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L'urlo (Skrik) è il nome assegnato a una serie di famosi dipinti del pittore norvegese Edvard Munch.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi L'urlo (disambigua).
L'urlo
AutoreEdvard Munch
Data1893–1910
Tecnicatempera, pastello su cartone
Dimensioni91×73,5 cm
UbicazioneGalleria Nazionale, Oslo
Coordinate59°54′58″N 10°44′15″E

Storia


Schizzo non datato realizzato da Munch e ritraente il soggetto urlante de L'urlo
Schizzo non datato realizzato da Munch e ritraente il soggetto urlante de L'urlo

Lo spunto del quadro è prettamente autobiografico. È infatti lo stesso Munch a indicarci, in una pagina di diario, le circostanze che hanno portato alla genesi de L'urlo:[1]

«Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania - con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava - si era immerso fiammeggiando sotto l'orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliava la volta celeste. Il cielo era di sangue - sezionato in strisce di fuoco - le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo - scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso - Esplodeva il rosso sanguinante - lungo il sentiero e il corrimano - mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente - ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo - i colori della natura - mandavano in pezzi le sue linee - le linee e i colori risuonavano vibrando - queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie - perché io realmente ho udito quell'urlo - e poi ho dipinto il quadro L'urlo.[2]»

Munch avrebbe poi rielaborato questo ricordo rendendolo un poema e segnandolo sulla cornice della versione del 1895:[3]

«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.»

In ogni caso, Munch tentò di trasporre questo tramonto «rosso sangue» in una tela in grado di restituire quella visione di «sangue coagulato» che egli stesso provò in quella sera d'estate.[4] La gestazione di questo tramonto fu assai lunga, e richiese vari bozzetti e tentativi (le macchie rosse, caratteristiche dello sfondo de L'urlo, emergono violente già in Disperazione del 1891). Fu solo nel 1893 che Munch, meditando su questo soggetto, realizzò finalmente L'urlo, come parte di un ciclo di dipinti che egli stesso definì Fregio della vita. L'artista, tra il 1893 e il 1910, realizzò altre tre versioni del medesimo soggetto. La prima versione, del 1893 (74×56 cm), è un pastello su cartone; si tratta tuttavia di una composizione ancora embrionale che Munch andrà a ridefinire nella versione definitiva (91×73,5 cm), realizzata nello stesso anno. Due anni dopo, nel 1895, realizzò una terza versione (79×59 cm): si tratta di un pastello su tavola, battuto dalla casa d'asta londinese Sotheby's il 2 maggio 2012 per la somma record di 120 milioni di dollari.[5] L'ultima versione (83×66 cm), una tempera su pannello, è stata invece stesa nel 1910.

Nel 2004 alcuni ricercatori hanno supposto che il cielo color rosso sangue del quadro sia in realtà una riproduzione accurata del cielo norvegese dopo l'eruzione del Krakatoa del 1883, avvenuta dieci anni prima[6]. Tale ipotesi però è priva di una concreta base, visto che l'episodio risalirebbe all'estate del 1889 - sei anni dopo l'eruzione - quando, con gli amici Christian Krohg e Frits Thaulow (identificabili con le due silhouette del quadro), affittò una piccola abitazione nei pressi dell'Oslofjord.[7] La figura calva, con gli occhi infossati, che porta le mani al volto, potrebbe inoltre essere stata ispirata da una mummia peruviana della cultura di Cuzco, che l'artista avrebbe visto a Parigi al Musée de l'Homme del Trocadero qualche anno prima.[8]


Furti


L'urlo (versione del 1910) protetto da una teca antifurto
L'urlo (versione del 1910) protetto da una teca antifurto

Due sono stati i furti che hanno visto protagonista L'Urlo di Edvard Munch:


Descrizione


Versione del 1893, pastello su cartone, 74×56 cm.. Museo Munch, Oslo.
Versione del 1895, pastello su cartone, 79×59 cm.. Collezione privata.
Versione del 1910, tempera su pannello, 83.5×66 cm.. Museo Munch, Oslo.

L'urlo rappresenta un sentiero in salita sulla collina di Ekberg[11] sopra la città di Oslo, spesso confuso con un ponte, a causa del parapetto che taglia diagonalmente la composizione; su questo sentiero si sta consumando un urlo lancinante, acuto, che in quest'opera acquisisce un carattere indefinito e universale, elevando la scena a simbolo del dramma collettivo dell'angoscia, del dolore e della paura. Il soggetto urlante è la figura in primo piano, terrorizzata, che per emettere il grido (e non per proteggersene) si comprime la testa con le mani, perdendo ogni forma e diventando preda del suo stesso sentimento: più che un uomo, infatti, ricorda un ectoplasma, con il suo corpo serpentiforme, quasi senza scheletro, privo di capelli, deforme. Si perde insieme alla sua voce straziata e alla sua forma umana tra le lingue di fuoco del cielo; le sue narici sono dilatate e gli occhi sbarrati, testimoni di un abominio immondo. Ma il vero centro dell'opera è costituito dalla bocca che, aprendosi in un innaturale spasmo, emette un grido che distorce l'intero paesaggio, che in questo modo restituisce una sensazione di disarmonia, squilibrio.[12] Questo sentimento di malessere non è esclusivo né dello sfondo, né dell'animo di Munch: è infatti distintivo del pessimismo fin de siècle diffuso in quel periodo, che cominciò a mettere in dubbio le certezze dell'essere umano, proprio mentre Sigmund Freud indagava gli abissi dell'inconscio.

A rimanere immutati e dritti sono esclusivamente il parapetto e i due personaggi sulla sinistra della composizione. Queste due figure umane sono sorde sia al grido sia allo sconvolgimento emozionale espresso dal pittore: non a caso, sono collocate ai margini della composizione, quasi volessero uscire dal quadro. È in questo modo che Munch ci restituisce in modo molto crudo e lucido una metafora della falsità dei rapporti umani. Sulla destra, invece, è collocato il paesaggio, innaturale e poco accogliente, quasi fosse un'appendice dell'inquietudine dell'artista: il mare è una massa nera ed oleosa, mentre il cielo è solcato da lingue di fuoco, con le nuvole ondulate che sembrano cariche di sangue.[12]


Stile


Ritratto di Edvard Munch
Ritratto di Edvard Munch

L'urlo presenta un forte effetto espressivo, ottenuto mediante un'associazione di colori complementari (rosso-verde, azzurro-arancio) in modo da mettere in risalto il cromatismo del dipinto. Le tonalità calde le troviamo nella parte alta del quadro, così da conferire maggior peso alla composizione, controbilanciando l'addensamento degli elementi compositivi in basso. Analogamente, i colori chiari sono collocati intorno al volto del personaggio, che in questo modo viene esaltato agli occhi dell'osservatore.[13]

Vi è un netto contrasto anche tra le linee: quelle dello sfondo sono infatti curvilinee, quasi magmatiche, e vengono interrotte dalla geometricità delle diagonali che vanno a costituire il parapetto del sentiero. Interessante notare che l'andamento del personaggio in primo piano viene ripetuto, in una sorta di pendant simmetrico, dalle linee curve dello sfondo, mentre la verticalità delle due figure che percorrono il sentiero fa eco al parapetto del sentiero: ne consegue che, mentre l'ambiente sembra quasi voler partecipare al dramma psichico che sta lacerando la figura in primo piano, le due persone viste di spalle sono saldamente ancorate alla dimensione concreta della realtà, insensibili ai drammi della vita. Si crea così uno stato di forte tensione emotiva, messo ulteriormente in rilievo con un sapiente gioco delle linee di forza: quelle del sentiero convergono presso i due personaggi sulla sinistra, mentre quelle appartenenti alla figura in primo piano, muovendo dal basso, tendono verso le sue mani.[13]

Altri importanti elementi del dipinto sono il sentiero e il suo parapetto, senza i quali la figura principale quasi si fonderebbe con lo sfondo: la funzione di quest'ultimo, pertanto, è quella di staccarla dal paesaggio e di enfatizzare la sua individualità. Figura e sfondo, insomma, appartengono dal punto di vista compositivo a due livelli differenti.


Nella cultura di massa



Note


  1. (EN) Quick Facts, su Becoming Edvard Munch, The Art Institute of Chicago. URL consultato il 6 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2013).
  2. Munch, 2015, pp. 46-47.
  3. (EN) Peter Aspden, So, what does ‘The Scream’ mean?, su Financial Times, 21 aprile 2012.
  4. (FR) C. Skredsvig, Jours et Nuits parmi les artiste, in Munch et la France, Parigi, Musée d’Orsay, 1992.
  5. (EN) Carol Vogel, ‘The Scream’ Is Auctioned for a Record $119.9 Million, The New York Times, 2 maggio 2012. URL consultato il 25 aprile 2016.
  6. Identificata la località dell'"urlo" di Munch, in le Scienze, 14 dicembre 2003. URL consultato il 26 marzo 2021.
  7. Reinhold Heller, Edvard Munch. Leben und Werk, Monaco di Baviera, Prestel, 1993, ISBN 3-7913-1301-0.
  8. Artslife
  9. Rossella Quaranta, Munch compie 150 anni: cose da sapere, 18 giugno 2013. URL consultato il 25 aprile 2016.
  10. Anthony Ham, Norvegia, Lonely Planet, 2014, p. 50, ISBN 88-592-0590-5.
  11. "The Scream" - Edvard Munch - Painting Location - Oslo, Norway - PopSpotsNYC.com, su popspotsnyc.com. URL consultato il 24 aprile 2017.
  12. A. Cocchi, L'urlo, su geometriefluide.com, Geometrie fluide. URL consultato il 25 aprile 2016.
  13. IL GRIDO: Analisi dell’opera (PDF), su arteweb.eu.
  14. (EN) 😱 Face Screaming in Fear Emoji, su Emojipedia. URL consultato il 28 febbraio 2021.
  15. Francesca Bonazzoli, Michele Robecchi e Maurizio Cattelan (prefazione), Io sono un mito - I capolavori dell'arte che sono diventati icone del nostro tempo, Milano, Electa, 2013, pp. 94-97, ISBN 978883709349-5.

Bibliografia



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[de] Der Schrei

Der Schrei (norwegisch Skrik, deutsch ursprünglich auch Geschrei) ist der Titel von vier Gemälden und einer Lithografie des norwegischen Malers Edvard Munch mit weitgehend identischem Motiv, die zwischen 1893 und 1910 entstanden sind. Sie zeigen eine menschliche Figur unter einem roten Himmel, die ihre Hände gegen den Kopf presst, während sie Mund und Augen angstvoll aufreißt. Munch verarbeitete in dem Motiv eine eigene Angstattacke während eines abendlichen Spaziergangs, bei der er einen Schrei zu vernehmen meinte, der durch die Natur ging.

[en] The Scream

The Scream is a composition created by Norwegian artist Edvard Munch in 1893. The agonized face in the painting has become one of the most iconic images of art, seen as symbolizing the anxiety of the human condition. Munch's work, including The Scream, would go on to have a formative influence on the Expressionist movement.[1]

[es] El grito

El grito (en noruego Skrik) es el título de cuatro cuadros del noruego Edvard Munch. La versión más famosa se encuentra en la Galería Nacional de Noruega y fue completada en 1893.[1] Otras dos versiones del cuadro se encuentran en el Museo Munch, también en Oslo, mientras que la cuarta versión pertenece a una colección particular. En 1895, Munch realizó también una litografía con el mismo título.[1]

[fr] Le Cri

Le Cri (en norvégien : Skrik) est une œuvre expressionniste de l'artiste norvégien Edvard Munch dont il existe cinq versions (deux peintures, un pastel, un au crayon et une lithographie) réalisées entre 1893 et 1917. Symbolisant l'homme moderne emporté par une crise d'angoisse existentielle, elle est considérée comme l'œuvre la plus importante de l'artiste. Le paysage en arrière-plan est le fjord d'Oslo, vu d'Ekeberg. L'une des cinq versions a été vendue par Sotheby's à New York pour un montant de 120 millions de dollars. Elle détient ainsi, le 2 mai 2012, le record de vente d'une peinture aux enchères[1]. Elle est aujourd'hui, la cinquième plus chère œuvre vendue aux enchères[2].
- [it] L'urlo

[ru] Крик (картина Мунка)

«Крик» (норв. Skrik) — созданная в промежутке между 1893 и 1910 годами серия картин норвежского художника-экспрессиониста Эдварда Мунка. На них изображена кричащая в отчаянии человеческая фигура на фоне кроваво-красного неба и крайне обобщённого пейзажного фона. В 1895 г. Мунк создал литографию на тот же сюжет.



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