Angelus Novus è un acquerello dipinto nel 1920 da Paul Klee, conservato presso il Museo d'Israele, a Gerusalemme.
Angelus Novus | |
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Autore | Paul Klee |
Data | 1920 |
Tecnica | acquerello |
Dimensioni | 31,8×24,2 cm |
Ubicazione | Museo d'Israele, Gerusalemme |
Nel 1921, il dipinto viene acquistato dal critico e filosofo tedesco Walter Benjamin, che nel suo saggio Tesi di filosofia della storia (Thesen Uber den Begriff der Geschichte, 1942 - pubblicato postumo nel 1950), lo descrive come segue:
«Un dipinto di Klee intitolato Angelus Novus mostra un angelo che sembra sul punto di allontanarsi da qualcosa che sta contemplando con sguardo bloccato. I suoi occhi sono fissi, la bocca è aperta, le ali spiegate. Così ci si raffigura l'angelo della storia. Il suo volto è rivolto al passato. Laddove leggiamo una catena di eventi, lui vede un'unica catastrofe che continua ad accumulare rovine su rovine e le scaglia ai suoi piedi. L'angelo vorrebbe restare, risvegliare i morti e riparare ciò che è stato distrutto. Ma una tempesta sta soffiando dal Paradiso, che ha ingabbiato le sue ali con tale violenza che l'angelo non può più chiuderle. La tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, cui volge le spalle, mentre il cumulo di rovine davanti a lui cresce verso il cielo. Questa tempesta è ciò che chiamiamo progresso» |
(Walter Benjamin, Thesen Uber den Begriff der Geschichte.[1]) |
Nel settembre del 1940, Walter Benjamin si suicidò a Portbou, in Catalogna, convinto di star per essere consegnato ai nazisti che avevano occupato la Francia. Dopo la seconda guerra mondiale Gershom Scholem (1897–1982), studioso del misticismo ebraico e amico di lunga data di Benjamin, ereditò il dipinto. Scholem ha dichiarato che Benjamin si era identificato col soggetto rappresentato nell'opera e l'aveva incluso nella sua teoria dell'"angelo della storia", un'interpretazione melanconica del processo storico come di un ciclo di disperazione senza fine.[2]
Otto Karl Werckmeister ha notato come l'interpretazione di Benjamin dell'opera di Paul Klee sia divenuta «un'icona della sinistra».[3]
L'opera è stata di ispirazione per altri artisti, registi, scrittori e musicisti, tra i quali John Akomfrah, Ariella Azoulay, Carolyn Forché e Rabih Alameddine.[4][5][6]
Nel 2015, l'artista statunitense R. H. Quaytman, in occasione dell'esposizione delle proprie opere al Museo d'arte di Tel Aviv, ha scoperto che il dipinto di Klee è adeso ad un'incisione su rame del 1838 di Friedrich Muller, realizzata a partire da un ritratto di Martin Lutero di Lucas Cranach il Vecchio.[7][8]
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