Esperimento con una pompa ad aria[1] è un dipinto a olio su tela di Joseph Wright of Derby e fa parte di una serie di scene in cui la luce proviene principalmente da una candela. La realizzazione della serie è iniziata nel 1760, per poi essere ultimata nel 1768. La pompa ad aria si discosta molto dalle precedenti convenzioni pittoriche: il soggetto scientifico è reso in maniera reverenziale, alla stregua di una scena storica o religiosa. L'intento di Wright era quello di rappresentare la Rivoluzione industriale e le scoperte scientifiche dell’Illuminismo; ma sebbene l'eccezionalità delle sue opere fosse riconosciuta dai suoi contemporanei, il suo status provinciale e la scelta di soggetti avanguardistici per l'epoca, fecero sì che il suo stile non fosse mai largamente imitato. Il dipinto si trova alla National Gallery di Londra dal 1863 ed è riconosciuto come uno dei capolavori dell'arte inglese.
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Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica | |
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Autore | Joseph Wright of Derby |
Data | 1768 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 183×244 cm |
Ubicazione | National Gallery, Londra, Inghilterra |
Rappresenta un "filosofo naturale" - un precursore del moderno scienziato - mentre ricrea un esperimento con una pompa ad aria di Robert Boyle. Tale esperimento consiste nel privare un uccellino dell'ossigeno. Un gruppo di osservatori assiste alla scena, esibendo reazioni differenti, ma la curiosità scientifica prevale sulla preoccupazione per il volatile. La figura centrale guarda oltre il dipinto, come se stesse invitando l'osservatore a partecipare e accertarsi in prima persona dell'esito dell'esperimento.
Nel 1659, Robert Boyle commissionò la costruzione di una pompa ad aria, oggi nota come "pompa a vuoto", al tempo conosciuta anche come "motore pneumatico". La pompa ad aria era stata ideata teoricamente nel 1650 da Otto von Guericke, ma il suo costo realizzativo aveva scoraggiato molti scienziati dell'epoca dal costruire una versione di tale apparato. Boyle, figlio del Conte di Cork, non aveva tuttavia tali preoccupazioni economiche e fece assemblare un primo modello di pompa, che donò alla Royal Society.
In seguito fece costruire altri due esemplari, con lo scopo di utilizzarli per esperimenti personali. Oltre alle tre pompe realizzate da Boyle, probabilmente non esistevano più di altri quattro apparati nel 1660. Christian Huygens, ad esempio, ne aveva una a L'Aia, Henry Powers potrebbe averne avuta una ad Halifax e potrebbero essercene state altre al Christ's College a Cambridge e all'Accademia di Montmor a Parigi.[2] La pompa di Boyle (sviluppata dall'idea di von Guerike, progettata in base alle indicazioni di Boyle stesso, e costruita da Robert Hooke) era complicata, poco affidabile e difficile da far funzionare. Numerose dimostrazioni poterono essere portate a termine unicamente sotto la guida di Hooke, e Boyle spesso affidò il compito di eseguire delle dimostrazioni critiche in pubblico esclusivamente a lui, dato che il suo talento drammatico era pari alle sue capacità tecniche.[3]
Nonostante gli ostacoli operativi di funzionamento e di manutenzione, la realizzazione della pompa permise a Boyle di condurre numerosi esperimenti sulle proprietà dell'aria, che successivamente riportò nel suo New Experiments Physico-Mechanicall, Touching the Spring of the Air, and its Effects (Made, for the Most Part, in a New Pneumatical Engine). Nel libro egli descrisse in gran dettaglio quarantatré esperimenti da lui condotti, talvolta assistito da Hooke, circa gli effetti dell'aria e della variazione della sua pressione o rarefazione su vari fenomeni. Boyle verificò gli effetti dell'aria "rarefatta" su combustione, magnetismo, suono e barometri, ed esaminò gli effetti di una maggiore pressione dell'aria su varie sostanze. Espose inoltre due esperimenti su creature viventi, tra i quali l' "Esperimento 40", che verificava l'abilità degli insetti di volare con una pressione ridotta dell'aria, e il drammatico "Esperimento 41", che dimostrava come le creature viventi facessero affidamento sull'aria per sopravvivere. Quest'ultimo era il tentativo di scoprire qualcosa "sulla considerazione in base alla quale la respirazione è così necessaria agli animali, tanto che la natura li ha provvisti di polmoni", e Boyle condusse numerose prove durante le quali pose una gran varietà di creature (tra cui uccelli, topi, anguille, lumache e mosche) nel recipiente della pompa, studiandone le reazioni mentre l'aria veniva rimossa.[4] L'estratto sottostante descrive dettagliatamente un'allodola, ferita per via di questi esperimenti:
«…the Bird for a while appear'd lively enough; but upon a greater Exsuction of the Air, she began manifestly to droop and appear sick, and very soon after was taken with as violent and irregular Convulsions, as are wont to be observ'd in Poultry, when their heads are wrung off: For the Bird threw her self over and over two or three times, and dyed with her Breast upward, her Head downwards, and her Neck awry» |
All'epoca in cui Wright dipinse il suo quadro, nel 1768, le pompe ad aria erano diventate uno strumento scientifico relativamente comune, e i "conferenzieri itineranti di filosofia naturale" (solitamente uomini di spettacolo più che scienziati) eseguivano spesso "l'esperimento dell'animale nella pompa ad aria" come elemento centrale della loro dimostrazione pubblica.[6] Questi esperimenti venivano eseguiti in municipi e altri grandi edifici, per un pubblico che acquistava i biglietti, prenotati da società o commissionati in qualità di spettacoli privati nelle case dei benestanti, come risultava essere lo scenario suggerito in entrambi i pezzi dimostrativi di Wright.[7] Uno dei più notevoli e rispettabili dei conferenzieri itineranti era James Ferguson FRS, un astronomo scozzese e probabile conoscente di Joseph Wright (entrambi erano amici di John Whitehurst). Ferguson osservò che un "bicchiere-polmone", con una piccola vescica piena d'aria all'interno, era spesso usato al posto dell'animale, poiché usare una creatura vivente era "troppo scioccante per qualsiasi spettatore che abbia solo il minimo grado di umanità".[8]
La luna piena nell'immagine è significativa, dato che le riunioni del Circolo Lunare (ribattezzato la Società Lunare dal 1775) erano programmate per sfruttarne la luce durante i viaggi.
Wright conobbe Erasmus Darwin all'inizio degli anni 1760, probabilmente attraverso la loro comune conoscenza John Whitehurst, e lo consultò per la prima volta in merito alla sua cattiva salute nel 1767, quando soggiornò per una settimana a casa sua.[9] L'energia e la vivacità di Erasmus e Mary (Polly) Darwin impressionarono Wright. Negli anni '80 Eric Evans (National Gallery) ha suggerito che Darwin fosse la figura in primo piano a sinistra che tiene un orologio. Poiché la figura di questo cronometrista compassato non è coerente con il carattere fiammeggiante di Darwin, tuttavia, è più probabile si tratti al contrario del dottor William Small. L'attenzione al cronometraggio si adatta al ruolo del dottor Small, in quanto segretario sociale del Circolo Lunare. Small tornò dalla Virginia nel 1764 ed esercitò la sua professione a Birmingham nel 1765, coerentemente con il fatto che questo incontro risalirebbe al 1767. Il profilo e la parrucca di questa figura sono oltretutto coerenti con un ritratto contemporaneo di Small di Tilly Kettle.
L'Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica (183 x 244 cm) raffigura una stanza in cui, sotto gli occhi di diversi astanti, sta avvenendo un esperimento volto a dimostrare la morte dovuta ad atmosfere sotto-ossigenate. Per dimostrare il decesso per asfissia, lo sperimentatore sta rimuovendo gradualmente l'aria da un'ampolla di vetro in cui è posto un piccolo pappagallo bianco che svolazza disperatamente: sarà l'eventuale morte di quest'ultimo a stabilire se la teoria dello scienziato è più o meno attendibile.
I testimoni di questo drammatico evento sono colti da emozioni assai diverse, che esprimono le reazioni contrastanti della società settecentesca nei confronti della scienza: meraviglia e preoccupazione, interesse e sgomento, curiosità e paura. Una delle ragazze guarda ansiosamente il piccolo volatile, partecipe della sua agonia, mentre l'altra è troppo agitata per prendere visione della scena e viene confortata dal padre, che cinge la sua spalla come per proteggerla. Due gentiluomini (uno dei quali sta cronometrando i tempi dell'agonia del pappagallo) e un ragazzo osservano la scena con molto interesse, mentre i giovani amanti sulla sinistra si guardano negli occhi, estraniandosi da ciò che avviene, senza lasciare che l'esperimento spezzi il loro idillio amoroso.[10] Lo scienziato, protagonista dalla scena, ha lo sguardo rivolto direttamente al di fuori del quadro, quasi a spiegare quello che avviene allo spettatore e a chiedergli se l'esperimento debba continuare fino alla fine o debba invece essere interrotto, salvando il volatile.[11] Degna di nota la reazione dell'uomo seduto a destra, assorto dalla sorte del volatile, colto in uno stato di filosofica contemplazione.
Tralasciando i bambini, nessuno degli spettatori sembra mostrare empatia per la sorte del povero volatile, preferendo piuttosto interessarsi all'esperimento; David Solkin suggerisce dunque che i soggetti del dipinto siano l'emblema dello spassionato distacco proprio della nascente società scientifica. Sullo sfondo si riconosce la gabbia vuota del pappagallo, sorvegliata da un ragazzo; anche quest'ultimo ha lo sguardo fisso al di fuori del quadro, come se stesse chiedendo all'osservatore se debba chiudere definitivamente la gabbia del pennuto. All'estrema destra del dipinto, infine, è visibile una finestra, dove si affaccia la sagoma bianca della luna, oscurata dalle nuvole.
Interessante notare che l'opera ha una forte carica esoterica, conferita dall'atteggiamento dello sperimentatore (che, più che uno scienziato, sembra quasi uno stregone, per via dei capelli fluenti e dell'abito rosso) e della scelta del volatile. Il pappagallo, infatti, era un uccello pressoché sconosciuto nell'Inghilterra del Settecento, siccome divenne noto solo dopo i viaggi e le relazioni di James Cook.
La tavola sulla quale è collocata la pompa pneumatica è gremita di diversi altri oggetti, ciascuno utilizzato dallo scienziato per il suo esperimento sul volatile. Si scorgono, infatti, un termometro, uno spegnitoio, un tappo di sughero, una bottiglia e, a lato di quest'ultima, due emisferi di Magdeburgo, utilizzati per simulare in piccolo la pompa pneumatica, e pertanto per mostrare gli effetti della pressione atmosferica. Sempre sul tavolo è collocata una brocca riempita d'acqua in cui è immerso un teschio, la quale con i suoi riverberi (presumibilmente vi è una candela dietro) costituisce l'unica fonte luminosa della scena. Secondo William Schupbach essa rappresenta una vanitas, in quanto allude alla caducità della vita e all'effimera condizione del pappagallo.[12]
L'intensità della potente fonte di luce dà vita a un chiaroscuro di matrice caravaggesca, atto a simboleggiare l'interesse per la scienza. Questa soluzione insolita fu altamente lodata, e furono in molti a elogiare l'uso che l'artista fece della luce, «talmente brillante che non può che essere la luce della rivelazione».[13] Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica, così come gran parte della produzione artistica di Wright, attinge dalla tradizione della pittura storica, ma è privo dell'azione eroica centrale tipica di quel genere: in tal senso, molti critici hanno individuato diverse analogie tra questo dipinto e quelli di William Hogarth, dal quale Wright avrebbe ripreso l'intenzione di fornire uno spaccato della società contemporanea, senza però dedicarsi alla satira.[14]
Sembra che Wright non abbia dipinto l'Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica in seguito a una commissione. L'opera fu esposta alla Società degli Artisti nel 1768. Molti ne apprezzarono il disegno «perspicace e vigoroso»,[12] mentre Gustave Flaubert, che lo ammirò nel suo soggiorno inglese degli anni 1865 e 1866, lo considerò «charmant de naïveté et profondeur».[15] Il dipinto divenne talmente popolare che fu riprodotto da Valentine Green in un'acquaforte, la quale venne pubblicata il 24 giugno 1769 da John Boydell e venduta per 15 scellini. Vennero peraltro effettuate numerose copie dell'opera per tutto il Settecento e l'Ottocento.[16] Il quadro guadagnò anche i plausi di Ellis Wauterhouse, che lo definì «uno dei capolavori dell'arte inglese».[17]
L'Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica, in ogni caso, fu venduto al dottor Benjamin Bates, già proprietario di un'altra tela di Wright, il Gladiatore. Il dipinto passò successivamente da Bates a Walter Tyrell. Uno dei membri della famiglia di quest'ultimo, Edward Tyrell, lo donò poi alla National Gallery nel 1863. L'opera fu trasferita nelle collezioni della Tate Gallery nel 1929, per poi fare ritorno, dopo diverse esposizioni all'estero (Washington D.C., Stoccolma, New York, Parigi), di nuovo alla National nel 1986. Le condizioni del dipinto sono buone, con delle alterazioni minori visibili solo su alcune figure; l'ultimo restauro è stato effettuato nel 1974.[18]
Nel 2020 è stato esposto in Italia, alla galleria degli Uffizi[19].
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