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La Sala dei Giganti è una delle più note stanze affrescate all'interno del Palazzo Te, progettato a Mantova da Giulio Romano.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Sala dei Giganti (disambigua).

Voce principale: Palazzo Te.

Sala dei Giganti
AutoreGiulio Romano
Data1532-1535
Tecnicaaffresco
UbicazionePalazzo Te, Mantova
La cupola
La cupola

Storia e descrizione


«Non si pensi alcuno di vedere mai opera di pennello più orribile e spaventosa, né più naturale di questa. E chi entra in quella stanza, non può non temere che ogni cosa non gli rovini addosso.»

(Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, 3-1)

È stata realizzata fra il 1531 e il 1536. È la sala maggiore dell'edificio, che si presenta a base quadrata sovrastata da un soffitto a cupola. Nella cupola è rappresentato Zeus che, con un fascio di fulmini, sconfigge i Giganti, ritratti a partire dal pavimento mentre stanno cercando di ascendere all'Olimpo. La caratteristica più rilevante della sala è che la pittura copre completamente e ininterrottamente tutte le superfici disponibili: un unico affresco che pone lo spettatore al centro dell'evento narrato nel dipinto, come se egli facesse parte della schiera dei Giganti, vittima dell'ira di Zeus.

Shearman ritiene che il padiglione e il baldacchino visibili al centro, al di sopra di Zeus, siano ispirati alla struttura architettonica del Mausoleo di Santa Costanza a Roma e che il trono lasciato vacante dal dio derivi dal tema bizantino del trono vacante dell'Apocalisse.

L'episodio riprende il mito della Gigantomachia, la lotta dei Giganti contro Giove, come narrato da Ovidio[1]. Rispetto al testo di Esiodo, dove i Giganti sono descritti come una sorta di mostri dalle mille braccia, qui vengono rappresentati come uomini. Accanto ai giganti sono rappresentate delle scimmie, assenti nel testo di Ovidio. Secondo Guthmüller[2] queste differenze vanno attribuite al testo usato da Giulio Romano, che non era la versione originale ma una traduzione di Niccolò degli Agostini, che aveva riportato un errore di interpretazione del testo già presente in precedenza.

Nella pittura di Giulio Romano troviamo lo stile del maestro Raffaello Sanzio però più maestosa e imponente e meno raffinata.

Secondo alcuni questo affresco potrebbe rimandare alla vittoria di Carlo V sui protestanti, a memoria della visita che l'imperatore aveva effettuato a Mantova poco tempo prima.


Note


  1. Metamorfosi I, 151ss
  2. Guthmüller, Bodo. Ovidübersetzungen und Mythologische Malerei. Bemerkungen zur Sala dei Giganti Giulio Romanos, Mitteilungen des Kunsthistorischen Instituts in Florenz XXI (1977): 35-68.

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