Ritratto di dama è un dipinto a tempera e olio su tavola attribuito al pittore leonardesco Giovanni Ambrogio De Predis. L'opera si trova nella sala 1 della Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Ritratto di dama | |
---|---|
![]() | |
Autore | Giovanni Ambrogio De Predis |
Data | 1485-1500 circa |
Tecnica | tempera e olio su tavola |
Dimensioni | 51×34 cm |
Ubicazione | Biblioteca Ambrosiana, Milano |
Ritenuta inizialmente di mano di Leonardo da Vinci, veniva associata al Ritratto di musico, custodito nello stesso museo. Il cardinale Federico Borromeo, nel donare la sua “quadreria” (la vasta raccolta d'arte figurativa da lui posseduta) alla Pinacoteca Ambrosiana, vi incluse il ritratto facendone testualmente menzione come “Ritratto d'una Duchessa di Milano dal mezzo in su, di mano di Leonardo” (con tale titolo compare nel documento “Notai Arcivescovili, filza 138, atto 39, ASMI"). Longhi[1] lo attribuì a Lorenzo Costa, mentre Morelli lo riconobbe nella descrizione di un ritratto di De Predis lasciata da Marcantonio Michiel. Quest'ultima ipotesi è stata confermata da un restauro, durante il quale si sono trovate similitudini nella preparazione della tavola con quella dei dipinti di De Predis[2].
L'identità della donna ritratta è tuttora ignota: inizialmente, il dipinto era noto come Ritratto di Beatrice d'Este, poi venne proposta Bianca Maria Sforza (Morelli) e ancora Bianca Giovanna, figlia di Ludovico il Moro (Julia Cartwright), Anna Maria Sforza sua nipote e inoltre Cecilia Gallerani.
Per lo più i critici hanno ipotizzato che la donna raffigurata sia Beatrice d'Este, tuttavia la fisionomia della dama è assai dissimile, ad esempio, dal celebre ritratto di profilo della Pala Sforzesca di Brera e dalla statua funebre di Beatrice d'Este di Cristoforo Solari nella Certosa di Pavia, per citare due opere che consentono un raffronto certo.
Ultimamente un accurato studio di Carla Glori, basato su numerosi indizi ricavati da una comparazione con i ritratti delle spose degli Sforza e in particolare con i gioielli indossati, la identifica con Isabella d'Aragona nel suo ritratto nuziale (1490 circa),[3] ma anche in questo caso i lineamenti assai diversi di Isabella distolgono decisamente da questa idea: Gulio Carotti anzi ammonisce che "non si può neppur pronunciare il nome di Isabella d'Aragona" dal momento che le fattezze del dipinto - se confrontate a quelle della medaglia raffigurante con certezza Isabella - sono di tutt'altra persona.[4]
La critica oggi propende per l'identificazione con Anna Maria Sforza, la quale ultima fu in effetti descritta come una bellissima fanciulla.
Altri progetti
![]() |