Corea inizia ad avere una stabilità politica e sociale notevole, come anche quella economica.[3] Questo quindi dà la possibilità di far crescere anche la cultura e l'arte, permettendo di concentrarsi su aspetti più creativi della vita. Inoltre, ciò che fa fiorire questo periodo d'oro della cultura coreana, sono i monarchi al capo della dinastia, come ad esempio i re Jeongjo e Yeongjo, i quali hanno deciso di patrocinare diversi artisti talentuosi.
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Kim Hong-do nasce nel 1745 in una famiglia di chungin, ovvero di una classe media, la quale fino ad allora non aveva mai prodotto dei pittori di corte. Godette di un trattamento di favore da parte del re Jeongjo, uno dei suoi maggiori sostenitori, fino alla sua morte e inoltre non ebbe problemi economici se non verso la fine della sua vita. Morì, difatti, solo e povero. Molti studiosi sono incerti sulla data della morte di Kim Hong-do, ma si fa risalire circa al 1806, la data maggiormente presa in considerazione. Nonostante non ci sia pervenuta una fonte certa sul luogo di nascita di Kim Hong-do, si suole usualmente farla risalire nelle vicinanze di Ansan, nella provincia di Gyeonggi.
Come affermato in precedenza, provenendo da una famiglia della classe media del ramo Kim, la pittura era considerata una professione di basso livello, ma pur sempre adeguata. I figli delle famiglie appartenenti a questa classe, erano costretti di consueto a proseguire la professione del padre, ma non nel suo caso specifico. I membri della sua famiglia erano ufficiali pubblici di basso livello, come dottori, interpreti, delegati e ufficiali provinciali, ma si trovavano comunque in una posizione superiore rispetto agli altri.
La fortuna di Kim Hong-do fu quella di nascere e crescere in un periodo di transizione pacifica verso una più adeguata ridistribuzione del potere, della ricchezza e del sapere. Questo gli permise di seguire le sue passioni e di diventare un pittore rispettato a corte, ma anche al di fuori di essa, grazie ai suoi quadri che rappresentavano la vita quotidiana delle persone comuni, testimoniando, attraverso essi, il clima di cambiamento della società del XVIII secolo.
Si hanno documentazioni che attestano, come Hong-do nella sua infanzia, più precisamente fin dall'età di sette anni, abbia imparato a dipingere grazie alle lezioni impartite da un famoso pittore civile, Kang Se-hwang (1713-1791), che diverrà poi conosciuto come il suo maestro. È grazie a una sua raccomandazione, che Hong-do, all'età di ventuno anni, diventa un membro del Dohwaseo (ovvero l'Ufficio reale della pittura), i pittori ufficiali della dinastia Joseon. Nel 1771, dipinse il ritratto dell'erede al trono, il futuro re Jeongjo e nel 1773 assistette Byeon Sang-byeok nel dipingere il ritratto reale del re Yeongjo.[4] Oltre a queste due, ci fu una terza occasione in cui Kim Hong-do dipinse il ritratto di un re e questo, dandogli la possibilità di ritrarre qualcuno nella posizione più elevata della società di quel periodo, era un chiaro segno di quanto fosse tenuto in considerazione per le sue abilità artistiche. Il successo che il ritratto di re Jeongjo ebbe, gli permise di ottenere una posizione ufficiale come magistrato locale, dove entrò in contatto con le persone comuni, e le loro attività giornaliere lo ispirarono in quello che viene definito genre painting, che rappresenta gran parte dei suoi lavori e il motivo per cui è così famoso ancora oggi.
Kim Hong-do viene di solito considerato un pittore di costume[5], ma fu in realtà un'artista eccezionale in tutti i campi della pittura e non solo, visto che si dilettava nella calligrafia, nella poesia e nella musica, sapeva infatti suonare il geomungo. Per quanto riguarda quest'ultima affermazione, ne abbiamo una prova nel quadro intitolato Sandalwood Garden, quadro che andremo ad analizzare più tardi, perché particolarmente importante. Da questo quadro, come vedremo anche successivamente, deriva il nome d'arte con il quale è maggiormente noto, ovvero Danwon, che significa appunto Sandalwood Garden. Il talento di Danwon stava nel riuscire a dipingere vari soggetti in vari stili, inclusi paesaggi, fiori, uccelli, animali, dipinti che rappresentavano il folclore, ritratti, dipinti buddhisti e molto altro. Era uno dei pittori realisti migliori di quell'epoca. Il suo talento nella pittura non era la sua unica forza. Quello che era più importante era che lui dipingeva tutto al fine di mettere in evidenza lo spirito stesso della Corea. Un altro fattore importante consiste nel fatto che i suoi lavori sono colmi di spirito umano. Molti dei suoi dipinti, difatti, rappresentano gradevolmente la vita in armonia delle persone.
Il dipinto che diede una svolta alla sua carriera e migliorò la sua reputazione, fu Diciannove taoisti immortali, dipinto nel 1776.
Nello stesso periodo, il re Jeongjo gli commissionò vari lavori e lo esentò dai suoi doveri di corte, così che si potesse concentrare esclusivamente sui compiti che gli venivano affidati dalla stessa in qualità di artista. Il suo più grande lavoro, assegnatogli dal re, fu di documentare la nuova biblioteca reale, che Jeongjo stava facendo costruire, così da poter ospitare la collezione di libri del nonno. Il quadro Kyuchanggak-to del 1776 mostra la biblioteca al centro, degli edifici che la accompagnano, un laghetto all'interno di un complesso recintato.
Il permesso concessogli dai re, gli permetteva di viaggiare per tutta la Corea per dipingere qualsiasi cosa che gli piacesse. Durante i suoi viaggi, i re diedero degli ordini speciali di trattare Kim Hong-do con il massimo rispetto. Questo gli diede una libertà artistica che gli permise di perseguire qualsiasi soggetto volesse, che finirono per essere gli avvenimenti della vita mondana coreana. Dipingendo attività e scene della quotidianità, Kim Hong-do diede importanza ai suoi soggetti, o per meglio dire li ha illustrati perché erano considerati importanti. Descriveva un mondo che era stato trascurato dai pittori convenzionali. Ciò che lo distingueva dagli altri, oltre ai soggetti e i temi rappresentati, era la sua abilità unica di catturare l'essenza della cultura coreana dell'epoca. Mentre era in vita, però, i suoi soggetti erano poco comuni e in qualche modo disprezzati. Le opere artistiche di Kim danno un'anima e vita alle immagini di un lontano passato. La pittura di genere di Kim Hong-do del tardo periodo Joseon, non ha semplicemente stabilito una forte identità artistica nazionale per la Corea, ma ha anche illustrato il diminuire della stratificazione sociale. Danwon è stato in grado di catturare l'essenza della sua nazione in un modo che nessuno dei suoi contemporanei era stato in grado di fare. Oltre che per le sue doti eccellenti nel campo artistico, Kim Hong-do dovrebbe essere ricordato anche per il suo contributo all'indipendenza della cultura coreana.
La sua carriera artistica si può suddividere in due parti principali: prima e dopo il 1795, quando venne licenziato dalla corte reale. Durante quest'ultima fase, Kim si concentrò sul disegno di paesaggi invece dei ritratti, degli animali e della pittura documentale. Nonostante le ultime opere di Kim siano considerate superiori dal punto di vista della tecnica, sono quelle che ha prodotto quando aveva trenta e quarant'anni che sono amate maggiormente, per il modo affettuoso e articolato in cui egli ha ritratto le attività quotidiane, così come anche la sua abilità nel creare, all'interno delle sue opere, un equilibrio armonico e architettonico. Inoltre, nella prima fase della sua carriera, più o meno quando aveva raggiunto i trenta anni di età, si dice che Kim Hong-do abbia sviluppato uno stile proprio della pittura di genere, rimuovendo il paesaggio e le case dallo sfondo, permettendo, così, di dare maggiore importanza alle attività delle persone rappresentate nelle sue opere.
Questo album è composto da venticinque dipinti che mostrano la vita quotidiana della gente comune. I dipinti sono eseguiti su carta hanji, con una leggera tinta di acquarello. I dipinti che fanno parte di questo album si possono far risalire a quando Kim Hong-do aveva trenta anni, perché in quel periodo aveva iniziato a sviluppare una specifica pittura di genere, dove lo sfondo veniva a mancare, mettendo così in evidenza i protagonisti dei dipinti: la gente comune.
Questo è l'album su cui si è discusso di più, poiché alcuni esperti sostengono che non possa essere fatto risalire a Kim Hong-do, visto le discrepanze che si possono trovare tra i dipinti all'interno di questo album e le forme tradizionali dei paesaggi della fine del XVIII secolo in Corea. Altri, invece, sostengono che, data la notevole abilità di Kim Hong-do nell'arte, non sia insolito un suo cambiamento di stile che differisse da quello tradizionale dell'epoca.
L'apice del successo della carriera di Kim Hong-do sembra essere intorno al periodo in cui sono datati questi due album e contengono quasi esclusivamente dipinti di paesaggi, a cui Kim si dedicò verso la fine della sua vita.
Durante il periodo Joseon i pittori di corte erano i maggiori produttori di dipinti sia per la corte che per i committenti privati. Per quanto riguarda le commissioni private, il soggetto e il formato dei dipinti sono stati solitamente determinati dal committente. Esprimere i propri sentimenti e la personalità era raramente l'oggetto primario o l'incentivo dei pittori di corte. D'altra parte, ci si aspettava che nel caso di pittori in possesso di eccezionali capacità, la loro personalità venisse naturalmente riflessa attraverso le sue pennellate.
Il dipinto Danwon-do, ovvero il Giardino di sandalo prodotto nel 1784, mostra un piccolo incontro di amici tenutosi nella casa dello stesso Kim Hong-do. Questa rappresentazione è stata vista come un modo per mostrare lo stile di vita umile, ma allo stesso tempo colto, dell'artista e della sua cerchia.
Il quadro stesso, Danwon-do, che nello specifico significa Immagine del Giardino di sandalo, può essere interpretato come un'immagine del giardino o come un ritratto dello stesso artista, Danwon.
All'inizio del 1784 Hong-do aveva partecipato in un progetto reale di pittura e come riconoscimento, gli venne affidato il suo primo incarico amministrativo locale nella città di An'gi. Secondo l'iscrizione dell'artista sul suo stesso dipinto, fu prodotto per commemorare una visita dei suoi amici avvenuta nel 1781. Il dipinto venne realizzato tre anni più tardi quando uno dei due invitati, fece visita a Kim Hong-do nel suo nuovo ufficio ad Angi.
Incorniciato dalla porta aperta dello studio, attira l'attenzione dei suoi ospiti e degli spettatori che osservano il quadro. La composizione del quadro è letteralmente incentrata sull'immagine dell'artista, come indica anche il titolo del dipinto stesso.
Trovare un quadro che rappresenti il pittore di corte nella sua residenza durante il periodo Joseon, è molto raro. Questa rarità nasce dal fatto che i pittori di corte di quel periodo appartenevano ad una classe sociale molto bassa e non vi era molto rispetto nei confronti della loro occupazione.
La sua nuova posizione come jalbang, ovvero un ufficiale locale responsabile di gestire l'ufficio di corrispondenza, gli permise dei privilegi considerevoli e possibilmente anche una posizione più elevata all'interno della società locale. Nonostante ciò, una volta che il suo mandato fosse finito, sarebbe dovuto tornare ad essere il pittore di corte e quindi questo dipinto rappresenta anche il suo desiderio di un'auto elevazione, che sottolinea un'incertezza sulla propria persona da parte di Kim Hong-do. Come pittore di corte, gli era permesso davvero di rado di rappresentarsi in prima persona in qualche sua opera. Tra i vari dipinti a oggi noi noti di Kim Hong-do, come anche dei suoi contemporanei, non vi è alcuna raffigurazione di un pittore di corte associato al proprio committente. I pittori erano semplicemente esclusi dai dipinti degli incontri sociali degli yangban, gli aristocratici del tempo, e più o meno nella stessa misura anche dalla documentazione scritta.
Nel Giardino di sandalo, Kim Hong-do ha raffigurato sé stesso come un anfitrione colto, omettendo un qualsiasi indizio sulla sua identità come pittore professionista. In questo quadro, Kim Hong-do, come lui stesso si è raffigurato, siede in posizione eretta, vestito opportunamente con una veste dalle maniche larghe e a poca distanza da lui presenziava un servo. Questo dipinto lo raffigura come un erudito gentiluomo in un momento privato, piuttosto che come un pittore a pagamento.
Questo rotolo verticale, presenta un'immagine ben strutturata della modesta casa e del giardino dell'artista, racchiuso da una recinzione e sostenuto da rocce. Di fronte ai tre amici si vede un piccolo vassoio che sostiene una bottiglia di vino e dei bicchieri, un mortaio per l'inchiostro, usato nell'antichità per sciogliere l'inchiostro indurito, per poterlo poi utilizzare; un contenitore per pennelli e dei rotoli di carta. Il fatto che il giardino si dissolva in un paesaggio più selvaggio, è una caratteristica tipica dei giardini dell'epoca Joseon, ma allo stesso tempo contribuisce anche all'atmosfera romantica del dipinto. Molti dei temi usati da Kim Hong-do per costruire l'immagine del suo giardino, erano familiari ormai da tempo dei dipinti tradizionali che rappresentavano incontri di letterati. Il piccolo laghetto di loto rettangolare e le scale di pietra nel giardino e le varietà di alberi piantati lungo il recinto nel Giardino di sandalo sono alcune delle caratteristiche tipiche di un giardino dell'epoca Joseon di un erudito benestante.
Tutto ciò che viene messo in mostra dello studio e del giardino di questo dipinto, può essere almeno in parte basato sul vero stile di vita di Kim Hong-do. Si diceva infatti che fosse uno spirito libero e che spendesse molto. Alcuni documenti sostengono, inoltre, che avesse una particolare predilezione per gli oggetti di lusso, cosa che però spesso lo lasciava senza soldi.
Di particolare importanza nel contesto dei suoi studi, non sono né le ricchezze effettive o gli schemi di consumo dell'artista, ma piuttosto come lui abbia selezionato e poi disposto gli oggetti per creare un'immagine pittorica di un ritiro, idealizzata finemente.
Rispetto a tutti gli altri dipinti di questo genere, dove sullo sfondo si può ammirare un qualche monte noto al pubblico coreano, o comunque qualsiasi luogo fisico che dia un indizio sulla posizione dell'abitazione raffigurata, al contrario in Giardino di sandalo si hanno pochi indizi sulla sua effettiva posizione. Solo il muro della città, vagamente abbozzato, che si vede dietro la casa, suggerisce un luogo non ben precisato all'interno della città. Naturalmente, questo ci fa capire che Kim Hong-do era più preoccupato per l'ambientazione complessiva della scena, piuttosto che offrire informazioni architettoniche e geografiche precise.
Questo quadro invita lo spettatore a entrare nella casa, per scoprire la raffinatezza degli interni. La casa dell'artista è stata raffigurata come un'immagine riflessa della sua mente e della sua personalità.
Giardino di sandalo rappresenta un dipinto di un incontro elegante, permeato di solo quegli elementi della realtà che fanno in modo che esso rappresenti persone e un evento effettivi. Può essere interpretato come una ragionevole auto rappresentazione di un pittore di corte, con abilità sia nel dipingere rappresentazioni artistiche, sia ritratti standardizzati, alla ricerca di un modo convincente e lecito per rappresentare sé stesso come un membro dell'élite letterata.
La realizzazione di questo dipinto è strettamente correlata al cambiamento della posizione sociale dell'artista in quel momento della sua vita.
Vi è un'implicazione sociopsicologica dietro al concetto Danwon, Giardino di sandalo. Era comune scegliere il proprio nome d'arte da quello della propria residenza, in accordo con l'idea che la propria personalità si riflette in ciò che circonda la persona.
Kim Hong-do non possedeva una tenuta e nemmeno un giardino considerevole. Probabilmente possedeva una casa molto piccola al centro di Sǒul, come la maggior parte dei chungin. Il nome Danwon è più simbolico che realistico. Questo spiega il motivo per cui il dipinto si distingue dai dipinti realistici dei suoi contemporanei, che dipingevano una residenza specifica.
Il nome Danwon assunse un nuovo significato quando Kim Hong-do decise di utilizzarlo come il proprio nome d'arte. L'artista identificava sé stesso con la sua casa pulita e raffinata, in contrasto con il mondo polveroso che c'era al di fuori.
L'album dei dipinti di genere, è il tesoro nazionale numero 527, e viene conservato nel Museo Nazionale della Corea.
Le opere all'interno di questo album sono degne di nota per il fatto che si concentrano nello specifico sulle persone e le loro attività, senza includere dettagli dello sfondo. Questo approccio aiuta a evidenziare il tema centrale, soprattutto quando si lavora su una superficie di piccole dimensioni. Tuttavia, a una più attenta ispezione della composizione di ogni dipinto, si può notare come l'artista abbia sfruttato in modo adeguato ed efficiente lo spazio limitato che aveva a disposizione. In queste raffigurazioni, le persone e le attività da loro svolte sono organizzate in modo tale che lo spettatore si possa sentire parte di quella scena in particolare. E questo, Kim Hong-do lo ottiene in modo naturale e impercettibile.
In particolare, le pennellate sono magistrali. Le linee e i contorni di base, assieme alle forme, sono stati applicati direttamente alla carta, senza la necessità di alcuno schizzo preliminare. Nonostante questo processo possa sembrare estemporaneo, il dipinto finale presenta una composizione pianificata attentamente. Kim Hong-do, che ha creato l'Album dei dipinti di genere quando non aveva ancora quarant'anni, è stato in grado di produrre questa collezione di capolavori di genere con uno stile semplice e senza sforzo, grazie alla sua straordinaria arte.
È difficile trovare dipinti della dinastia Joseon che mostrino realisticamente l'espressione delle emozioni. La classe che principalmente provava interesse nei dipinti, i letterati, evitava di mostrare qualsivoglia tipo di emozione sul proprio volto. Aspiravano ad essere sempre calmi nello spirito e rimanere imperturbati dalle circostanze esterne. Questo comportamento si rifletteva nelle persone raffigurate nei dipinti. È stato Kim Hong-do, con la sua pittura di genere, a cambiare non solo il modo di rappresentare le persone all'interno dei dipinti, ma anche i soggetti stessi delle sue raffigurazioni non sono più gli stessi.
Il dipinto illustra il sistema educativo del periodo Joseon, e allo stesso tempo conferma le radici profonde dello zelo della Corea per l'istruzione. Quest'ultima era essenziale per un possibile avanzamento nella scala sociale e per l'ammissione nella società tradizionale, sulla base degli standard etici di ogni periodo. La più elementare istituzione educativa della dinastia Joseon, il tipo di scuola che troviamo raffigurata in questo quadro, si trovava praticamente in ogni villaggio agricolo o comunità della campagna. Il dipinto raffigura un insegnante anziano e una classe di nove studenti. Da dietro la sua scrivania bassa, l'insegnante è girato verso i propri studenti, i quali sono seduti sul pavimento in due rispettive file. Un giovane studente, che si trova nel mezzo, sembra che stia per essere punito. Il suo libro è aperto sul pavimento dietro di lui, e accanto alla scrivania dell'insegnante si può notare una frusta.
Nel frattempo che si asciuga le lacrime con il dorso della mano, il ragazzino allenta i lacci dei suoi pantaloni per mostrare i suoi polpacci. Il bambino, che sembra avere all'incirca sette o otto anni, ha il terrore di essere frustato sul polpaccio dal maestro, il quale sembra provare pietà per quel bambino, però mantiene comunque un comportamento austero.
Per quanto riguarda gli altri studenti, invece, ci sono varie interpretazioni. Alcuni esperti affermano che mentre la fila di studenti sulla sinistra prova pietà per il bambino che sta per essere punito e cerca di aiutarlo, gli studenti sulla destra ridono apertamente, come a prenderlo in giro. Lo studente in alto sulla sinistra, che ha una mano davanti alla bocca, sembra che gli stia suggerendo la risposta, mentre il ragazzino più lontano dal maestro, sembra che stia cercando di far leggere al bambino al centro, la risposta sul proprio quaderno.
Secondo l'altra interpretazione, invece, gli studenti sulla sinistra stanno cercando di trattenere le risate, mentre l'altro gruppo di bambini sulla destra stanno ridendo apertamente, come si può notare dalle bocche aperte.
Ci sono poi altri dettagli nel dipinto che raffigurano perfettamente la realtà storica di quel periodo. Uno degli studenti più vicini all'insegnante, alla sua sinistra, indossa un cappello a tesa larga, il che suggerisce che sia uno studente più grande. Come catturato in questo dipinto, in una scuola rurale di questo periodo gli studenti di varie età studiavano assieme e gli veniva insegnato in base al loro livello di apprendimento individuale. Almeno per l'istruzione primaria, si trattava di un mezzo pratico per fornire istruzione al maggior numero possibile di bambini nelle zone rurali. Nel complesso questo dipinto mette in luce la lunga storia della considerazione che la Corea aveva dell'educazione.
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