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Silvestre Cuffaro (Bagheria, 25 dicembre 1904 – Villa Sperlinga, 21 settembre 1975) è stato uno scultore e politico italiano.

«Stracquannu merri e assicutannu cunigghia, ccà morsi Piriddu. Cani valenti, aveva tutti li pregi, sulu nun parrava. Dormi sutta a 'sta balata: cunigghia e merri, nun lu 'nquitati. (Scacciando merli ed inseguendo conigli, qui morì Piriddu. Cane valente, aveva tutti i pregi ma non parlava. Dormi sotto questa pietra: conigli e merli, lasciatelo in pace)»

(Silvestre Cuffaro, Epitaffio per la tomba del cane Piriddu, 27 agosto 1971)
Silvestre Cuffaro nel 1926
Silvestre Cuffaro nel 1926

Biografia


Nato nel 1904 (la sua nascita fu registrata il 6 gennaio 1905 per posticipare di un anno la leva militare) dal cav. Pasquale Cuffaro (proprietario terriero) e Girolama Bartolotta, il 28 luglio 1937 a Palermo nella Cappella del Corpus Domini presso l'attuale Casa lavoro e preghiera Padre Messina sposò la pittrice Pina Calì; il viaggio di nozze, svoltosi tra Pompei, Capri e Napoli, ebbe un importante ruolo nella maturità artistica di entrambi. Dal matrimonio ebbe due figli, Pasquale Lucio (1939), laureato in Filosofia, e Girolama (1944), laureata in Lettere Classiche e anch'essa pittrice. Il 16 luglio 1952 ad Avellino, dopo la morte della moglie Pina (1949), si sposò con Maria Mazzino (2 aprile 1911-12 gennaio 1999).

Si diplomò in Scultura presso l'Istituto di Belle Arti di Palermo e all'Accademia di Belle Arti di Roma. Sempre a Roma conseguì il diploma alla Scuola dell'Arte della Medaglia.

Tra il 1952 e il 1956 fu sindaco di Bagheria, e ne istituì la Biblioteca Comunale. Nel 1957 fu direttore dell'Accademia di Belle Arti di Palermo.


La produzione artistica



La critica


1928 Il Traguardo, Rivista quindicinale di economia, politica, arte, Roma.

«Più volte i giornali si sono occupati di questo giovane artista siciliano le cui opere abbiamo potuto ammirare in diverse esposizioni. ( [...] ) Fervido ammiratore di Donatello, Jacopo della Quercia e di Michelangelo, studioso profondo, nella sua scultura recente si mostra più semplice e più costruito, si vede benissimo che è in cerca della forma, che comincia a fare la vera scultura, armonia di linee, compostezza architettonica e vita. Le sue opere, vivono, palpitano, si muovono; sono certo che questo giovanissimo artista si saprà affermare ancora più nel cammino dell'arte e saprà dare tutto il suo animo.»

1932 Renato Guttuso in Bagheria d'oggi, numero unico, Bagheria.

«Lontano dal verismo obiettivo e fotografico caro al gustaccio del borghese e da ogni sentimentalismo falso e letterario estraneo alla scultura ed alle sue leggi, come ad ogni forma di astrattismo avanguardistico, ugualmente cerebrale e letterario ed anch'esso fuori della scultura, questo nostro giovane artista produce, su di un piano di sintesi verista, opere intimamente moderne. Con rudezza primitiva (che non è primitivismo) assomma masse e volumi e ritmi di volumi, sintetizzando e liberandosi, attraverso processi di eliminazioni graduali di tutte le forme accidentali e contingenti contenute in una produzione serrata e ridotte alla loro pura essenza, le sue sculture parlano, nella loro apparente serenità, un mistico linguaggio che rivela un'anima tormentata e uno spirito desideroso di conquista e di liberazione.»

1992 Vittorio Sgarbi in Scultura italiana del primo Novecento, Catalogo della Mostra, Bologna.

«Una potente e candida visione della natura, una vera egloga pastorale, nelle belle testimonianze non accademiche di Cuffaro, gli garantiscono, per l'evidente sincerità di accenti e la meditata, arcaica, ancora neoquattrocentesca scelta formale, un posto non marginale nella vicenda della scultura di questo secolo, a dispetto della maledizione dell'isola.»


Retrospettive



Note


  1. Stefano Grandesso, Il monumento ad Anita Garibaldi a Roma, su academia.edu, 2012, pp. 181-182 e 184. URL consultato il 21 luglio 2022.

Bibliografia



Altri progetti


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