Luciano Campisi (Siracusa, 13 settembre 1860 – Siracusa, 2 maggio 1933) è stato uno scultore italiano.
Fu allievo dello scultore siracusano Gregorio Zappalà e amico dello storico sacerdote Serafino Privitera e dello scultore Francesco Saverio Sortini. In seguito andò a perfezionarsi nella città di Roma dove divenne allievo di Giovanni Gagliardi e Antonio Allegretti[1].
Qui gli venne affidato l'importante compito di eseguire il monumento nazionale al patriota Goffredo Mameli, colui che compose le parole dell'attuale inno nazionale italiano; l'opera venne inaugurata il 26 luglio del 1891[2][3].
All’esposizione delle Belle Arti di Roma nel 1893, espone un busto di Giuseppe Garibaldi premiato con medaglia d’argento[4].
Sempre a Roma scolpì il monumento per Giuseppe Aurelio Costanzo, un noto professore universitario e patriota nativo di Melilli[5]. Nello stesso cimitero di Verano gli venne affidata anche la composizione del monumento per Luciano Manara, uno dei più noti patrioti milanesi; tale opera venne eseguita ancor prima della scultura per Mameli, nel 1885, e fu questa che gli diede notorierà nel campo artistico laziale[6]. Sue opere romane sono anche la tomba della famiglia Sinimberghi e del pittore Tullio Nobili[7].
Il Senato romano gli chiese di realizzare il monumento marmoreo in ricordo dello stimato studioso palermitano Michele Amari, sito nella città capitolina.
Campisi divenne scultore noto negli Stati Uniti d'America per i suoi lavori in onore di Giuseppe Verdi e Dante Alighieri[8], per il quale inaugurò una targa commemorativa nella sede bibliotecaria di Boston. Si diresse verso l'Argentina a Buenos Aires e anche qui scolpì delle opere artistiche.
A Siracusa egli fece diverse sculture, tra le principali si menzionano il busto di Archimede situato all'interno della Latomia dei Cappuccini; il busto di Giuseppe Garibaldi posto all'interno del Foro Italico sull'isola di Ortigia e sempre nell'isola ha scolpito il busto di Cesare Battisti; infine verso l'ingresso dal lato sud della città (Pantanelli-Neapolis) ha scolpito un'edicola votiva con la raffigurazione della Madonna[9].
Dopo aver viaggiato tanto Luciano Campisi scelse di tornare nella sua città natale. Morì all'età di 74 anni privo di ricchezze economiche nonostante una considerevole e prolifica carriera d'arte.
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