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La camera di Vincent ad Arles è il nome di tre dipinti del pittore olandese Vincent van Gogh, realizzati tra il 1888 ed il 1889 e conservati rispettivamente presso il Van Gogh Museum di Amsterdam, l'Art Institute of Chicago ed il museo d'Orsay di Parigi.

La camera di Vincent ad Arles
La camera di Vincent ad Arles (prima versione)
AutoreVincent van Gogh
Dataottobre 1888
Tecnicaolio su tela
Dimensioni72,4×91,3 cm
UbicazioneVan Gogh Museum, Amsterdam
La camera di Vincent ad Arles
La camera di Vincent ad Arles (seconda versione)
AutoreVincent van Gogh
Datasettembre 1889
Tecnicaolio su tela
Dimensioni72×90 cm
UbicazioneArt Institute of Chicago, Chicago
La camera di Vincent ad Arles
La camera di Vincent ad Arles (terza versione)
AutoreVincent van Gogh
Datasettembre 1889
Tecnicaolio su tela
Dimensioni57,3×74 cm
UbicazioneMuseo d'Orsay, Parigi

Tabella riepilogativa


Di seguito si riporta una tabella riepilogativa delle tre versioni de La camera di Vincent ad Arles:

DatazioneStatoCittàMuseoTecnicaDimensioniFJHImmagine
Arles, ottobre 1888 Paesi BassiAmsterdamVan Gogh Museumolio su tela72x90 cm4821608link
Saint-Rémy, inizio settembre 1889 Stati UnitiChicagoArt Instituteolio su tela73x92 cm4841771link
Saint-Rémy, settembre 1889 FranciaParigiMuseo d'Orsayolio su tela56,5x74 cm4831793link

Descrizione


Il soggetto del dipinto è la camera da letto di Vincent nella «casa gialla» di Arles, dove l'artista si era rifugiato con la speranza di insediarvi un atelier di pittori avanguardisti. Dell'opera esistono tre versioni: la prima, oggi esposta ad Amsterdam, fu eseguita nell'ottobre 1888, mentre le seconde sono particolarmente interessanti perché van Gogh le realizzò durante il volontario ricovero al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, quasi come se egli volesse recuperare e aggrapparsi a quei ricordi felici, quali erano quelli arlesiani.

Particolare del dipinto (prima versione)
Particolare del dipinto (prima versione)

I vari oggetti ritratti raccontano l'usuale quotidianità della mattina di van Gogh. Il primo oggetto che colpisce lo sguardo dell'osservatore è il letto di legno, a destra, appena rimesso a posto dopo il sonno notturno: «ed ecco la tua arca, come una sontuosa cuccia di cane randagio, dove ti vedo posarti esausto, con la pelle bruciata dalle intemperie dopo una giornata in un campo di girasoli, o chissà, dove il tuo irrequieto vagabondare ti porta», mormora un critico di Rai Arte in un immaginario colloquio con il pittore.[1] Alle spalle di questo vi è un attaccapanni, sul quale troviamo appesi alcuni indumenti di uso quotidiano e il celebre cappello di paglia con cui van Gogh si era ritratto un anno prima, nel 1887. Dalla parete contigua al letto, invece, incombono un autoritratto del pittore, il ritratto di una sconosciuta e due stampe giapponesi, genere di cui Vincent era un ardente appassionato: le loro «tinte piatte che armonizzano», splendenti di una luce endogena, ebbero un'eco duratura sulla sua arte. Sulla parete di fondo, poi, è distrattamente appeso un ulteriore quadro, stavolta un paesaggio.

Proseguendo la visione verso sinistra troviamo una finestra: Vincent la lascia semiaperta, in modo tale da lasciar intuire l'esistenza di altri spazi, estranei per forza di cose alla superficie pittorica, e soprattutto per lasciar «respirare» il dipinto, «eliminando qualsiasi rischio di claustrofobia percettiva» (Federica Armiraglio). Ancora a sinistra vi è uno specchio sporco e bianco appeso alla parete, e al di sotto di questo si erge un tavolino recante l'oggettistica da bagno, con una bacinella, una brocca, un bicchiere, una bottiglia, un piatto e una spazzola al di sopra di esso. Sempre a sinistra, infine, vi sono un asciugamano penzolante da un chiodo e una porta lasciata semichiusa. La visione viene infine completata da due sedie di vimini, l'una posta accanto al letto (Vincent forse la utilizzava come comodino d'emergenza) e l'altra accostata alla parete. Sono vuote: sono, infatti, una metafora ossessiva dell’assenza, forse dell'amico Gauguin, forse della donna della sua vita, così a lungo favoleggiata, ma mai incontrata.


Tecnica


Olio su tela (rosso e verde, giallo e viola, blu e arancio, cui viene aggiunto il nero in veste di controbilanciatore cromatico),[2] è qui subordinata alla soggettività dell'artista, e invero gioca un ruolo fondamentale in quest'opera. Di seguito si riporta un commento dello stesso van Gogh al riguardo

«Ho fatto, sempre per uso mio, un quadro largo 30 della mia camera da letto, con i mobili di legno che conoscete. Ebbene, mi ha enormemente divertito fare questo interno senza nulla, con una semplicità alla Seurat.
A tinte piatte ma stese grossolanamente, a pieno impasto, i muri di un lilla pallido, il pavimento di un rosso spezzato e stinto, le sedie e il letto giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo di un verde limone molto pallido, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino blu, la finestra verde. Avrei voluto esprimere un assoluto riposo con tutti questi toni così diversi, lo vedete, e in cui di bianco non c'è che la piccola nota data dallo specchio con la cornice nera»

(Vincent van Gogh[3])

Anche le regole prospettiche, ben conosciute da van Gogh, disegnatore colto, abile e amante delle opere di Leonardo da Vinci e Albrecht Dürer, sono volontariamente trasgredite per via di esigenze di natura soggettivistica. La prospettiva di quest'opera, invero, è anomala, instabile, se non del tutto scorretta, e non rispetta affatto i dettami della raffigurazione naturalistica: si viene infatti a creare un vertiginoso effetto a imbuto, con lo spazio che sembra essere risucchiato in maniera centrifuga verso la finestra sul fondo. Persino le effettive proporzioni degli oggetti sono stravolte: ciò è particolarmente evidente nel letto, del tutto sproporzionato rispetto agli altri oggetti presenti nella stanza, che comunque si flettono obliquamente verso l'osservatore, generando un senso di precarietà. Significativo, infine, anche l'impiego di contorni neri, molto marcati.


Interpretazione disegno


Disegno a penna sulla lettera 554 riproducente la fisionomia dell'opera (JH 1609)
Disegno a penna sulla lettera 554 riproducente la fisionomia dell'opera (JH 1609)
Schizzo a penna contrappuntato su una lettera scritta da Vincent in data 17 ottobre 1888
Schizzo a penna contrappuntato su una lettera scritta da Vincent in data 17 ottobre 1888

A cosa ha voluto alludere Vincent raffigurando la sua camera da letto? La lettura esegetica di questo dipinto, invero, è assai complessa, tanto che gli stessi critici, al di là delle mode interpretative, sono in sostanziale disaccordo tra loro.

Lo stesso van Gogh intendeva ricolmare la tela di una sensazione di «assoluto riposo»:

«Qui il colore deve fare tutto, e poiché con il suo effetto semplificante conferisce maggiore stile alle cose, esso dovrà suggerire riposo o sonno in generale. In una parola, guardare il quadro deve far riposare il cervello, o piuttosto l'immaginazione [...] Questo come una sorta di vendetta per il riposo forzato al quale sono stato obbligato»

(Vincent van Gogh)

Stando a quest'interpretazione la camera di Vincent ad Arles sarebbe il luogo dove l'interiorità psicologica dell'artista può riposare e dove traspare, anche in maniera maggiore agli autoritratti, la sua intimità più segreta. I vari oggetti addossati alla parete offrono una protezione all'abitante di questa stanza, che in questo modo può sottrarsi alla tempestosità della vita e crogiolarsi di quest'idillio domestico dove è in grado di trovare benessere, calma, silenzio. Anche la tavolozza, giocata su una piacevole tonalità di azzurro, contribuisce a rasserenare l'osservatore, che si sente accolto in questa quieta oasi di pace.[4]

Altri critici, invece, hanno giudicato questa teoria poco solida. Secondo questa interpretazione alternativa Vincent, pur volendo realizzare un'immagine poetica e distensiva, ha in realtà proiettato in essa la sua sofferenza interiore: ecco, allora, che gli oggetti non danno più l'idea di un ambiente protetto, bensì sono spinti verso i muri da una forza centrifuga che li allontana dal centro, creandovi purtroppo un insanabile vuoto, ribadito tra l'altro dalle due sedie vuote, per l'appunto, delle quali si è già parlato. L'osservatore, in questo modo, si sente accalappiato da un gravoso sentimento di angoscia, rafforzato dalla presenza di linee scure di contorno, dalla deformazione quasi espressionista dello spazio e degli oggetti, dalla sostanziale claustrofobia dell'insieme (certo, sia la finestra che le porte sono semichiuse, ma comunque non lasciano trapelare nulla dall'esterno). Affiorano, in questo modo, i tormenti interiori di van Gogh, candidato a un progressivo isolamento, alla follia e, infine, al suicidio:

«È così che la casa di Vincent parla dell'anima di Vincent, di aspirazioni semplici eppure irrealizzabili, di aspettative deluse, di incapacità di rapporti umani, di solitudine psicologica, di quella fatica di vivere alla quale egli porrà fine in un assolato pomeriggio di luglio, in cui si sparerà un colpo di pistola al petto, morendone due giorni dopo»

(Vilma Torselli[5])

Note


  1. Vincent Van Gogh “La camera di van Gogh ad Arles”, Rai Arte.
  2. Vincent Van Gogh, La camera (PDF), su online.scuola.zanichelli.it, Zanichelli.
  3. La dimensione privata della città. Dal decoro borghese all'esasperata banalità del quotidiano, su roberto-crosio.net.
  4. Federica Armiraglio, Van Gogh, in I Classici dell'Arte, vol. 2, Rizzoli, 2003, p. 114.
  5. Vilma Torselli, Vincent Van Gogh, "La camera da letto di Arles", su artonweb.it, Artonweb, 1° maggio 2017.

Altri progetti


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На других языках


[de] Vincents Schlafzimmer in Arles

Das Schlafzimmer in Arles oder Vincents Schlafzimmer ist der Titel von drei Ölgemälden und zwei Zeichnungen in Briefen, die der niederländische Maler Vincent van Gogh zwischen 1888 und 1889 im sogenannten Gelben Haus in Arles schuf.

[en] Bedroom in Arles

Bedroom in Arles (French: La Chambre à Arles; Dutch: Slaapkamer te Arles) is the title given to each of three similar paintings by 19th-century Dutch Post-Impressionist painter Vincent van Gogh.

[es] El dormitorio en Arlés

El dormitorio en Arlés es un cuadro de Vincent Van Gogh que representa el dormitorio del pintor durante su estancia en la ciudad francesa de Arlés, un motivo sobre el que pintó tres cuadros casi idénticos. El primero se conserva en el Museo Van Gogh de Ámsterdam, comenzó a ser realizado en octubre de 1888 y se deterioró en una inundación ocurrida durante la hospitalización del pintor. Cerca de un año después, realizó el que hoy se encuentra en el Art Institute de Chicago; casi al mismo tiempo hizo otra, hoy en el Museo de Orsay, para su familia en Holanda y que es la única de tamaño más reducido.

[fr] La Chambre de Van Gogh à Arles

La Chambre de Van Gogh à Arles est une peinture à l'huile sur toile de 72 × 90 cm. Elle a été réalisée par le peintre Vincent van Gogh en 1888. Elle se trouve au musée Van Gogh à Amsterdam.
- [it] La camera di Vincent ad Arles

[ru] Спальня в Арле

«Спальня в Арле» (фр. La Chambre à Arles; нидерл. Slaapkamer te Arles) — серия из трёх картин нидерландского живописца Винсента Ван Гога, написанная им в период 1888—1889 годов. Художник изобразил одну из комнат, которые снимал в правом крыле жёлтого дома на площади Ламартин в Арле. Помимо картин, существуют два варианта в эскизах в письмах брату Тео и Гогену. Одной из отличительных особенностей серии является то, что художник изображает на полотнах другие свои работы. Примечательно, что в письмах к Тео Винсент писал, что стены на картине «бледно-фиолетовые», однако со временем кармин в составе фиолетового выцвел, и теперь оттенок стал ближе к голубому[1].



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